Ben Hur Live, il musical andato in scena a Londra due anni fa con grande successo, è arrivato finalmente nella capitale e promette fino alla fine di novembre di tener desto il pubblico della Nuova Fiera di Roma con un’esperienza teatrale a 360°, pensata a tutto tondo in due ore di spettacolo. L’omonimo film con protagonista Charlton Heston vinse 11 Oscar ed è tutt’oggi il film più premiato di tutti i tempi fra le produzioni di Hollywood, già leggenda dagli inizi del 1900 con il best seller di Lewis Wallace.
Il musical non vuole essere certo da meno rispetto al film e al libro. L’Impero Romano e la Galilea ai tempi della nascita di Cristo rivivono infatti in un’arena di 2000mq supportata da effetti speciali mozzafiato, con la polvere che si alza durante le gare delle bighe. Emozionante sono anche le parti che mettono in scena 4 quadrighe, trainate da 40 cavalli, su un’area di 30X60 metri lanciate in una sfrenata corsa a massima velocità. La scenografia é imponente, gli effetti speciali sono elettrizzanti, “rock and roll” come ha detto il batterista dei Police, Stewart Copeland, che ha curato la colonna sonora. Copeland, conosciuto come creatore di celebri colonne sonore di oltre 60 film, è solo uno dei tanti illustri scelti in un team creativo di rango mondiale. La regia è di Philip Wm. McKinley che ha già firmato grandi produzioni come Hair o Spider Man. Per la versione italiana la voce narrante è quella di Luca Ward (Russell Crowe nel Gladiatore), a cui abbiamo rivolto delle domande sullo spettacolo.
Perché la gente dovrebbe andare a vedere la versione live di Ben Hur?
In Italia difficilmente si vede uno spettacolo del genere, che è più adatto ad un pubblico inglese o comunque europeo. E’ quindi l’occasione più unica che rara di essere catapultati in un film dal vivo in latino ed aramaico: uno show pensato per il pubblico, in un sincronismo perfetto di luci, suoni e azioni. E’ uno spettacolo adatto ai giovani di oggi che purtroppo non conoscono questa storia, addirittura più attuale di allora. Oggi come ieri infatti tutto ruota intorno al potere che, come diceva il grande Henry Kissinger, “è l’afrodisiaco supremo”.
La scena che l’ha più colpita?
La battaglia delle navi, delle galee romane, spinte ognuna da una settantina di uomini con un effetto di luci incredibili.
Cos’è che le ha fatto accettare di fare la voce narrante?
L’idea di partecipare come unico italiano a una produzione straniera che ha un cast stellare. L’unico rammarico è che non posso essere presente tutte le sere come andrebbe fatto, ma altri impegni lavorativi purtroppo me lo impediscono.
Qual è la differenza nel doppiare un film come Il Gladiatore ed uno spettacolo teatrale come Ben Hur?
E’ completamente diverso, mentre nel primo devi calarti nel personaggio e metterci tutto te stesso, qui si tratta solo di narrazione, non deve esserci un’interpretazione marcata. A quella pensano gli attori.
Lo show si avvale di professionisti del settore, da McKinley a Copeland. Come si è trovato a lavorare con loro? Cosa le hanno dato a livello umano?
Ciò che sorprende è la loro estrema semplicità. Sono professionisti dotati di una grande comunicativa, che ridimensionano un attimino le manie di grandezza di noi italiani, che già dopo due film ci sentiamo arrivati. All’estero le cose vanno meglio, qui abbiamo perso proprio il lume della ragione.
Perché il ritorno dei grandi film storici fa business?
Quando si parla dell’antica Roma nasce immediato l’interesse, perché ciò che hanno fatto è talmente grande che induce rispetto. Oggi non siamo capaci in due anni di rifare il raccordo anulare, loro invece in poco tempo costruivano intere città.
Ben Hur Live in Europa e In Italia: è recepito in maniera differente?
L’Europa è più predisposta al genere Musical, in Italia non ne abbiamo ancora la cultura. Paradossalmente Ben Hur è più conosciuto dai giovani tedeschi che dai ragazzi italiani che mi chiedono “Ma che è sto Ben Hur?”. Da padre di tre figli è davvero preoccupante vedere l’ignoranza delle nuove generazioni.
Quale remake oggi di un film storico potrebbe avere lo stesso effetto? E avrebbe un ugual successo?
Se dovessero fare Il Gladiatore versione Musical avrebbe un successo portentoso, ma penso anche a film intensi come Braveheart o Pulp Fiction che, se supportati da professionisti del settore, come nel caso di Ben Hur, avrebbero una buona resa teatrale.
Da bambino lei amava questo genere di film? E che reazione ha avuto quando le hanno proposto il ruolo?
Ben Hur l’avrò visto una ventina di volte, ho una passione smodata per tutti i film storici. Sono molto contento del ruolo anche perché penso che tutta la nostra storia si svolga intorno a quel nodo cruciale che è il bacino del Mediterraneo. Parte tutto da qui.
I suoi prossimi progetti lavorativi?
Sto girando Le tre rose di Eva, una serie in dodici puntate per Canale 5, una storia appassionante, una sorta di Elisa di Rivombrosa dei tempi moderni. Spero abbia un buon riscontro anche perché ormai il pubblico è stanco di storie ed attori sempre uguali. La tv commerciale è statica e ripetitiva e Sky presto la soppianterà, facendola da padrone.
Erika Eramo
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