In Ucraina orientale entrerà in vigore un cessate il fuoco allo scoccare della mezzanotte fra sabato 14 e domenica 15 febbraio. Lo ha dichiarato alla stampa il Presidente russo Vladimir Putin alla fine del vertice di Minsk, che lo ha visto trattare per tutta la notte con i suoi omologhi, l’ucraino Petro Poroshenko e il francese François Hollande, e la Cancelliera tedesca Angela Merkel.
I negoziati nella capitale bielorussa si sono tenuti sotto il cosiddetto “formato Normandia” (Russia, Ucraina, Francia e Germania). In serata alle quattro delegazioni si è unita Heidi Tagliavini dell’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa), in rappresentanza del “gruppo di contatto” (Russia, Ucraina, OSCE e separatisti filorussi del Donbass) che si era riunito mercoledì.
L’accordo sul cessate il fuoco è stato annunciato alle dieci di mattina, al termine di una tesissima sessione di trattative durata ben sedici ore, che ha messo a dura prova i negoziatori (la Merkel era reduce da una visita-lampo al Presidente USA Barack Obama a Washington) e i cronisti accampati nelle sale del palazzo presidenziale.
Una fonte diplomatica vicina alle trattative citata dall’agenzia russa Tass ha parlato di un documento in “dodici o tredici punti”. “Non importa come sarà chiamato questo documento, ma è previsto che riguarderà particolari misure per risolvere la situazione”, ha aggiunto la fonte.
Ancora nelle prime ore del mattino, quando le trattative andavano avanti già da tredici ore, Poroshenko aveva dichiarato alla stampa la sua insoddisfazione per le condizioni poste dalla controparte russa, che aveva definito “inaccettabili”. Il presidente ucraino poi aveva corretto il tiro affermando di non aver avuto buone notizie fino a quel momento, ma di non aver perso la speranza per una conclusione fruttuosa dei negoziati. Del resto, una trattativa rapida e indolore avrebbe sorpreso tutti. Un fotografo aveva colto Putin nell’atto di spezzare una matita per la tensione già nella prima fase della discussione.
Secondo le dichiarazioni del presidente russo, nelle ultime ore i negoziatori sono “riusciti a raggiungere un accordo sui punti essenziali”. Comunque, finché non si sarà raggiunto un accordo più completo, tutte le parti dovrebbero mostrare “moderazione” ed evitare “spargimenti di sangue inutili”. Per il momento si è raggiunta un’intesa su un cessate il fuoco provvisorio e sull’applicazione della legge sullo statuto speciale del Donbass in Ucraina, che il Parlamento di Kiev aveva già approvato a settembre 2014. Le parti hanno concordato anche il ritiro delle armi pesanti dal fronte, da completare entro due settimane.
Putin, però, ha aggiunto che i negoziati fra le due fazioni ucraine sono “a un punto morto” e ha imputato a Poroshenko la responsabilità di rifiutarsi di trattare con i ribelli. Ad ogni modo, i presidenti russo e ucraino hanno preso la decisione di incaricare “esperti militari” della definizione precisa della linea del fronte, in particolare nella zona di Debaltseve, il teatro più caldo degli ultimi giorni. Secondo una fonte anonima citata dall’agenzia russa Tass, le autorità delle autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk avrebbero in un primo momento respinto il cessate il fuoco, chiedendo in cambio il ritiro delle truppe governative da Debaltseve.
Nel frattempo, il portavoce dell’esercito regolare ucraino Vladimir Selezniov ha annunciato la morte di due soldati e nove civili nelle ultime 24 ore. Altri ventun soldati sarebbero rimasti feriti.
La portavoce dei separatisti di Donetsk Juljana Bedilo ha confermato la morte di nove civili, tre dei quali sarebbero rimasti vittima di colpi d’artiglieria esplosi contro un ospedale. Quattordici civili sarebbero rimasti feriti; ma secondo il comandante militare Eduard Basurin, i feriti sarebbero venticinque.
Secondo i cronisti rimasti a Donetsk, le ostilità sono continuate per tutta la notte.
Gli impegni internazionali di Angela Merkel e François Hollande continuano: oggi sono attesi a Bruxelles alla riunione del Consiglio europeo. Il presidente francese si è detto abbastanza soddisfatto dei risultati del vertice di Minsk: “non tutto è stato fatto”, ha detto, ma si è raggiunta una “soluzione politica complessiva” al conflitto, che rappresenta una “speranza importante”.
La Cancelliera è d’accordo: “Abbiamo un segnale di speranza”, ha commentato, “Ma naturalmente devono essere fatti passi concreti. E ci sono ancora grandi ostacoli davanti a noi”. Ottimista anche il premier italiano Matteo Renzi, che ha definito l’accordo “un passo avanti importante” e “un ottimo risultato”.
Intanto, a Bruxelles il Direttore Operativo del FMI, Christine Lagarde, ha annunciato un nuovo pacchetto di aiuti all’Ucraina del valore complessivo di circa 40 miliardi di dollari. Di durata quadriennale, il piano, che Lagarde ha definito “ambizioso” e “non privo di rischi”, sarà finanziato dalla UE e dai singoli Stati membri del Fondo. Gli aiuti dovrebbero servire a risanare l’economia ucraina devastata dal conflitto, che ha per teatro le regioni con l’economia più sviluppata del Paese. La moneta ucraina, la hryvnia, si è svalutata del 50% negli ultimi dodici mesi. Secondo gli economisti del FMI, se le ostilità si fermassero subito l’economia ucraina potrebbe tornare a crescere nel 2016.
Filippo M. Ragusa
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