Non è la prima volta che il maltempo blocca il Paese. L’Italia e Roma grazie al siberiano Burian è finita sotto la neve con ripercussioni drammatiche per cittadini, amministrazione pubblica, organizzazione sociale e sistema trasportistico. Eppure, era tutto ampiamente previsto, neve e gelo compresi. Tutto annunciato con un anticipo di settimane che non sono state sufficienti ad organizzare tutto quello che era necessario predisporre per non restare bloccati. E nel caos di ieri a fare la parte della Cenerentola sono state ancora una volta le ferrovie dello Stato. E’ stato sufficiente il blocco di un treno dell’alta velocità Italo alla stazione di Orte perché andasse in tilt tutto il sistema di trasporto su ferro.
E’ bastato che non scattassero i meccanismi di riscaldamento dei cambi nei punti cruciali della rete per bloccare decine di migliaia di persone nelle stazioni, con i treni che accumulavano tre, cinque, sette ore di ritardo. Un calvario per chi viaggiava da nord a sud e viceversa trasformando Termini, la Tiburtina e la Capitale nel regno del caos. A complicare ancora più le cose la decisione suicida delle ferrovie di bloccare tutti gli Intercity con penalizzazione ulteriore per studenti lavoratori e pendolari. Se a questo si aggiunge il fatto che a Roma per tutta la giornata non hanno praticamente girato bus e tranvie di superficie gestiti dall’Atac, si comprende meglio il livello di estrema confusione e disagio per tutti.
A questo punto è bene ricordare che sono anni che si parla di cura del ferro. Il Pd ed i vecchi sindaci di Roma, compresa la Raggi che in piena emergenza ha trovato non disdicevole andare in Messico a parlare di cambiamenti climatici (tanto per restare in argomento), di questo stucchevole slogan ne hanno fatto motivo di impegni in campagna elettorale. Eppure anche in presenza di questi segnali di allarme meteo non si è fatto nulla, con un ruolo ancora più colpevole per le Ferrovie dello Stato da tempo in grande spolvero finanziario grazie proprio a quell’alta velocità pagata dagli italiani decine e decine di miliardi di euro. Una tassa su trent’anni di contributi pubblici per pagare un giocattolo sempre rotto e per il quale si ripropongono puntuali le pietose scuse di sempre. Gli scambi che si bloccano con il gelo bloccavano il trasporto anche trentanni fa e dopo. Ed ogni volta tutto riprendeva come se nulla fosse.
Una vergogna di cui dovrebbe farsi carico per primo Del Rio che molti danno per imbufalito per quanto successo ma che sulle Ferrovie, negli ultimi tempi, è riuscito ad effettuare solo, a poche settimane dalla scadenza del governo, il rinnovo dei consigli di amministrazione di Fs ed Anas. La precedenza come si può ben vedere ancora una volta è andata ai posti di comando nei vertici delle aziende di stato. Potere da affidare ad amici e amici degli amici. Memo da portarsi in tasca il prossimo 4 marzo.
“Una vergogna che in questo Paese si ripropone ogni anno”, ha sottolineato il candidato del centrodestra alla presidenza della Regione Lazio, Stefano Parisi, riferendosi ai disagi per i trasporti provocati dall’ondata di freddo e dalle nevicate. “In particolare, con una imbarazzante gestione di Trenitalia e delle Fs, che i treni si fermano per incapacità dei manager superpagati a gestire anche un’emergenza che non è un’emergenza perché il ghiaccio, nel nostro Paese, si forma ad ogni inverno”. Riguardo poi alla chiusura delle scuole per il ghiaccio, oggi a Roma, Parisi ha sottolineato: “E’ ridicolo quello che è successo. E’ ridicolo: si diceva da giorni che a Roma avrebbe nevicato, nessuno si è occupato di nulla, salvo poi, ieri, la tragedia invece di predisporre sale e pulizia delle strade”.
Parisi ha da ridire anche sulla decisione di tenere chiuse le scuole il giorno dopo la nevicata: “Potevano essere benissimo aperte, oggi si circola benissimo, bisogna stare attenti quando si cammina sui marciapiedi, ma il problema vero è che non c’è nessuna cultura della prevenzione. E’ ridicolo: si diceva da giorni che a Roma avrebbe nevicato, nessuno si è occupato di nulla, salvo poi, ieri, la tragedia invece di predisporre sale e pulizia delle strade”.
A questo punto, sfatiamo anche il mito che in Italia, e a Roma in particolare, nevichi poco. Ci limitiamo a ricordare quanto successo nella Città eterna negli ultimi decenni. Come da previsioni, la Capitale ieri si è svegliata imbiancata e non la si vedeva così dal febbraio 2012 quando una eccezionale nevicata coprì le strade per diversi centimetri in pochissime ore. Allora era sindaco di Roma Gianni Alemanno che non ha difficoltà ad ammettere che “Nel 2012 fu un disastro anche politico, caddero 20 centimetri di neve a metà mattina”. “La nevicata iniziò quando gli uffici erano pieni. La gente, visto quel che veniva giù, scappò tutta insieme a casa, finendo per intasare le strade e bloccando anche tutti i mezzi di emergenza che faticosamente stavano muovendosi per Roma”. La Protezione civile aveva già fatto i suoi danni equivocando le dimensioni del fenomeno nevoso e confondendo centimetri con millimetri. Il resto appartiene alla storia della Capitale, bloccata per giorni, e a quella del sindaco di allora che fu duramente attaccato da stampa e opposizione. Anche quando prese in mano la pala e cominciò a fare la stessa cosa che aveva chiesto ai cittadini: tenere pulito il pezzetto di marciapiedi di pertinenza.
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