La povertà sta rubando ai bambini anche la gioia della festicciola per il proprio compleanno. Oltre alla difficoltà di comprare libri nuovi e vestiti, partecipare alle gite scolastiche che la scuola ancora insiste a proporre, incurante del fatto che sempre meno famiglie possono caricare sul proprio bilancio anche il costo di un viaggio culturale – dal 2008 ad oggi i nuclei indigenti sono passati dal 18 al 25% – oggi la crisi rischia di impedire di far spegnere le candeline sulla torta.
E’ quanto racconta il sesto Atlante dell’Infanzia (a rischio) ‘Bambini senza. Origini e coordinate delle povertà minorili’, diffuso oggi da Save the Children. Secondo il dossier, che è stato presentato questa mattina presso la Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani, alla presenza del Presidente del Senato Pietro Grasso, e consegnato ieri nelle mani del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in Italia circa un bambino su 20 non può contare su due paia di scarpe l’anno (di cui almeno uno utilizzabile in ogni stagione) e non riceve un pasto proteico al giorno. La pubblicazione è ampia e dettagliata, corredata da oltre 60 mappe, sulle deprivazioni – la sottrazione di ciò che è necessario, ovvero dei diritti naturali e inalienabili di ogni essere umano – che colpiscono bambini e adolescenti in Italia e sul devastante impatto dell’illegalità e corruzione sulle loro vite.
Bambini sempre più fragili e poveri di futuro, esposti a sfide sempre più difficili. Nuovi nati, penalizzati fin da subito, sulla testa dei quali grava un’ipoteca di oltre 36 mila euro di debito pubblico, il più alto d’Europa. Destinati ad essere sempre meno nel prossimo futuro, 15 ogni 100 nel 2030 (-1,5% rispetto ad oggi), con sempre minor peso politico (4% incidenza voto, -0,2%). Con aiuti di poche decine di euro: 25 euro annui la spesa pro-capite dei comuni in servizi per l’infanzia e famiglie in alcune regioni del Sud. Di questo passo, nel 2030 100 persone in età da lavoro dovranno farsi carico di 63 inattive, per due terzi anziane. Peggio ancora, nel 2050 la fascia di popolazione tra gli 83 e gli 85 eguaglierà quella 0-2 anni.
Continuando su questa china consumiamo l’idea di futuro delle generazioni più giovani. Ma, soprattutto, stiamo mettendo una pesante ipoteca sull’avvenire nostro e del mondo dopo di noi.
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