La processione della Madonna delle Grazie a Tresilico, frazione di Oppido Mamertina
Nel 2014 dobbiamo apprendere che simboli del sentire religioso cristiano vengono ancora “piegati” nel senso letterale del termine alla volontà di devozione verso la criminalità organizzata. E’ quanto è accaduto la scorsa settimana durante la processione della Madonna delle Grazie a Tresilico, frazione di Oppido Mamertina, provincia di Reggio Calabria. Anche se la notizia è trapelata solo nelle ultime 48 ore. La processione, imboccata via Ugo Foscolo, angolo Corso Aspromonte, dove è l’abitazione di Giuseppe Mazzagatti, 82enne, boss della ‘ndrangheta, condannato all’ergastolo e ora lì ai domiciliari, si è fermata e i portatori della statua della Vergine hanno “inchinato” la statua: inequivocabile segno di deferenza verso il mammasantissima, per poi riprendere a sfilare. Erano presenti il sindaco di Oppido Mamertina, Domenico Giannetta, parte della giunta, il parroco don Benedetto Rustico (primo cugino di Mazzagatti) e i carabinieri. Solo questi ultimi hanno preso le distanze dal gesto. Il maresciallo Andrea Marino e le forze dell’ordine presenti si sono defilati e hanno provveduto “a individurare i responsabili, evidenziando però la distanza da quell’iniziativa inaccettabile“, la precisazione del colonnello Lorenzo Falferi, comandante provinciale a Reggio Calabria. Nessun “abbandono del campo“, quindi, ma una netta presa dissociazione accompagnata da un’attività di identificazione dei “portatori” della statua e da un filmato. Tutto materiale riportato in una relazione che verrà trasmessa alla procura della Repubblica di Palmi e alla Dda. Almeno 25 i “portatori” che adesso rischiano delle contestazioni di reato e con loro l’uomo che ha dato loro l’ordine di omaggiare il boss: si potrebbe andare dal semplice oltraggio a qualcosa di ben più grave. A stabilirlo saranno i pubblici ministeri.
Il sindaco di Oppido Mamertina, Domenico Giannetta, in carica da appena 40 giorni, ha fornito la sua versione l’accaduto: “A un certo punto, durante la processione, il comndante della stazione (il maresciallo Andrea Marino, ndr) è venuto da me e mi ha detto: io me ne vado. Gli ho chiesto il motivo: E lui: perchè è una forma di riverenza verso un boss e non lo posso accettare. io, la mia giunta, perfino il comandante della polizia municipale che era accanto a me, siamo rimasti un pò scossi“. Il primo cittadino ha anche negato qualsiasi forma di inchino della statua: “Ma quale inchino. Solo una rotazione, come tutti gli anni. E verso una strada dove è vero che è ai domiciliari un boss ma dove abitano anche tante altre persone per bene“. “Il capo della stazione occupa quel ruolo da sette anni. E allora mi chiedo: se è vero che la processione è uguale a se stessa da una vita, perchè tutto questo tempo per inscenare questa protesta? L’ho anche chiamato per chiederglielo ma non mi ha risposto. Forse non può farlo. Continuo a non conoscere le sue motivazioni, se le conoscessi mi schiererei senza problemi con lui. Ma così posso solo dire che devo difendermi da una cosa che non esiste. Io e la mia amministrazione siamo qui da soli 40 giorni e non c’entriamo nulla. Spiegherò tutto al prefetto“, ha concluso il sindaco.
Immediate anche le reazioni del mondo della politica. Il ministro degli Interni, Angelino Alfano, ha così commentato: “La lotta a tutte le mafie è anche nei comportamenti di chi si oppone ad antiche servitù e soggezioni alle loro logiche di violenza“. Il ministro ha anche usato aggettivi durissimi per stigmatizzare l’episodio, definito “deplorevole e ributtante“.
E la Chiesa? Il vescovo di Oppido Mamertina, Francesco Milito, ha deciso di prendere , anch’egli, le distanze dal gesto e di voler nominare una commissione d’inchiesta. “Non sapevo nulla di tutto ciò. Ho appreso dell’accaduto solo dopo, dalla stampa”, la spiegazione del vescovo. Di certo c’è che un’eventualità del genere era nell’aria al punto da indurre il maresciallo Andrea Marino, prima che la processione avesse luogo, a diffidare parroci e comitato organizzatore dell’evento dall’effettuare quella sosta. Invito caduto nel vuoto. Quanto al legame di parentela del parroco don Benedetto Rustico con Giuseppe Mazzagatti, il vescovo replica: “Per quanto riguarda il parroco non consento a nessuno di indicarlo come un capro espiatorio“.
Di ben altro tenore, le dichiarazioni rese da Monsignor Nunzio Galantino (nominato il 25 marzo segretario generale della Conferenza episcopale italiana direttamente da Papa Francesco), vescovo di Cassano allo Jonio, cioè la località dove, due settimane orsono, si era recato in visita pastorale proprio Papa Francesco che aveva lanciato la scomunica nei confronti dei mafiosi: “Mi sono sentito tradito. Chi ha ha fatto inchinare la statua ha commesso un doppio peccato: ha stravolto il senso della processione cercando di avallare il comportamento di chi serve il male: un mafioso può farsi fare tutti gli inchini che vuole, circondarsi di Bibbie e immaginette, ma non ha niente a che fare con la Chiesa, sta fuori e basta. Inoltre, quello non era neppure un inchino ma un vero atto di sottomissione. La Madonna può inchinarsi di fronte alla povertà, davanti a chi ha bisogno, a chi si converte sinceramente. Ma non davanti ad un delinquente. E’ assurdo“.
Nicola Gratteri
Anche il procuratore della Dda di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, ha espresso tutta la propria preoccupazione: “Le parole del Papa sono state ascoltate da tutti ma poi in pratica non sono osservate. Quanto accaduto appare come una sfida a quelle parole. Il Papa – ha aggiunto il magistrato – non ha rivolto un invito ma ha intimato a tutti di comportarsi da cristiani. Bene il comportamento dei Carabinieri che hanno capito quanto stava accadendo. La Procura farà il suo lavoro“. “Ora voglio cercare di capire cosa faranno e quali saranno le azioni dei vescovi della Calabria così come voglio vedere – ha concluso Gratteri – quale sarà il comportamento di tutti i sacerdoti. Mi auguro che la Chiesa non abbia tentennamenti così come accaduto per la Vara (la sacra effige della Madonna, ndr) portata a spalle da gente che si professava cristiana ma che di cristiano non aveva proprio nulla“.
A margine di questa penosa vicenda non si può dimenticare anche la reazione alle parole di Bergoglio dei detenuti nel carcere di Larino: “Se siamo scomunicati, a messa non vale la pena andarci“.
Papa Francesco
“Quando non si adora il Signore si diventa adoratori del male, come lo sono coloro che vivono di malaffare, di violenza, la vostra terra, tanto bella, conosce le conseguenze di questo peccato. La ‘ndrangheta è questo: adorazione del male e disprezzo del bene comune. Questo male va combattuto, va allontanato, bisogna dirgli di no. La Chiesa che so tanto impegnata nell’educare le coscienze, deve sempre più spendersi perché il bene possa prevalere. Ce lo chiedono i nostri ragazzi“, le durissime parole pronunciate da Papa Francesco due settimane fa a Cassano. La speranza di tutti noi è che non cadano anche queste nel vuoto.
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