I terroristi tornano a fare strage di turisti in Tunisia. Un commando armato di kalashnikov ha ucciso almeno ventotto persone su una spiaggia frequentata da turisti stranieri, nei pressi di Sousse.
L’attentato arriva poco più di tre mesi dopo l’irruzione di un commando al museo del Bardo, a Tunisi, costata la vita a 24 persone, e a poche ore da altri due attacchi terroristici contro un impianto industriale nei pressi Lione e una moschea in Kuwait.
La spiaggia dov’è avvenuta la strage è di fronte all’hotel Riu Imperial Marhaba, un grande complesso di proprietà spagnola che sorge a Port el-Kantaoui, a circa dieci chilometri dal centro di Sousse.
I testimoni hanno riferito che gli attentatori, arrivati dal mare, si sono messi a sparare all’impazzata con armi automatiche che avevano nascosto negli ombrelloni chiusi.
La polizia tunisina ha risposto al fuoco e la spiaggia si è trasformata in un campo di battaglia. Uno degli attentatori è morto nello scontro a fuoco: è uno studente di vent’anni, incensurato, originario di Kairouane. Un altro è stato catturato vivo mentre tentava la fuga.
Sul numero e la nazionalità delle vittime c’è ancora incertezza: un rapporto della protezione civile tunisina parla di trentacinque morti, mentre i numeri diffusi dal ministero dell’Interno si fermano a ventotto. I feriti sono almeno trenta, alcuni dei quali versano in condizioni gravissime.
Quanto alla nazionalità, al-Jazeera parla di inglesi, tedeschi e belgi, mentre gli ospedali hanno fatto sapere di aver prestato soccorso anche a cittadini cechi, francesi e polacchi. Secondo la stampa di Dublino, poi, almeno una vittima sarebbe irlandese. L’Unità di crisi del ministero degli Esteri è al lavoro per escludere che nell’attentato siano rimasti coinvolti italiani.
La città di Sousse è un’importantissima meta turistica sulla costa orientale della Tunisia, ma detiene anche il poco invidiabile primato dei foreign fighters: dei tremila cittadini tunisini sospettati di essere andati a combattere a fianco di organizzazioni terroristiche all’estero, circa mille sono originari della città, che ha poco più di 170 mila abitanti.
Nella stessa località, nel 2013, un attentatore suicida si era fatto esplodere, ma non era riuscito a fare vittime fra i turisti.
La strage ha riacceso le polemiche sulla sicurezza in Tunisia e sulla capacità dell’ISIS di innescare fenomeni di imitazione, proiettando un’ombra di terrore anche molto oltre le sue effettive capacità d’azione.
Né l’attentato in Francia, né quello in Tunisia sono stati infatti rivendicati dagli uomini del “califfato del terrore”, al contrario di quello avvenuto in Kuwait.
È però vero che nei giorni scorsi Muhammad Adnani, un portavoce dell’ISIS, aveva invitato i seguaci del sedicente califfo Abu Bakr al-Baghdadi a trasformare il Ramadan, il mese di preghiera, digiuno e raccoglimento dei musulmani osservanti, in un tempo di “calamità per gli infedeli”.
“I terroristi, quali che siano le misure di sicurezza adottate, colpiscono sempre là dove meno ce lo si aspetta” ha commentato il deputato Ajmi Lourimi, eletto per il partito demoislamico Ennahda proprio nella circoscrizione di Sousse: “Occorre una strategia globale per questa piaga. Se dobbiamo vincere contro il terrorismo, occorre passare all’attacco e non essere soltanto attaccati”.
Parla di strategie internazionali anche il premier italiano Matteo Renzi da Bruxelles, dove sta partecipando al vertice del Consiglio europeo: “Esiste un ‘tema Mediterraneo’ per quello che riguarda la sicurezza. Lo dimostra anche quanto sta avvenendo in queste ore. Non si tratta più solo di attentati in grande stile, ma piccole cellule che si muovono con mezzi non particolarmente ingenti”.
I servizi segreti italiani hanno annunciato di essere in stato di “massima allerta” dopo i tre attentati di oggi, ma che per il nostro Paese non sussiste “nessun segnale di allarme specifico”.
F.M.R.
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