È stato un cavillo legale a permettere la fuga di Salah Abdeslam, ricercato per gli attentati di Parigi del 13 novembre scorso: la polizia belga lo aveva localizzato “verosimilmente” a Molenbeek due giorni dopo la strage, ma non lo poté arrestare perché una legge vieta le perquisizioni notturne.
Lo ha rivelato il ministro della Giustizia belga, Koen Geens, alla tv in lingua fiamminga VTM.
La legge in vigore dal 1967 vieta alle forze dell’ordine di eseguire perquisizioni fra le 21 e le 5 del mattino seguente. Le uniche eccezioni sono previste in caso di incendio e di flagranza di reato; nulla si dice a proposito del terrorismo.
Inutile, quindi, rintracciare il terrorista – unico sopravvissuto del commando che colpì a Parigi, uccidendo 130 persone – nell’appartamento al numero 47 di rue Delaunoy, nella notte fra il 15 e il 16 novembre scorsi. La polizia riuscì a ottenere un mandato di perquisizione solo il giorno dopo e irruppe nell’appartamento alle cinque del pomeriggio, ma a quell’ora il ricercato numero uno d’Europa era già scappato: secondo RTBF, la tv di stato belga, Abdeslam avrebbe approfittato di un trasloco in corso per uscire dall’edificio nascosto in un mobile.
La legge del 1967 è uno dei bersagli delle 18 proposte di riforma presentate dal premier belga, Charles Michel. Con ogni probabilità il codice penale sarà modificato per consentire in qualsiasi orario le perquisizioni legate a indagini sul terrorismo. Ma per fermare Abdeslam è troppo tardi, e così anche per mettere un argine alle reazioni del pubblico per quella che di fatto è stata un’ammissione di colpa da parte del governo di Bruxelles. I belgi si sono scatenati sui social network si sono scatenati, con toni che vanno dalla polemica apocalittica allo sberleffo più irriverente.
Intanto dalla Francia arriva un’altra rivelazione che rischia di fare il paio con quella del ministro Geens. Secondo il giornale satirico Canard enchainé, gli inquirenti d’oltralpe sapevano da anni che il Bataclan – la sala concerti dove i terroristi hanno ucciso 90 persone – era potenziale bersaglio di un attacco suicida.
Lo aveva svelato ai servizi segreti Dude Hoxha, una donna francese arrestata dopo un attentato a un gruppo di studenti suoi connazionali in vacanza in Egitto. In un diario scritto in cella, la donna faceva riferimento ai piano di Farouk Ben Abbes, un belga arrestato nella stessa operazione, che avrebbe voluto colpire il Bataclan perché il proprietario, di religione ebraica, “finanziava l’esercito israeliano”. L’inchiesta fu archiviata nel 2012.
Ieri Parigi è rimasta con il fiato sospeso per qualche ora quando un uomo al volante di un’auto ha forzato l’ingresso del complesso monumentale dell’Hotel des Invalides.
L’uomo è stato fermato dalle guardie di sicurezza. È incensurato, sostiene di avere 37 anni e di essere nato in Marocco. Gli inquirenti sono convinti che non si tratti di un terrorista ma di uno squilibrato, anche a giudicare dalle risposte “sconclusionate e incoerenti” che ha fornito alle loro domande. In serata è stato trasferito in un ospedale psichiatrico dove sarà sottoposto nei prossimi giorni a ulteriori esami medici.
Quando è stato fermato era arrivato con l’auto nel cortile d’onore del palazzo, lo stesso luogo dove il presidente François Hollande ha tenuto la cerimonia di commemorazione delle vittime degli attentati. Il complesso monumentale, che sorge nel VII arrondissement della capitale, è gestito dall’esercito e ha lo status di zona militare, ospita il museo delle forze armate francesi e un cimitero militare con la sepoltura di Napoleone.
Sempre ieri, nell’ambito delle inchieste sulle stragi di Parigi, altri due francesi sono stati fermati in Austria, dove avevano provato a farsi passare per profughi usando passaporti siriani falsi.
Stamattina il ministro dell’Interno tedesco, Thomas de Maizière, ha annunciato la creazione di una nuova unità speciale della polizia federale da impiegare in operazioni “di lunga durata” contro la minaccia terroristica. Si chiamerà BFE+, “Unità di accertamento preventivo e cattura”.
F.M.R.
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