L’Argentina cambia rotta: il sindaco uscente di Buenos Aires, Mauricio Macri, ha vinto le elezioni presidenziali, sconfiggendo al ballottaggio Daniel Scioli, il delfino della Presidenta Cristina Kirchner.
Macri si è imposto con il 51,4% dei voti espressi: appena un milione di preferenze più dello sfidante, molto meno di quanto previsto nei sondaggi della vigilia. Comunque gli elettori – accorsi in massa alle urne: ha votato l’80% degli aventi diritto – hanno premiato il candidato che ha promesso di voltare pagina in modo più netto. Quasi tutti gli analisti, infatti, hanno considerato troppo indecisa la campagna elettorale di Scioli, in bilico fra la continuità con la gestione Kirchner e la necessità di rinnovamento riconosciuta anche all’interno del campo peronista.
Il grande sconfitto in Argentina è il “kirchnerismo”, la dottrina politico-economica imperante negli ultimi dodici anni: i quattro della presidenza di Néstor Kirchner, in carica dal 2003 al 2007 e scomparso nel 2010 per un infarto, e i due mandati, per un totale di otto anni, in cui a governare è stata sua moglie Cristina. La ricetta combinava peronismo, protezionismo economico e programmi assistenziali a pioggia con una retorica nazionalista e uno stile definito “muscoloso”. Nei primi tempi, tutto questo aveva permesso all’economia argentina di rialzare la testa da una durissima crisi economica, ma poi la politica kirchneriana si è arenata in una serie di interventi più spettacolari che efficaci, mentre la corruzione ridimensionava la portata delle misure di welfare. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata il crollo dei prezzi delle materie prime – a cominciare dalla soia, di cui l’Argentina è uno dei maggiori esportatori al mondo – che ha reso la spesa pubblica insostenibile per l’erario.
Macri, che si insedierà alla Casa Rosada il prossimo 10 dicembre, promette di curare l’economia con una terapia d’urto a base di liberismo. Allo studio ci sono misure tese a richiamare in Argentina i capitali degli investitori stranieri, tra cui la sostituzione del governatore della banca nazionale. Non è detto che ci riesca: l’Argentina si trova in deficit di bilancio e con ogni probabilità sarà costretta a svalutare ancora il peso, con tutte le conseguenze sociali del caso.
Anche in politica internazionale Macri ha annunciato una svolta: vorrebbe rivolgersi agli USA e smarcarsi dal fronte bolivariano sudamericano, nato intorno al Venezuela chavista, che include Ecuador, Bolivia e su alcune questioni anche il Brasile.
Mauricio Macri è nato 56 anni fa a Tandil, nella provincia di Buenos Aires. Ha origini italiane: il padre Franco Macrì, un imprenditore di grandissimo successo nel settore delle costruzioni, è nato a Roma da una famiglia calabrese. Si è laureato in Ingegneria civile presso la Pontificia università cattolica di Buenos Aires. Nel 1991 è stato vittima di un sequestro, compiuto da agenti di polizia che lo hanno tenuto prigioniero per dodici giorni: è stato rilasciato solo dopo il pagamento di un riscatto di diversi milioni di dollari.
Durante la sua ascesa politica, che lo ha portato a prendere le distanze dalla famiglia d’origine, è stato presidente dal 1995 al 2008 della squadra di calcio del Boca Juniors. È stato eletto sindaco di Buenos Aires nel 2007 e riconfermato in carica nel 2011.
F.M.R.
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