Nonostante siano 153 i Paesi che sostengono il Protocollo sui diritti dell’infanzia e dell’adoloscenza, cresce il numero dei bambini-soldato impiegati in guerre e manifestazioni non pacifiche.
Nel 2002 è stato approvato il Protocollo Opzionale alla Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza che vieta l’uso dei bambini-soldato in qualsiasi modo e luogo, ma ad oggi, la stima della cifra dei bambini impiegati in combattimenti con armi arriva a 250.000 tra femmine, maschi, bimbi rapiti e drogati. I primi due Protocolli sono stati ratificati dall’Italia con legge 11 marzo 2002, n. 46: “Ratifica ed esecuzione dei protocolli opzionali alla Convenzione dei diritti del fanciullo, concernenti rispettivamente la vendita dei bambini, la prostituzione dei bambini e la pornografia rappresentante bambini ed il coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati, fatti a New York il 6 settembre 2000”.
I rapporti sul reclutamento dei bambini impiegati nelle manifestazioni non pacifiche e nelle guerre da parte di gruppi armati e da milizie filo-governative sono sconcertanti. I bambini, se non muoiono nei combattimenti, vengono uccisi dalla droga, dalla violenza e dagli abusi sessuali subìti dai loro superiori dei gruppi armati. Quasi 6.000 sono i bambini sfruttati in Congo, di cui circa 30 sono femmine, tutti reclutati nelle forze armate e gruppi armati. Circa l’80% dei casi si concentra nelle zone di Nord Kivu e Sud Kivu.
Oltre 70 i casi di reclutamento in Afghanistan. Soldatini di 8 anni arruolati per la costruzione di armi, ordigni esplosivi e trasporto di provvigioni. Almeno 10 sono stati reclutati da gruppi armati per condurre attacchi suicidi.
Non si hanno informazioni precise, né tantomeno chiare sull’uso di minori nella guerra del Sud Sudan, ma le Nazioni Unite hanno verificato il maggior reclutamento e l’impiego di ragazzi tra i 14 e i 17 anni di età proprio in queste zone: 252 minori. Inoltre, è stato registrato lo sfruttamento di bambine e ragazze a fini di violenza sessuale.
Riempirono il modulo e mi chiesero l’età ma quando dissi che avevo 16 anni, lui mi diede uno schiaffo e disse: “Tu ne hai 18. Rispondi 18”. Mi fece di nuovo la domanda e io risposi “ma questa è la mia vera età”. Il sergente chiese allora: “Perché sei entrato nell’esercito?”. Io risposi: “Contro la mia volontà. Sono stato catturato”. Allora mi disse: “Ok, tieni la bocca chiusa”, e riempì il modulo. Io volevo tornare a casa e lo domandai ma loro si rifiutarono. “Per favore”, chiesi, “fatemi almeno fare una telefonata”. Ma dissero no anche a questo”.
Myanmar (Birmania). Zaw Oo, racconta come per la seconda volta fu costretto a entrare nelle milizie Tatmadaw Kyi nel 2005. (Testimonianza raccolta da Human Rights Watch)
Ci davano tonnellate di droga tutto il tempo, per farci sentire forti e coraggiosi e per obbedire ai loro ordini, non importava quali fossero. Spesso prendevo oppio e valium. Penso che siano molte le cose che non riesco a ricordare a causa della droga che ci davano. Ero come controllato da demoni. Ma io so che sono quello che ha commesso di tutto e mi sento male quando penso a tutto ciò che ho fatto. Non esiste niente peggio della guerra”.
Liberia. Henri. (Testimonianza raccolta dall’UNICEF)
Nata e cresciuta a Roma, si laurea presso l'Accademia di Costume e Moda di Roma, trattando la propria tesi sulla "Nascita e l'evoluzione del giornalismo di moda". Curiosità, determinazione e voglia di crescere professionalmente caratterizzano il mio profilo.
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