Paolo Borrometi, 35 anni, professione giornalista. Segni particolari: scomodo. Laureato in Giurisprudenza, il collega Paolo ha iniziato l’attività giornalistica nel 2010 collaborando con il Giornale di Sicilia. Poi, dal 2013 collabora con l’AGI (Agenzia Giornalistica Italia) e nello stesso anno fonda la testata giornalistica di inchieste online www.laspia.it. Una ‘creatura’ che a Borrometi costerà, sin da subito, svariate minacce da parte della criminalità organizzata ragusana[e siracusana.
Perché le sue inchieste giornalistiche sono tante e pesanti. Una di queste, pubblicata sulla testata online, contribuirà allo scioglimento del comune di Scicli, meglio conosciuto come il palcoscenico a cielo aperto della fiction televisiva “Il commissario Montalbano”, per infiltrazioni mafiose.
Il 16 aprile del 2014 Paolo viene aggredito da incappucciati e l’aggressione gli provoca una grave menomazione alla mobilità della spalla. Le minacce continuano, fino all’incendio della porta di casa. Da allora vive sotto scorta dei Carabinieri. Il Procuratore aggiunto della Direzione Distrettuale Antimafia di Catania, che indaga sulla mafia delle province di Siracusa e Ragusa, nel dicembre del 2017 ha lanciato un ulteriore allarme sui rischi per la vita di Borrometi, in un’intervista a Fan Page, dicendo che: “Se c’è un giornalista che rischia la vita in Italia questo è Paolo Borrometi”.
Per questa motivazione l’AGI lo ha trasferito da Ragusa a Roma. Ma pesanti minacce di morte sono continuate anche sui social network. Fino alle notizie trapelate grazie a un lancio Ansa del 10 aprile dove si riporta quanto scritto dal Gip Giuliana Sammartino nell’ordinanza che ha portato all’arresto di 4 persone per un attentato dinamitardo all’auto dell’avvocato Adriana Quattropani, avvenuto nel dicembre scorso. Il clan catanese dei Capello, su richiesta del boss siracusano Salvatore Giuliano, “stava per organizzare un’eclatante azione omicidiaria” per “eliminare lo scomodo giornalista” Paolo Borrometi, direttore del sito laspia.it, per le sue inchieste sul territorio.
In un colloquio che risale all’8 gennaio scorso, intercettato dalla polizia che indaga sull’attentato dinamitardo avvenuto a Pachino (Siracusa), il boss Salvatore Giuliano ‘consiglia’ all’imprenditore Giuseppe Vizzini di fare uccidere il giornalista Paolo Borrometi: “Ma..ma perché non si ammazza, ma fallo ammazzare che cazzo ti interessa…”. Agli arresti, per l’ordigno sotto la vettura dell’avv. Quattropani sono finiti Giuseppe Vizzini, 54 anni, i suoi figli Simone e Andrea, di 29 e 24 anni, e Giovanni Aprile, di 40. Proprio mentre ‘scava’ sull’attentato, la polizia di Siracusa ‘ascolta’ gli indagati e scopre il progetto di agguato al giornalista ‘scomodo’ Borrometi. Un episodio gravissimo, non contestato nell’ordinanza, ma riportato per dare forza all’aggravante di avere favorito la mafia ai quattro indagati. E’ Giuseppe Vizzini, scrive il Gip di Catania Giuliana Sammartino, a “commentare con i figli le parole di Salvatore Giuliano, il quale, forte dei suoi legami con i Cappello di Catania, stava per organizzare un’eclatante azione omicidiaria”. Giuseppe Vizzini, parlando con i figli, intercettato, annuncia: “succederà l’inferno!”, una “mattanza per tutti!”. “Scendono 5-6 catanesi – prevede – un’auto rubata, una casa in campagna… la sera escono… dobbiamo colpire a quello! Bum a terra!”. Giuseppe Vizzini riferisce ai figli le parole di Giuliano: “mi disse: ‘lo sai che ti dico, ogni tanto un murticeddu vedi che serve! Per dare una calmata a tutti!'”.
Quella registrata dalla polizia nell’inchiesta di Pachino è la punta di un iceberg di cinque anni di un’escalation di insulti, minacce, aggressioni e spedizioni punitive per Paolo Borrometi per le sue inchieste contro la mafia e il malaffare. Da tre anni è sotto scorta perché costante bersaglio di esponenti della mafia di Ragusa e Siracusa. Altre sue inchieste hanno riguardato il commissariamento per mafia di Italgas (la prima azienda quotata in borsa ad essere oggetto di questo provvedimento da parte del Tribunale di Palermo), il Mercato ortofrutticolo di Vittoria (il più grande del sud Italia), i trasporti su gomma gestiti dai Casalesi dai Mercati Ortofrutticoli. E poi ancora, la presenza mafiosa nel sudest siciliano di Cosa Nostra, e l’inchiesta giornalistica sulle “vie della droga dal Porto di Gioia Tauro fino alla provincia di Ragusa” (che anticiperà di qualche settimana la morte di un presunto boss della ‘ndrangheta, Michele Brandimarte, il 14 dicembre del 2014 proprio nella città di Vittoria). Altre inchieste hanno riguardato la mafia siracusana e i rapporti mafia e politica, come nel caso del Comune di Pachino ed Avola altre le piazze di spaccio a Siracusa città.
Attorno a Paolo Borrometi si sono stretti per esprimergli vicinanza e solidarietà esponenti di governo, politici, sindacalisti, associazioni, attori e società civile. Il premier Paolo Gentiloni gli ha telefonato manifestandogli “la vicinanza dello Stato nella quotidiana battaglia dell’informazione per la legalità e la democrazia”. “Tutto il sostegno ai giornalisti minacciati dalle mafie che fanno con serietà e coraggio il proprio lavoro”, come Paolo Borrometi e Federica Angeli, è espresso dal presidente della Camera Roberto Fico. Il leader del M5s, Luigi Di Maio, auspica che “i giornalisti che rischiano la vita per raccontare la verità, non siano lasciati soli dallo Stato” e il ministro della Giustizia, Andrea Orlando ricorda che “tutti noi dobbiamo molto a chi ogni giorno con coraggio racconta la mafia”. “Siamo al fianco di Paolo Borrometi. Contro ogni minaccia e intimidazione mafiosa”, afferma il segretario reggente del PD Maurizio Martina. Solidarietà al giornalista è arrivata anche dal governatore della Sicilia, Nello Musumeci, che auspica la notizia “serva a scuotere le coscienze, sensibilizzando, ancora di più, l’opinione pubblica”, e dal presidente dell’Ars Gianfranco Micciché, che gli è “grato e vicino per il suo prezioso lavoro d’inchiesta”. Ma anche da Fnsi, Ordine dei giornalisti, Unci, Libera, da Cgil, Cisl e Uil, dalla Fondazione Caponetto. E dagli attori siciliani Ficarra e Picone: “Piena solidarietà a tutti quei giornalisti che ogni giorno con coraggio raccontano il nostro Paese per tentare di migliorarlo: #NonLasciamoliSoli”.
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *
Salva il mio nome, email e sito web in questo browser per la prossima volta che commento.
Δ
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
© Copyright 2020 - Scelgo News - Direttore Vincenzo Cirillo - numero di registrazione n. 313 del 27-10-2011 | P.iva 14091371006 | Privacy Policy