Il dirigente scolastico della Scuola Polo di Formazione di Foggia Ambito 13 parla di “decrescente considerazione sociale del docente”. In realtà l’aggressione di sabato mattina al vicepreside della ‘Murialdo’, ad opera del padre di un alunno, trova posto nell’escalation di violenza che è entrata anche nelle scuole dove impavidi genitori si ergono a giustizieri dei torti subiti dal proprio figlio.
I fatti accaduti alla ‘Murialdo’ sono questi: venerdì 9 il vicepreside, nelle sue funzioni di vigilanza e sorveglianza degli alunni all’uscita di scuola, aveva rimproverato uno studente perché spingeva e rischiava di far cadere le compagne in fila davanti a lui. Per tutelare l’incolumità degli altri ragazzi, l’alunno è stato preso per il braccio e allontanato dalla fila. Da qui la rabbia del genitore che, ascoltata soltanto la versione del proprio figlio, si è recato a scuola in orario di ingresso delle classi e, eludendo la vigilanza dei collaboratori scolastici, senza chiedere chiarimenti di alcun genere si è avventato brutalmente contro il vicepreside mentre stava svolgendo le sue funzioni di collaboratore del dirigente.
L’aggredito ha riportato un trauma cranico e addominale. A nulla è valso l’intervento dei collaboratori scolastici e dei docenti presenti che, data la rapidità con cui si è mosso il genitore, non sono riusciti ad evitare l’aggressione. Il professore non ha reagito in alcun modo ai numerosi e violenti colpi che gli venivano inferti alla testa e all’addome, fino a quando i presenti non sono riusciti ad allontanare l’aggressore.
Sono trascorsi appena dieci giorni da un episodio analogo occorso al preside di una scuola di Avola per una sospensione, e siamo di nuovo di fronte ad un problema che non è solo educativo, ma socio-culturale. Assistiamo, infatti, a numerosi episodi sempre più sconcertanti di aggressione messi in atto da studenti e/o genitori nei confronti degli insegnanti, e ciò è sintomatico del degrado della considerazione sociale non solo degli insegnanti, ma dell’istituzione scolastica in generale.
La preside della scuole foggiana, Gabriella Grilli, osserva che “di fatto, nella società attuale la figura del docente e la stessa Scuola sono percepiti come poco autorevoli e non come espressione diretta di un sistema formativo che rappresenta lo Stato. Tali episodi, giova ricordarlo, vengono perpetrati in danno di soggetti che, per il ruolo, rivestono anche la funzione di pubblici ufficiali e ciò rende ancor più grave l’offesa, sia sotto il profilo sociale che giuridico”.
Occorre un’ulteriore considerazione, che riguarda il modello comportamentale offerto al minore: dal genitore che esercita un comportamento aggressivo verso qualunque persona dell’istituzione scolastica, attira lo sguardo di un figlio che percepisce l’aggressività come forma vincente di interazione sociale. E questo, inevitabilmente, non potrà che rivelarsi un boomerang che travolgerà l’aggressore, la parte che si ritiene offesa e la società tutta.
A.B.
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