Banche, sofferenze in crescita, ma la crisi rallenta

Continua a peggiorare la qualità del credito bancario, anche se a ritmi inferiori rispetto al passato. Lo rende noto Abi, nel suo bollettino di analisi mensile.

Significativo il dato sulle sofferenze bancarie lorde che, nel gennaio 2015, hanno raggiunto una cifra di quasi 185,5 miliardi di euro, 25 in più rispetto all’anno precedente per una percentuale pari a +15,6% su base annua. Le sofferenze nette, invece, si attestano a circa 81,3 miliardi di euro (+2,6% la variazione annua, in decelerazione rispetto al +22,9% di gennaio 2014).

Un impatto elevato in tutti i settori. Rispetto al periodo pre-crisi si è registrato, riferisce lo studio dell’Abi, un marcato “peggioramento per le imprese più piccole: da dicembre 2007 a gennaio 2015 il rapporto in questione è più che triplicato nel complesso del settore privato (da 3,3% all’11,3%)”. Più che raddoppiato, invece, per ”le famiglie produttrici (dal 7,1% al 16,3%)” e quadruplicato per le “imprese non finanziarie (dal 3,6% al 16,3%)”.

Primi deboli segnali di attenuazione stanno arrivando sul versante dei pagamenti delle imprese. L’associazione, riportando numeri elaborati dall’osservatorio sui protesti e pagamenti delle imprese, riferisce che nel terzo trimestre del 2014 la percentuale di imprese che saldano le fatture oltre i 60 giorni è il 7,3%, in diminuzione rispetto all’8,6% registrato nel quarto trimestre del 2013. Da registrare anche la maggior velocità nei tempi medi di liquidazione.

Non cala, anzi, aumenta tendenzialmente, il numero di fallimenti delle imprese: 15.651 le imprese che hanno aperto una procedura fallimentare nel 2014, in aumento del 10,7% rispetto al 2013.

Resta negativa anche la dinamica dei prestiti bancari a febbraio, sebbene sia in costante miglioramento. Sulla base delle stime, il totale dei prestiti ai richiedenti in Italia si attesta a 1.821,1 miliardi di euro, con una variazione di -1,4% su base annua.

In ripartenza, invece, il mercato dei mutui, con un aumento di oltre il 35% in termini di valori cumulati tra novembre 2014 e gennaio 2015 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In crescita anche i flussi economici legati alle nuove operazioni di credito a consumo, all’8,1% su base annua.

Migliora leggermente anche la variazione annua dei prestiti a residenti in Italia al settore privato che a fine febbraio 2015 risultano pari a 1.552,4 miliardi di euro contro i 1.450 miliardi a fine 2007. I prestiti a famiglie e società non finanziarie ammontano “a 1.405 miliardi di euro, segnando una variazione annua lievemente negativa, pari a -1,4%, il miglior risultato da luglio 2012”.

Aumentano anche le attività finanziarie delle famiglie italiane. Strumenti come i fondi comuni, depositi, azioni e partecipazioni fanno registrare tutti segni positivi, mentre diminuiscono le obbligazioni bancarie.

“Dall’analisi degli ultimi dati disponibili sulle attività finanziarie delle famiglie in Italia – spiegano gli analisti – emerge come tale aggregato ammonti a 4.016 miliardi di euro nel terzo trimestre del 2014, con un aumento su base annua del 5,1%”.

Il quadro di massima che indicatori e analisti continuano a disegnare è quello di un sistema che tenderebbe a lasciarsi alle spalle la crisi.

Complici le operazioni monetarie europee, i fondi stanziati a copertura delle erogazioni di risorse economiche ai cittadini e, in generale, gli sforzi per garantire l’accesso al credito, questi primi mesi del 2015 sono stati all’insegna di una possibile ripresa.

Ripresa che, però, è e resta flebile. Ad oggi infatti le variazioni economiche positive, come le reazioni di mercato, si registrano anche solo su annunci di intervento e progetti di riforma. Il mercato, dunque, è pronto a riprendere la corsa. Sempre che agli annunci seguano – presto – azioni capaci di rivoluzionare davvero il contesto strutturale e i tessuti produttivi del Paese.

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