Bei tempi quelli in cui la famiglia accudiva gli anziani di casa, di solito i genitori propri o quelli del coniuge. Bei tempi soprattutto per i nostri poveri anziani, sempre più numerosi e soli. Cresce l’aspettativa di vita, ma crescono anche i disagi che comportano vecchiaia e solitudine.
In Veneto, ad esempio, quella terra di famiglie tanto numerose e povere da scegliere di mandare i figli maschi in seminario e le figlie femmine in convento affinché vi fosse qualche bocca in meno da sfamare, c‘è un esercito di ultraottantenni, 210 mila, che vive in solitudine, vuoi perché vedovi, divorziati o non sposati. Una situazione preoccupante se si considera che soprattutto nelle zone isolate della regione si vivono condizioni del genere in una solitudine facilmente aggredibile dall’esterno.
In pratica tre ultraottantenni ogni cinque sono (almeno in teoria) senza un compagno o una compagna. Non solo: trequarti di queste persone sono donne e ciò rende la situazione ancora più delicata. Inoltre, se consideriamo il reddito medio delle pensioni, soprattutto quello delle donne, ci rendiamo conto che oltre alla solitudine, incide fortemente anche la povertà.
E’ una vera e propria malattia di cui soffrono molti nostri anziani. Una malattia che i medici usano curare con qualche antidepressivo e con la pasticchina serale di Tavor per farli dormire meglio. A complicare il tutto concorrono le varie situazioni rischiose: pensiamo alle truffe porta a porta, per esempio. Le vittime preferite sono proprio gli anziani soli.
Anche nel Veneto, che è uno spaccato neanche tanto ampio dell’Italia dal punto di vista della superficie – inferiore come territorio a Toscana e Puglia, ad esempio – dove invece la ricchezza, grazie alle imprese artigiane e non, in funzione, è di gran lunga superiore tanto da anelare ad un sua autonomia gestionale, si evidenzia l’urgenza di politiche adeguate alle necessità dell’anziano.
Per aiutare i testimoni della storia prima di noi, è necessario “muoversi su più fronti: salute, lotta all’isolamento e alle truffe, trasporti, residenzialità, esenzioni per i redditi più bassi, politiche per l’invecchiamento attivo, legge sulla non autosufficienza – suggerisce Elena Di Gregorio, segretaria regionale del Sindacato pensionati Veneto Cgil – Visto che la popolazione invecchia sempre di più bisogna cominciare a pensare le città a misura di anziano con particolare attenzione alle donne ultraottantenni sole, che sono la netta maggioranza. Guardiamo con grande attenzione a certi modelli, anche nordici, che prevedono servizi integrati pure all’interno degli stessi condomini dove possono convivere inquilini di età diverse, servizi a supporto di quelli più anziani con finanche studi medici”.
Effettivamente nel Veneto c’è un concentrato di persone nella quarta età, quella dai 70-75 anni in su. A livello territoriale la provincia con la percentuale più alta di over 80 soli rispetto agli ultraottantenni totali è Belluno (10.585, il 66,4% del totale), segue Rovigo, con 64%, ovvero 12.409 persone. Le altre province in generale si equivalgono: Padova ha 38.872 ultraottantenni soli (il 61,4% del totale degli over 80), Verona, 38.425 (il 61,6%), Venezia, 38.347 (il 61,2%), Treviso, 35.466 (il 61,4%), Vicenza, 34.173 (il 61,2%). Questi numeri fotografano in modo fedele il cambiamento demografico e sociale avvenuto negli ultimi vent’anni, con sempre meno figli e sempre più anziani.
Alessandra Binazzi
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