I dati negativi dell’economia e quel meno 0,2% del Pil nel secondo semestre che ci ha ricordato con la lucida freddezza dei numeri che l’Italia è ancora in piena recessione, potranno favorire quella accelerata che la politica ed il governo dovranno dare alle riforme, unica chiave di volta,oggi, per una duratura uscita dalla crisi?
Probabilmente si. Di questo ne è consapevole il presidente del consiglio Matteo Renzi che ricorda di non abbassare la guardia e di dare nuovo vigore all’azione di governo. Ne sono più che convinti i vertici dell’unione europea che continuano ad agitare lo spauracchio dei conti pubblici italiani. Lo dice senza peli sulla lingua il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi che guarda all’Italia come ad un sorvegliato speciale contagiato da Ebola. Lo pensa ad alta voce anche il ministro per l’economia Padoan il quale ammette che, senza riforme e senza la possibilità di assicurare a chi investe in Italia, un minimo di stabilità, è inimmaginabile pensare ad un rilancio robusto di un sistema economico e sociale che fa acqua da tutte le parti.
Correre ai ripari è la parola d’ordine che in questo momento sembra valere per tutti ma tra questa preoccupazione condivisa un po’ da tutti e le priorità da dare all’azione dell’esecutivo, le differenze e le diffidenze restano. Renzi insiste sulla necessità di chiudere subito la questione della regole a cominciare dalla riforma del Senato (stasera si chiude) e del Titolo V della Costituzione per proseguire poi senza soluzione di continuità con la nuova legge elettorale, l’Italicum.
Dunque priorità squisitamente politiche sulle quali Renzi conferma la propria linea della doppia maggioranza sostenuta da patto del Nazareno. Ma quel patto lascia intendere il premier, anche se non lo ammette ufficialmente, può essere esteso ad altre problematiche come la giustizia (dove il dialogo si è di fatto aperto con l’incontro tra il ministro della giustizia Orlando e l’ex premier Silvio Berlusconi) e magari l’economia a cominciare dal fisco dove, in un futuro non lontano, Renzi vede anche la possibilità “di una riduzione delle tasse”. Ma per convincere amici e nemici serve ben altro che un accorso politico anche se di non poco conto.
Innanzitutto come far ripartire produzione e consumi?. Qualche segnale positivo, peraltro sottolineato con forza da Padoan, viene dalla produzione industriale in leggero rialzo a fine giugno. Ma per una ripartenza duratura servono capitali, italiani ed esteri, e regole. Per i primi ,ai quali potrebbero contribuire anche quegli aiuti “non convenzionali” promessi a più riprese da Draghi, serve il mercato. Per le seconde occorre un’azione decisa del governo su quattro iniziative fondamentali.
La revisione della spesa: Cottarelli è pronto, il governo pure. Ora non servono più rinvii ma il coraggio di saper dire no a quei centri di resistenza costituiti dai comuni grandi e piccoli, alleati di Renzi. Riforma del lavoro: stavolta i pugni sul tavolo vanno battuti nei confronti del sindacato. Semplificazione e profonda innovazione di tutto il sistema fiscale: è questo il vero nodo da tagliare dopo i primi timidi approcci in materia di tasse per i ceti medi e Irap per le imprese.
Infine l’affondo per una rapida approvazione del provvedimento “Sblocca Italia”. Se ne parlerà alla fine di agosto. In ballo la possibilità di varare una volta per tutte le misure di efficientamento energetico, le reti digitali e le semplificazioni burocratiche con possibilità di nuovi investimenti per decine e decine di miliardi.
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