“Beyond the clouds #Italyisback”, al di là delle nuvole, l’Italia è tornata. Questo il titolo del video che il Mef ha postato questa mattina in cui il ministro Pier Carlo Padoan racconta, al popolo di internet, come il Paese stia riprendendo a camminare.
“L’Italia – spiega Padoan nel video caricato su Youtube – sta uscendo dalla crisi, dimostrando le sue capacità di recupero. Siamo la seconda economia manifatturiera in Europa e la quinta nel mondo. L’ambiziosa agenda di riforme strutturali include quella del mercato del lavoro, della giustizia, la riforma fiscale e la semplificazione della pubblica amministrazione”
“Le finanze pubbliche sono sotto controllo, il debito inizierà a scendere dal 2016 grazie ad una maggiore crescita e ad un avanzo primario che ha continuato ad essere positivo per 23 anni, con l’eccezione del 2009”.
“L’Italia sta uscendo dalla crisi grazie a una strategia di crescita globale – aggiunge il ministro – riforme e tagli di tasse stanno iniziando a portare i primi frutti. La fiducia sta tornando alle famiglie e alle imprese e con più fiducia aumenta anche l’occupazione e la crescita”. Ed è proprio la fiducia a sostenere “la crescita e il lavoro”.
L’Italia, dunque, “è tornata” secondo il video – che al momento fa segnare ancora poco meno di 300 visualizzazioni – realizzato citando come fonti i dati di Mef, Istat e Wto.
In effetti, in tutte le ultime rilevazioni rese pubbliche circa l’economia nazionale, l’Italia fa registrare una serie di segni più che fanno ben sperare nel fatto che non si tratti di una bolla ma dell’inizio di una vera ripresa. Intanto, anche oggi continua la striscia positiva dei dati statistici nazionali.
Questa volta, il tema è quello delicatissimo del mercato del lavoro, citato anche dallo stesso Padoan nel video. Per l’Inps, complici le stabilizzazioni prodotte dal Jobs act, nei primi nove mesi del 2015 aumenta, rispetto al corrispondente periodo del 2014, il “numero di nuovi rapporti di lavoro a tempo indeterminato nel settore privato +340.323. Crescono anche i contratti a termine (+19.119), mentre si riducono le assunzioni in apprendistato (-32.991). In aumento anche le cessazioni (+37.868)”. A rilevarlo gli esperti dell’Osservatorio sul precariato dell’Istituto, che certifica anche come la variazione netta tra i “nuovi rapporti di lavoro (4.094.061) e le cessazioni (3.494.883)”, sia di 599.178 mentre nello stesso periodo dell’anno precedente sia invece stata di 310.595.
“Le nuove assunzioni a tempo indeterminato nel settore privato stipulate in Italia – si legge nel documento diffuso – sono state 1.330.964, il 34,4% in più rispetto all’analogo periodo del 2014. Le trasformazioni a tempo indeterminato di rapporti di lavoro a termine, comprese le ‘trasformazioni’ degli apprendisti, sono state 371.152 (l’incremento rispetto al 2014 è del 18,1%)”.
Pertanto la quota di assunzioni con rapporti stabili sul totale dei rapporti di lavoro attivati/variati “è passata dal 32,0% dei primi nove mesi del 2014 al 38,1% dello stesso periodo del 2015”.
Nella fascia di età fino 29 anni, “l’incidenza dei rapporti di lavoro ‘stabili’ sul totale dei rapporti di lavoro è passata dal 24,4% del 2014 al 31,3% del 2015”, mentre la quota dei nuovi rapporti di lavoro full time sul totale dei nuovi rapporti “registra un incremento di 0,9 punti percentuali, passando dal 61,8% del 2014 al 62,7% del 2015”.
Per quanto riguarda l’incremento delle assunzioni a tempo indeterminato 2015 su 2014 “risulta superiore alla media nazionale (+34,4%) in Friuli-Venezia Giulia (+82,0%), in Umbria (+59,6%), in Piemonte (+54,4%), nelle Marche (+52,8%), in Emilia-Romagna (+50,1%), in Trentino-Alto-Adige (+48,7%), in Veneto (+47,8%), in Liguria (+46,0%), nel Lazio (+41,1%), in Lombardia (+39,0%), in Basilicata (+35,9%), in Sardegna (+35,4%) e in Toscana (+34,9%)”.
Meno bene le regioni del Sud: Sicilia (+10,8%), Puglia (+15,8%) e Calabria (+17,1%).
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