Ankara: rischio attentati, ambasciate chiuse

C’è l’ombra del terrorismo sui negoziati UE-Turchia. Oggi, mentre a Bruxelles si apre il Consiglio UE convocato per discutere dell’accordo per gestire i flussi migratori, l’ambasciata tedesca ad Ankara e il consolato a Istanbul resteranno chiusi per timore di un possibile attacco terroristico. Lo ha annunciato il ministero degli Esteri di Berlino.

113535546-c956217d-3b79-49e9-80c6-ac05f67ce186Il ministro Frank-Walter Steinmeier ha confermato di aver preso la misura stanotte, “a scopo precauzionale”, dopo aver ricevuto una minaccia “non verificabile in modo definitivo”.

Non è escluso che altri Stati europei decidano di imitare la decisione tedesca. Ad Ankara, l’ambasciata della Germania confina con quella italiana.

Il timore di attacchi terroristici si aggiunge alle perplessità europee sull’intesa con la Turchia, che in cambio della sua collaborazione vorrebbe una “corsia preferenziale” per aderire alla UE. Il presidente della Commissione UE, Jean-Claude Juncker, ha liquidato la possibilità in un’intervista al quotidiano economico tedesco Handelsblatt: “La Turchia non è matura”, ha detto, “e non lo sarà nemmeno tra dieci anni”.

Fra i problemi più pressanti c’è la situazione precaria della libertà di stampa. Nelle scorse settimane il governo ha sostituito in blocco la direzione di Zaman, un quotidiano di opposizione, e commissariato l’agenzia di stampa Cihan. E oggi Hasnain Kazim, il corrispondente di Der Spiegel in Turchia, ha lasciato il Paese denunciando le pressioni continue sui giornalisti critici.

A Istanbul, per il rischio di attentati, è stata chiusa anche la scuola tedesca, dove già ieri sono intervenuti gli artificieri per distruggere una borsa sospetta. Si è trattato solo di un falso allarme – nella borsa c’era solo del cibo – ma dimostra il clima di tensione dopo l’attentato di domenica scorsa. Già martedì la Germania ha messo in allerta i suoi cittadini contro il rischio di attacchi terroristici. La scuola e il consolato tedeschi a Istanbul si trovano nel centro moderno della città, nelle immediate vicinanze di piazza Taksim e viale Istiklal.

Intanto proseguono le indagini sull’attacco di domenica, costato la vita a 37 persone. Gli inquirenti hanno confermato che la donna che si è fatta esplodere con un’autobomba era Seher Cagla Demir, una studentessa universitaria che si sarebbe avvicinata al PKK e sarebbe stata addestrata nel Kurdistan siriano. Nessuna conferma ufficiale sull’identità del secondo attentatore suicida, ma secondo il quotidiano nazionalista Haberturk si tratterebbe di Ozgur Unsal, un 26 enne originario della regione del Mar Nero.

Nel frattempo l’attentato è stato rivendicato dai TAK, lo stesso gruppo che sostiene di aver compiuto anche l’attentato dello scorso gennaio, sempre nel centro della capitale, contro una camionetta dell’esercito turco. Anche in questo caso si sarebbe trattato di un’“azione di vendetta” per le operazioni militari nel sudest del Paese, abitato in maggioranza da curdi.

I TAK – sigla di “Falchi per la liberazione del Kurdistan” – sono un movimento armato nato da una frangia estremista del PKK. A differenza dell’organizzazione madre, sono riconosciuti universalmente come terroristi. I “Falchi” sostengono di aver tagliato i ponti con il PKK, mentre Ankara li accusa di essere una sigla di facciata usata dallo stesso partito per le azioni meno presentabili. Le autorità turche considerano responsabili di entrambi gli attacchi ad Ankara il PKK e i curdi siriani del PYD.

F.M.R.

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