È il 19 luglio del 1992 quando il boss mafioso Totò Tiina decide di togliersi il secondo sassolino dalla scarpa. Il primo se l’era tolto appena quattro mesi prima, quando aveva fatto saltare in aria con una carica di dinamite il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvilla e tre agenti della scorta. Per non rischiare, l’esplosione si era portata via anche un pezzo dell’autostrada A29, dove viaggiava l’auto di uno degli uomini simbolo della lotta alla Mafia.
L’altro era Paolo Borsellino, amico e collega di Falcone, che insieme a lui e al pool antimafia (una assoluta novità per l’epoca) creato da Rocco Chinnici, e composto da Giuseppe di Lello, Antonino Caponnetto e Leonardo Guarnotta, combattevano la guerra contro Cosa nostra, da uno scantinato del Palazzo di Giustizia, a riparo da occhi e da orecchi indiscreti.
Non solo la formazione è nuova, ma lo sono anche le modalità: non si tratta più di giocare in difesa ma di partire all’attacco dell’organizzazione criminale, recidendo i suoi legami con la politica, le amministrazioni locali ma anche le vie attraverso cui scambia e riceve denaro. In una parola: si cominciano a seguire i soldi.
A confermare che sono sulla strada giusta, la scia di sangue che lascia la Mafia, per la prima volta in difficoltà. Prima muore il deputato comunista Pio la Torre. Delle indagini è incaricato il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa che dopo appena 100 giorni sarà la nuova vittima, ucciso a colpi di mitra il 3 settembre del 1982, insieme alla moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente di scorta Domenico Russo.
Il Parlamento approva la legge Rognoni-La Torre che istituisce il reato di associazione mafiosa. Lo Stato è in guerra e la Mafia risponde: il 29 luglio 1983 viene assassinato Rocco Chinnici. Al suo posto viene mandato Antonino Caponnetto, che diventa così il nuovo Consigliere istruttore di Palermo.
Con l’arresto di quello che sarà il primo pentito di Cosa nostra, Tommaso Buscetta, ha inizio il maxiprocesso, Il 10 febbraio del 1986: 475 imputati riempono l’aula bunker di Palermo. Il presidente è Alfonso Giordano e dopo un processo durato 22 mesi, il 16 dicembre del 1987, la Corte di Assise commina 19 ergastoli e 2665 anni di galera a 339 imputati. Cinque anni dopo, arriva la conferma della Cassazione.
Ma la Mafia non sta a guardare. Dopo Falcone, la vita di Borsellino è praticamente appesa ad un filo. Nella strada di Via D’Amelio, dove abita la madre del giudice, si sono già susseguite le proteste: è una strada senza uscita. Se qualcuno volesse piazzare una bomba non troverebbe difficoltà. Ma le proteste non hanno seguito e ciò che era logico che accadesse, puntualmente accade: Una bomba scoppia ed uccide Paolo Borsellino, gli agenti di scorta Agostino Catalano, Walter Eddie Cusina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi e Claudio Traina.
“Onorare Borsellino significa continuare la sua battaglia – ha affermato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel giorno della commemorazione della strage di Via D’Amelio – Lo Stato e la società hanno gli anticorpi per colpire e sconfiggere tutte le mafie. Il diritto e l’ordinamento democratico costituiscono garanzie, oltre che irrinunciabili presidi di civiltà. Sta alla responsabilità di tutti procedere con coerenza e determinazione. Lo spirito di unità tra le forze migliori della comunità è indispensabile in questo impegno prioritario”.
“A 24 anni dalla strage mafiosa di via D’Amelio, facciamo memoria di Paolo Borsellino e degli agenti della scorta che hanno sacrificato la loro vita per servire lo Stato e le istituzioni democratiche. Il ricordo dell’esempio e della dedizione di Borsellino è e deve essere la stella polare per continuare nella lotta senza sosta alla mafia e alla criminalità organizzata”, affermano Debora Serracchiani e Lorenzo Guerini, vicesegretari del Pd.
Laurea magistrale in Storia contemporanea presso L'Università degli studi Roma tre. Master di primo livello I mestieri dell’Editoria, istituito da “Laboratorio Gutenberg” di Roma con il patrocinio del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale presso “Università Sapienza di Roma”. Dopo la laurea ho svolto uno stage presso Radio Vaticana, dove ho potuto sperimentare gli infiniti linguaggi della comunicazione.
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *
Do il mio consenso affinché un cookie salvi i miei dati (nome, email, sito web) per il prossimo commento.
Δ
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
© Copyright 2020 - Scelgo News - Direttore Vincenzo Cirillo - numero di registrazione n. 313 del 27-10-2011 | P.iva 14091371006 | Privacy Policy