Un nuovo capitolo si apre nel teso conflitto, per ora solo di nervi, tra Corea del nord e Corea del sud. Mercoledì il regime comunista di Pyongyang ha proibito l’entrata agli impiegati sudcoreani che, come da accordi bilaterali, collaborano e lavorano nel complesso industriale situato nei territori del nord, unico progetto di cooperazione tra le due Coree. L’annuncio è stato dato all’indomani delle dichiarazioni rilasciate da Kim-Jong-un in merito all’intenzione di riattivare tutti gli impianti nucleari presenti nel suo territorio.
Ad oggi, nella zona industriale demilitarizzata situata nel nord comunista, sono 868 i dipendenti sudcoreani e ben 54.000 (vi lavorano a rotazione) i coreani del nord. Il basso costo della manodopera e il forte bisogno del regime comunista di impegnare forza lavoro, ha permesso a oltre 120 imprese sudcoreane di creare questo grande complesso industriale nella zona di Kaesong.
Seul, dopo l’ennesima provocazione nordcoreana, non ha fatto attendere la sua risposta. Il ministro della difesa ha annunciato infatti che la Corea del Sud è pronta ad una possibile azione militare per garantire la sicurezza dei suoi cittadini che sono ancora di turno nel complesso, nel caso in cui venissero trattenuti o impossibilitati a tornare in patria.
Difficile che Kim Jong-un, adirato per le sanzioni imposte dall’Onu dopo un lancio di prova di missile nucleare, possa effettivamente permettersi di bloccare una delle poche attività economiche che mantiene sopra la soglia di sopravvivenza migliaia di cittadini del Nord.
Nel frattempo le manovre militari congiunte tra Stati Uniti e Corea del sud si intensificano. L’esercito americano ha messo in campo nuovi radar galleggianti che permetteranno l’intercettamento radar di eventuali missili. Navi e portaerei sorvegliano l mari, in cielo, caccia invisibili sorvolano e controllano tutti i movimenti di reparti di terra nella penisola coreana.
Le diplomazie occidentali stanno a guardare, sperando che l’escalation di minacce da parte del giovane dittatore mirino sostanzialmente a un riequilibrio dei rapporti di forza all’interno del regime e che la minaccia di guerra sia solo una cortina di fumo in vista di possibili riforme nel paese più comunista al mondo.
E.S.
Napoletano, 44 anni, giornalista professionista con 17 anni di esperienza sia come giornalista che come consulente in comunicazione. Ha scritto di politica ed economia, sia nazionale che locale per diversi giornali napoletani. Da ultimo da direttore responsabile, ha fatto nascere una nuova televcisione locale in Calabria. Come esperto, ha seguito la comunicazione di aziende, consorzi, enti no profit e politici. Da sempre accanito utilizzatore di computer, da anni si interessa di internet e da tempo ne ha intuito le immense potenzialità proprio per l'editoria e l'informazione.
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