L’eventuale elezione di Donald Trump alla Casa Bianca è uno dei dieci eventi più rischiosi dell’anno per l’economia mondiale. Lo scrive l’Economist Intelligence Unit, il reparto di analisi del settimanale londinese, nel suo rapporto annuale.
“Cosa potrebbe andare storto?” è una domanda che è bene porsi spesso, soprattutto quando si prendono decisioni importanti. Per questo The Economist, periodico che vanta lettori responsabili di decisioni molto importanti, stila ogni anno una lista dei dieci eventi più temuti dai professionisti dell’economia e della finanza. Gli scenari ricevono un punteggio da 0 a 25, basato sulla probabilità che accadano e sull’impatto sul mondo.
Quest’anno in cima alla lista – probabilità “alta”, rischio “molto alto” – c’è la possibilità che la crescita dell’economia cinese subisca una brusca frenata. Seguono a breve distanza una degenerazione delle crisi in Siria e Ucraina verso una “nuova guerra fredda” e una crisi delle obbligazioni nei mercati emergenti dovuta alla volatilità dei tassi di cambio. Man mano che scorre la lista degli orrori, fra un Grexit che spacca l’Eurozona e un incidente militare nel mar Cinese meridionale, in sesta posizione, a pari merito con una crisi economica provocata dal terrorismo jihadista, fa capolino l’elezione di Trump come nuovo presidente degli USA.
Lo scenario ha un impatto “alto” ma una probabilità solo “moderata”. Il miliardario newyorkese non ha molte possibilità di battere Hillary Clinton, che ormai è quasi sicura di vincere la nomination democratica, tanto più se si considera l’“ostilità innata” della gerarchia repubblicana. E anche se vincesse, il Congresso farebbe da contrappeso alle sue iniziative più “radicali”. Ma eventi imprevedibili – come un attentato sul suolo USA, un nuovo 11 settembre, o una crisi economica improvvisa – potrebbero pur sempre far tirare il vento dalla sua parte.
“Finora – si legge nell’analisi – Trump ha fornito pochissimi dettagli delle sue politiche”, che per di più “tendono a essere soggetti a revisioni continue”. Ma le poche certezze della sua campagna elettorale già spaventano i mercati. L’ostilità ai grandi accordi di scambio potrebbe portare “rapidamente” a una guerra commerciale, e le accuse contro il Messico e la Cina rischiano di alienare agli USA due dei più importanti partner commerciali. In campo politico, le sue dichiarazioni incendiarie in politica estera – tra cui, riporta l’analisi, “uccidere le famiglie dei terroristi” e “lanciare un’offensiva di terra in Siria per annientare l’ISIS e acquisire il suo petrolio” – rischiano di consegnare ancora più reclute nelle mani dei jihadisti, rendendoli ancora più pericolosi.
È la prima volta che l’EIU inserisce nella lista l’elezione di un presidente USA. Robert Powell, uno dei responsabili del rapporto, riconosce che si tratta di un caso “molto insolito”. “Non credo che abbiamo mai messo un singolo personaggio politico al centro delle nostre previsioni di rischio”, ha detto in un’intervista. E l’EIU non valuterà l’inserimento in lista dell’elezione della Clinton, o dei rivali repubblicani ancora in corsa per la nomination, Ted Cruz e John Kasich. In realtà, come poi ricorda lo stesso Powell, anni fa il suo istituto ha incluso nella top ten la transizione al vertice del partito comunista cinese.
F.M.R.
I 10 maggiori rischi globali (punteggi fra parentesi, qui l’originale in inglese):
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