L’attentato di stamattina all’aeroporto di Bruxelles è stato compiuto da un terrorista suicida. La notizia diffusa da VRT, la tv di Stato belga in lingua fiamminga, è stata confermata dalla Procura. “È accaduto quello che temevamo”, ha detto il premier belga Charles Michel, “siamo stati colpiti da attacchi alla cieca”.
Intanto il bilancio degli attacchi è salito a 34 morti: 14 nell’aeroporto di Zaventem, altri 20 uccisi dall’esplosione nella metropolitana, all’altezza della fermata di Maelbeek, a pochi passi dalla sede della Commissione UE. I feriti sarebbero al momento oltre 130, tra cui tre italiani ma “nessuno di loro risulta nell’elenco dei feriti gravi” ha assicurato l’ambasciatore italiano a Bruxelles, Vincenzo Grassi.
I primi due ordigni sono esplosi nella sala partenze dell’aeroporto, vicino al banco dell’American Airlines e di fronte a una caffetteria, qualche minuto prima delle 8 di stamattina. Secondo l’agenzia Belga, testimoni avrebbero sentito qualcuno urlare in arabo e sparare colpi d’arma da fuoco appena prima dei boati. Le esplosioni hanno devastato la sala partenze, disintegrato le vetrate e staccato pezzi del rivestimento del soffitto. Mentre i sopravvissuti fuggivano dalla sala partenze in preda al panico, l’evacuazione del resto dell’aeroporto è avvenuta senza grossi incidenti. Lo scalo è stato circondato da un cordone di polizia e chiuso fino a nuovo ordine; in ogni caso non riaprirà prima di domani mattina. Tutti i voli in partenza e in arrivo sono stati cancellati, mentre gli aerei già in volo per Bruxelles sono stati dirottati verso gli aeroporti di Liegi e Charleroi.
Il bilancio forse salirà nelle prossime ore, ma avrebbe potuto essere ancora peggiore. Nella sala partenze dell’aeroporto di Zaventem sono state ritrovate bombe inesplose nascoste in borse all’apparenza innocue. Nel terminal è stato ritrovato anche un kalashnikov simile a quelli usati per gli attentati di Parigi dello scorso 13 novembre.
Poco più di un’ora dopo, alle 9.11, un’altra bomba è esplosa nella metropolitana, tra le stazioni di Maelbeek e Schuman, alle porte del “quartiere europeo”, la zona della città dove sorgono le sedi della Commissione e del Consiglio UE. A causa dell’esplosione, un convoglio è deragliato e ne ha colpito un altro che viaggiava nel senso opposto. Le forze dell’ordine hanno bloccato tutto il traffico nella zona, sia per consentire alle ambulanze di spostarsi liberamente, sia per prestare i primi soccorsi ai feriti in strada. La vicepresidente della Commissione UE, la bulgara Kristalina Georgieva, ha invitato il personale dell’amministrazione comunitaria a non uscire di casa.
L’Isis, come riferisce l’agenzia russa Tass, ha rivendicato gli attentati attraverso l’Amaq News Agency, network vicino allo Stato islamico. Anche su Twitter diversi sostenitori dell’ISIS hanno pubblicato messaggi di congratulazioni. L’hashtag usato – che dall’arabo si può tradurre #Bruxellesinfiamme – ricorda molto da vicino quello usato in occasione degli attentati a Parigi. Silenziosi, invece, i sostenitori noti di al-Qaeda. Negli altri attentati compiuti da simpatizzanti dell’ISIS in Europa, le rivendicazioni sono sempre arrivate qualche ora dopo i fatti, quando tutti gli attacchi erano conclusi e i responsabili morti o al sicuro.
Le autorità belghe hanno alzato al quarto livello, il massimo della scala, l’allarme su tutto il territorio nazionale e hanno chiuso le frontiere. Oltre ai voli, sono stati sospesi anche i collegamenti ferroviari e fermati tutti i treni Eurostar e Thalys da e per Bruxelles.
In città sono stati sospesi tutti i trasporti pubblici, compresi i taxi, e chiusi i musei. La metropolitana e la stazione centrale di Bruxelles sono state evacuate. Nel frattempo le autorità hanno schierato l’esercito nelle strade a difesa di tutti gli obiettivi sensibili, come previsto dal piano-catastrofi provinciale. Militari con armi pesanti sono stati schierati a difesa delle sedi delle istituzioni europee e del quartier generale della NATO. Imponente spiegamento di forze anche intorno agli obiettivi d’interesse nazionale: stazioni, aeroporti, il porto di Anversa e le centrali nucleari. Le telefonate dei cittadini hanno saturato il centralino del numero verde messo a disposizione dei cittadini dall’unità di crisi. Il traffico telefonico, in effetti, è impazzito in tutto il Belgio, tanto che le autorità hanno invitato la cittadinanza a dare e chiedere informazioni attraverso messaggi e social network.
Misure straordinarie per mantenere l’ordine sono state decise anche in Francia. Il ministro dell’Interno, Bernard Cazeneuve, ha mobilitato 1.600 tra poliziotti e gendarmi in tutto il Paese. 400 di loro, ha precisato, sono schierati a difesa di aeroporti, stazioni e metropolitane nell’Ile-de-France, la regione di Parigi. Misure del genere sono state decise anche a Londra, New York e in Italia.
Dalla BBC Frank Gardner, giornalista esperto di sicurezza e di lotta al terrorismo, ha puntato il dito contro la macchina della sicurezza belga. Gardner si è detto sorpreso non del fatto che l’attentato sia avvenuto, ma del successo degli attacchi. Ha accusato l’intelligence belga di non essere al passo con i colleghi degli altri Stati europei, e di mancanze nelle comunicazioni fra le varie autorità.
Anche Pieter van Ostaeyen, analista belga esperto di jihad, si è detto sorpreso dell’alto livello di coordinazione dimostrato dai terroristi in questa occasione. In un’intervista concessa al quotidiano Het Nieuwsblad, Van Ostaeyen ha avanzato l’ipotesi che gli attacchi di oggi abbiano costituito la reazione dei jihadisti belgi all’arresto di Salah Abdeslam. Secondo altri commentatori, attacchi così ben congegnati devono essere stati pianificati a lungo, prima dei blitz con cui le polizie europee erano convinte di aver assestato un duro colpo alla cellula di Molenbeek.
Gardner nota un’altra differenza fra la gestione dell’allarme terrorismo in Belgio e nel suo Regno Unito. Oltremanica, riferisce, sono stati gli stessi musulmani a impedire che gli elementi più pericolosi mettessero in atto i loro piani. Sono partite da loro le denunce che hanno messo gli investigatori sulle tracce degli aspiranti terroristi. In Belgio, invece, “questo ancora non accade”.
Filippo M. Ragusa
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