Ennesima giornata nera per le Borse asiatiche, ma in compenso si svegliano quelle europee: Milano ha chiuso in rialzo del 4,7%.
Dopo il crollo di ieri, con lo Shanghai composite index in ribasso dell’8,5%, anche oggi le tre piazze della Repubblica popolare cinese hanno fatto registrare perdite consistenti: Shanghai ha ceduto il 7,6%, Shenzhen il 7%. Hong Kong, in controtendenza, ha recuperato appena lo 0,7% grazie ai rialzi di Hang Seng Bank (+3,91%) e China Resources (+3,87%), forti della pubblicazione dei risultati semestrali.
La People’s Bank of China, la Banca centrale di Pechino, ha cercato in tutti i modi di invertire la tendenza, ma nessuna delle misure adottate per tutta la giornata di contrattazioni ha potuto fermare l’avvitamento. La tendenza non si è invertita né quando il Tesoro ha investito 30 miliardi di dollari in operazioni sul mercato aperto, né quando ha organizzato un’asta di buoni a tre mesi per 60 miliardi di yuan al tasso del 3%, mai così basso dal 2010.
Alla fine della giornata, però, la PBOC ha trovato la chiave di volta in un taglio combinato dei tassi e dei ratios delle riserve bancarie.
Secondo quanto suggeriscono gli analisti, la manovra dovrebbe puntare a “favorire i fondamentali dell’economia piuttosto che a rivitalizzare il mercato azionario in sé”.
In Estremo Oriente, la Borsa i cui indici sono rimbalzati più in alto è stata quella di Taipei, che ha chiuso in rialzo del 3,58%, seguita da Sidney (+2,72%) e Seul (+0,92%). Tokyo invece ha chiuso ancora in rosso del 3,96%, a causa del rafforzamento dello yen, che ha intimorito gli operatori.
Ad accogliere meglio di tutti la corsa ai ripari di Pechino sono state invece le borse europee, fra le quali si segnala Milano (+4,66%), che d’altra parte ieri aveva perso quasi il 6%. Seguono da vicino Parigi (+4,51%), Francoforte (+4,38%), Madrid (+3,48%) e Londra (+3,25%).
Ma la piazza del vecchio continente che ha recuperato di più è stata quella di Atene, che ha chiuso in attivo del 9%, trascinata da rialzi a due cifre dei titoli bancari – con Piraeus ed Eurobank addirittura oltre il 20% – e di Hellenic Telecom (+14%).
Segnali positivi arrivano anche dall’apertura della borsa di New York: il Dow Jones, che ieri aveva chiuso in ribasso, oggi ha ripreso a salire dell’1,13%, mentre il Nasdaq guadagna il 3,50% e lo S&P 500 l’1,3%.
Le notizie arrivate da Wall Street hanno dato un’ulteriore iniezione di fiducia agli operatori europei poco prima della chiusura, spingendo Milano a superare – anche se solo per pochi miinuti – la soglia del +5%.
Se questi rialzi si riveleranno in effetti segnali di un’inversione di tendenza o solo il rimbalzo che segue necessariamente il lunedì nero dipenderà anche dall’efficacia delle misure adottate dal governo cinese per compensare il crollo delle borse.
Intanto il premier Li Keqiang ha dichiarato che per il momento il governo non intende svalutare ulteriormente lo yuan.
Deciso per agevolare le esportazioni a fronte di una contrazione della produzione industriale più forte del previsto, e per scoraggiare l’uso dello yuan come moneta di riserva e la sua esposizione a manovre speculative, il deprezzamento della moneta nazionale ha già mostrato l’entità degli effetti collaterali che è in grado di generare.
F.M.R.
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