In Italia sono le ore 3,45. E’ ancora notte fonda quando dal Dolby Theatre di Los Angeles Ewan McGregor e Viola Davis annunciano l’Oscar a “La Grande Bellezza” di Paolo Sorrentino.
Dopo 15 anni l’Italia torna a trionfare sul palco degli Oscar con la pellicola del regista napoletano che tratteggia la bellezza struggente e decadente del Bel Paese e che alla 86esima edizione degli Academy Award ha ottenuto l’ ambita statuetta come il miglior film straniero.
Non si aspettava niente Paolo Sorrentino che visibilmente emozionato – con al fianco un compiaciuto Toni Servillo e il produttore Nicola Giuliano – è salito sul palco per ritirare l’ambito riconoscimento e da lì ha profuso ‘grazie’ in quantità:
grazie alle mie fonti di ispirazione Federico Fellini, Martin Scorsese, i Talking Heads ( autori del brano che ha dato il titolo ad uno dei suoi film, “This must be the place”) Diego Armando Maradona, a Roma, a Napoli e alla mia più grande bellezza personale, Daniela, Anna e Carlo”. Quattro campioni nella loro arte che mi hanno tutti insegnato cosa vuol dire fare un grande spettacolo, (cosa) sia innanzitutto alla base dello spettacolo cinematografico”.
Il regista ha anche rimarcato che il premio non era affatto “scontato” perché i “concorrenti erano molto temibili e stavano facendo un grande lavoro”.
Comunque, “siamo Paese della bellezza, è questo che ci fa vincere nel mondo”, ha commentato Dario Franceschini. L’ Oscar a ‘ la Grande Bellezza’, dice il neo ministro della cultura: “è un riconoscimento straordinario alla bravura di Sorrentino, certo, ma per tutta l’Italia è importante: un’ iniezione di fiducia di cui il Paese aveva fortemente bisogno”. Franceschini ha voluto essere fra i primi a congratularsi di persona stanotte con il regista.
L’ ho chiamato poco dopo il conferimento – ha raccontato a Sky T&g24- per dirgli la gioia e il ringraziamento di tutta l’ Italia. La sua vitoria è la vittoria di tutti noi: la prova che quando si crede in speranza talento, valore, bellezza si vince. L’ Oscar a Sorrentino è la dimostrazione che se in Italia ci si crede ce la si può fare a vincere nel mondo”.
D’ altra parte, ha sottolineato il neo responsabile della Cultura,
nel mondo globale ciascuno deve investire su cosa lo rende più forte. E su che cosa in Italia dovrebbe investire se non sulla bellezza che ha? Deve investire sulla cultura, la natura, i borghi, l’ arte, la qualità della vita. Perché se torniamo a investire su questo torniamo a vincere come Paese. Ed è per questo che penso che il mio ministero sia il più economico e strategico che ci sia per il nostro futuro”.
Si è così conclusa al top la marcia trionfale de “La Grande Bellezza” che aveva già conquistato prima il premio europeo Efa, a gennaio il Golden Globe, poi il Bafta, l’Oscar britannico. Sorrentino ha battuto “Albama Monroe-Una storia d’amore” del belga Felix Van Groeningen, “Il sospetto” del danese Thomas Vinterberg, “The Missing Picture” del cambogiano Rithy Panh e “Omar” del palestinese Hany Abu-Hassad.
Per il resto, la parte del leone l’ ha fatto ‘Gravity’, di ALfonso Cuaron, che si e’ portato a casa 7 riconoscimenti, per la gran parte tecnici, esclusa la Regia. Delusione invece per il super favorito, “12 anni schiavo”, che è comunque riuscito ad aggiudicarsi la statuetta come miglior film. A conferma di una carriera con un ritmo straordinario, Matthew McConaughey ha conquistato la statuetta come miglior attore per “Dallas Buyers Club”, in cui interpreta magistralmente un cowboy omofobo che si ammala di Aids per la sua vita sessuale promiscua; e poi fa della sua malattia una ragione, prima di business, e poi di vita. La sua co-star, Jared Leto, che nel film e’ un transgender malato di Aids, è stato premiato come miglior attore non protagonista; nell’ accettare il premio, Leto ha voluto portare nella serata più glamour di Hollywood un messaggio di attualita’: “A tutti i sognatori la’ fuori, in posti come l’ Ucraina e il Venezuela”, ha esordito. “Voglio dirvi che siamo con voi. E che mentre voi lottate perche’ i vostri sogni si avverino, perché possiate vivere l’ impossibile, noi stasera vi pensiamo”.
L’ australiana Cate Blanchett è riuscita a uscire indenne dalle polemiche della vigilia, scatenate dalle accuse della figlia adottiva di Mia Farrow al regista Woody Allen: per il suo ruolo in ‘ Blue Jasmine’, una donna nevrotica dell’upper class di New York caduta in disgrazia dopo la bancarotta del marito, l’ attrice australiana si è aggiudicata l’ Oscar come miglior attrice protagonista. Conquistando la statuetta come miglior film, ’12 anni schiavo’ e’ entrato negli annali come la prima pellicola di un regista di colore a conquistare il premio piu’ ambito nella notte degli Oscar. “Dedico questo premio a tutti coloro che hanno sopportato la schiavitu’ e alle 21 milioni di persone che ancora soffrono la schiavitu’ al giorno d’ oggi”, ha detto il regista britannico, Steve McQueen. Il film, una vera e propria lezione di storia sulla schiavitu’ precedente la Guerra Civile americana, si e’ aggiudicato anche altre due statuette, quella di Lupita Nyong’ o (migliore attrice non protagonista) e quella per la migliore sceneggiatura. E rimarrà nella storia anche l’ immagine di Brad Pitt, finalmente salito sul palco per raccogliere il premio come produttore del film (il suo primo dopo cinque nomination). ‘ Gravity’ del regista messicano Cuaron si e’ portato a casa sette delle statuette cui aspirava: oltre a quella come migliore regista, una prima assoluta per una regista latino-americano, anche il miglior montaggio -ancora a Cuaron insieme a Mark Sanger- migliore fotografia (Emmanuel Lubezki), miglior colonna sonora originale, migliori effetti visivi, miglior sonoro e miglior montaggio sonoro. Grande perdente della serata il regista David O.Russell, il cui ‘ American Hustle’ e’ uscito di scena a mani vuote, nonostante avesse 10 nomination come ‘ Gravity’. A bocca asciutta anche ‘ The Wolf of Wall Street’ di Martin Scorsese, e soprattutto Leonardo Di Caprio, che non e’ stato incoronato neanche stavolta.
Giornalista per caso. Anni di ufficio stampa in pubbliche istituzioni, dove si legge e si scrive solo su precisi argomenti e seguendo ferree indicazioni. Poi, l'opportunità di iniziare veramente a scrivere. Di cosa? di tutto un po', convinta, e sempre di più, che informare correttamente è un servizio utile, in certi casi indispensabile.
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