La Cannabis legale è diventata illegale. Con una decisione che travolge un settore in piena espansione – oltre 20,87 punti vendita in Italia, per non parlare degli investimenti nella filiera della canapa, dalla coltivazione alla lavorazione e distribuzione – le sezioni unite penali della suprema corte hanno deliberato che «la legge non consente la vendita o la cessione a qualunque titolo dei prodotti derivati dalla coltivazione della cannabis», come l’olio, le foglie, le inflorescenze e la resina». Viene posto quindi uno stop ad una ulteriore espansione dei punti vendita dei prodotti ricavati da infiorescenze femminili di Canapa Light Sativa e povera di THC, la sostanza responsabile degli effetti psicoattivi della cannabis.
Prima di questa sentenza, definitiva e inappellabile, la Procura generale della Cassazione aveva chiesto, davanti alle sezioni unite penali della Suprema Corte, di «trasmettere gli atti alla Corte Costituzionale» in merito alla questione della cannabis light su cui si erano già espresse, con contrarie interpretazioni, la Quarta e la Sesta sezione della Cassazione (se per la prima il commercio di canapa light è vietato, per la seconda è lecito).
«Al di là delle considerazioni esposte, è comunque incontrovertibile l’esistenza, nella materia in esame, di un contrasto giurisprudenziale, onde si ritiene necessario rimettere alle Sezioni unite la risoluzione del quesito di diritto» recita l’ordinanza della Quarta corte dell’8 febbraio 2019.
Il giudizio le sezioni unite penali della suprema corte è destinato ad avere un impatto enorme su una delle fette più dinamiche dell’economia italiana. L’Aical, Associazione italiana cannabis light (la Confindustria della marijuana), pur in assenza di dati certificati è in ghrado di affermare che il mercato della canapa in Italia vale oggi circa 80 milioni di euro, in crescita a tassi del 100% l’anno. Un valore che comprende l’intera filiera: coltivazione, distribuzione, fino alla vendita di oltre 100 prodotti come fiori, tisane, oli, cosmetici, fino alle farine per la piadina. In tre anni, il numero di negozi di canapa light nel nostro Paese è passato da zero a oltre 3.000.
“E’ una sentenza che dice che ci si può divertire in altra maniera. Non ci sono droghe che fanno più male o meno male. Il messaggio è chiaro: la droga fa male tutta e sempre”.
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