Il nuovo responsabile manutenzione della Metro è condannato in primo grado per il disastro di Civita castellana e rinviato a giudizio per il tamponamento di ottobre scorso.
Dopo l’Ama, l’Atac. Sembra incredibile, ma due giorni dopo il pasticcio dell’Ama, ovvero la rimozione del neo-nominato presidente-ad Ivan Strozzi, indagato dalla Procura di Patti per una vicenda di rifiuti, in Campidoglio scoppia un nuovo caso. Stavolta si tratta di Gennaro Maranzano, messo ieri dal consiglio d’amministrazione dell’Atac a capo del comparto Manutenzione della Metropolitana. Un incarico di primaria importanza, visto che i treni della sotterranea a Roma hanno il brutto vizio di fermarsi per guasti tecnici con eccessiva frequenza.
Purtroppo sul capo di Maranzano, come scrive oggi il Corriere della Sera nell’edizione online, “pendono due vicende giudiziarie”. Il dirigente, infatti, a maggio 2011 è stato condannato in primo grado a 3 anni e 6 mesi per «omicidio colposo plurimo e disastro ferroviario», in seguito all’incidente di Pian Paradiso, Civita Castellana, del 2003, in cui morirono un macchinista e il capotreno. La seconda vicenda, invece, è il rinvio a giudizio per il disastro di ottobre 2006 alla stazione della metro A di Vittorio Emanuele quando due treni si tamponarono. Una giovane morì e ci furono 235 passeggeri feriti. In questo caso, sottolinea il quotidiano, l’accusa è “disastro ferroviario, omicidio colposo e lesioni”.
Maranzano, che era all’epoca direttore d’esercizio di Met.Ro., venne licenziato dal centrodestra nel 2010, per essere poi reintegrato dal centrosinistra, dopo una sentenza del giudice, lo scorso settembre 2013.
Anche qui, l’iter della magistratura è lontano dalla conclusione e niente esclude che il dirigente si dimostri estraneo alle accuse. Ma la domanda viene spontanea: è mai possibile che l’Atac, accusata dai sindacati di avere pochi autisti e troppi dirigenti, non ne avesse un altro a disposizione? Al di là di tutte le implicazioni tecnico-giuridiche, il caso di Gennaro Maranzano è squisitamente politico. E scoppia per di più in un momento politico particolarmente teso.
Per la giunta Marino è come un autogoal. E il centrodestra dà fuoco di nuovo alle polveri.
Se è vero quanto affermato dall’assessore Improta e cioè che si tratta di scelta ponderata – denuncia oggi la capogruppo Ncd in Campidoglio Sveva Belviso – possibile che non ci fosse, tra le numerose posizioni dirigenziali Atac, circa 80, un’area diversa da quella legata alle manutenzioni delle metropolitane dove collocare Maranzano? Su di lui pende una condanna di primo grado per il disastro ferroviario di Pian Paradiso ed un rinvio a giudizio, con i medesimi capi di accusa, per l’incidente del 2006 a Piazza Vittorio che costò la vita ad una donna. Possibile che Improta non si renda conto dell’assoluta inopportunità di far dirigere un’area legata alle Manutenzione della Metropolitana a chi deve chiarire la sua posizione rispetto ai fatti del 2006?” Nel momento in cui afferma che si è trattato di scelta ponderata e valutata – prosegue la Belviso – Improta conferma che la decisione è stata anche politica e non solo aziendale, quindi non diversa da quella di Strozzi. Fermo restando che saranno i giudici a valutare definitivamente le eventuali responsabilità, è evidente che dopo Strozzi si tratta di un nuovo sconcertante autogoal”.
Se è vero quanto affermato dall’assessore Improta e cioè che si tratta di scelta ponderata – denuncia oggi la capogruppo Ncd in Campidoglio Sveva Belviso – possibile che non ci fosse, tra le numerose posizioni dirigenziali Atac, circa 80, un’area diversa da quella legata alle manutenzioni delle metropolitane dove collocare Maranzano? Su di lui pende una condanna di primo grado per il disastro ferroviario di Pian Paradiso ed un rinvio a giudizio, con i medesimi capi di accusa, per l’incidente del 2006 a Piazza Vittorio che costò la vita ad una donna. Possibile che Improta non si renda conto dell’assoluta inopportunità di far dirigere un’area legata alle Manutenzione della Metropolitana a chi deve chiarire la sua posizione rispetto ai fatti del 2006?”
Nel momento in cui afferma che si è trattato di scelta ponderata e valutata – prosegue la Belviso – Improta conferma che la decisione è stata anche politica e non solo aziendale, quindi non diversa da quella di Strozzi. Fermo restando che saranno i giudici a valutare definitivamente le eventuali responsabilità, è evidente che dopo Strozzi si tratta di un nuovo sconcertante autogoal”.
Marcello Viaggio - Giornalista, ha esordito nel 1995 sulla rivista Italia Settimanale, con Marcello Veneziani. Dal 1998 al 2010 ha scritto sul quotidiano Il Giornale, con Andrea Pucci, oggi Vice-direttore del Tg5, e Claudio Pompei. Dal 2010 al 2011 ha scritto su Libero, in stretta collaborazione con il vicedirettore Franco Bechis. E’ stato opinionista fisso alla Tv della Libertà dell’on. Maria Vittoria Brambilla. Nell’agosto 2012 ha aperto sul web il portale NoiRoma2013.
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