Torna a crescere, dopo anni di flessione costante, il mercato del mattone. Stando alle stime diffuse nel dossier ‘Rapporto immobiliare 2015’, presentato oggi da Agenzia delle Entrate e Abi, il +3,5% registrato nel 2014 rappresenta un primo segnale di inversione di tendenza. Cresce, contestualmente, anche il fatturato del settore, che passa dai 67,5 miliardi del 2013 ai 72,1 del 2014. Tra le città italiane che fanno registrare una crescita più accentuata la migliore performance viene riscontrata a Bologna, dove le vendite salgono del 18,5%, seguita da Genova +15%, Roma +13,5% e Firenze +13,3% e, con percentuali inferiori, Torino, Milano e Palermo.
In controtendenza invece, quindi cala il mercato immobiliare, Napoli che nel 2014 cede il 3,7% rispetto all’anno precedente.
A livello di macroaree, si legge nel rapporto, quella più accentuata è al centro (+6,5%), poi le regioni del nordest (+5%) e il nord ovest (3,4%). Sud e Isole, invece, si fermano rispettivamente al +0,8% e a +0,2%.
Da un punto di vista bancario, considerato il progressivo miglioramento dell’accesso al credito, crescono anche gli acquisti con mutuo immobiliare, che aumentano del 12,7%., così come cresce di 10 punti percentuale il capitale complessivo erogato dalle banche anche se scendono in media di 3mila euro le risorse unitarie stanziate per chi richiede il credito.
Complessivamente, Agenzia stima in 421mila 336 le unità abitative compravendute nel 2014, il primo rialzo dopo tre anni di perdite. Tuttavia, per quanto il dato possa essere comunque significativo dopo sette anni di flessione, i tecnici tengono a sottolineare che “si deve moderare l’ottimismo sull’intensità di questa crescita”.
Intanto, ha certamente contribuito al raggiungimento della percentuale positiva il nuovo regime delle imposte di registro –ipotecaria e catastale- applicabile agli “atti di trasferimento a titolo oneroso di diritti reali immobiliari”.
Da sottolineare, in ogni caso, il rilievo che il sistema fiscale ha ricoperto nel settore immobiliare. “Il gettito derivante dalle principali imposte sul possesso, sulla locazione e sulla compravendita di immobili – si legge – risulta pari, nel 2014, a 42,1 miliardi di euro; tale valore non è sostanzialmente variato rispetto al 2012 (42,3 miliardi di euro)”. L’aumento del gettito complessivo derivante dalle tasse sulla casa nel 2014, 42,1 miliardi di euro, rispetto al 2013, 38,4 miliardi di euro, è dovuto “principalmente all’introduzione della TASI che ha determinato un incremento delle entrate di 4,6 miliardi di euro”
Non solo. Tra il 2012 e il 2014 si osserva un “aumento delle imposte di natura «reddituale» che passano da 6,4 miliardi a 7,2 miliardi di euro. Il gettito IRPEF è aumentato anche perché sono stati reintrodotti nella base imponibile i redditi degli immobili non locati ad uso abitativo ubicati nello stesso Comune di residenza, nella misura del 50%”.
Quindi il gettito complessivo prodotto dalle imposte sul mattone – più o meno a parità di Imu negli anni, ma con la variazione dovuta alla Tasi – il 46% deriva dall’IMU, l’11% dalla TASI, il 18% da imposte di natura reddituale e in gran parte derivante dall’IRPEF (16% del totale). Il resto è spalmato sulle voci Iva (10%), e imposte di registro e bollo che costituiscono invece il 6% del totale.
“C’è ben poco da gioire”, ha commentato ad AdnKronos il presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani testa.
Per i rappresentanti della proprietà “un aumento dello 0,7% rispetto al livello di scambi più basso mai raggiunto negli ultimi trent’anni è il minimo che possa accadere anche nel corso della peggiore delle crisi”.
Per far ripartire il mercato immobiliare “il primo passo è quello di un’inversione di tendenza rispetto alla tassazione punitiva che sta caratterizzando il settore immobiliare a partire dal 2012, cominciando da quella sugli immobili locati. Sperare che la situazione possa migliorare per effetto di fattori esterni e contingenti, come la manovra Draghi, vuol dire illudersi”.
I fattori in gioco che possono influenzare, negativamente, i timidi segnali che arrivano dal mercato sono ancora molti. Primo fra questi la rivalutazione catastale che la legge delega fiscale ha introdotto e che è allo studio proprio di Agenzia delle Entrate. La rimodulazione degli estimi, infatti, è una variabile che in un mercato fragile può influire quanto l’impatto delle imposte statali e locali.
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *
Salva il mio nome, email e sito web in questo browser per la prossima volta che commento.
Δ
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
© Copyright 2020 - Scelgo News - Direttore Vincenzo Cirillo - numero di registrazione n. 313 del 27-10-2011 | P.iva 14091371006 | Privacy Policy