La California dice sì alla legalizzazione della cannabis a scopo ricreativo ma protestano i piccoli coltivatori locali. Da oggi la marijuana diventa a tutti gli effetti “cura e delizia” per i ragazzi americani, senza la croce (e quindi il rischio) di venire arrestati.
Il grande stato di 40mila abitanti dice sì con una percentuale del 55%, alla Proposition 64, una risoluzione più votata dell’elezione presidenziale che ha segnato il trionfo di Donald Trump. La California si unisce così a Colorado, Oregon, Alaska e stato di Washington, nella legalizzazione dell’uso della marijuana non solo a scopo terapeutico.
Con l’approvazione della Proposition 64, tutti coloro che hanno raggiunto la maggior età (21 anni, in America ndr.) potranno non solo possedere fino a 28 grammi di droga leggera per uso personale ma anche coltivarla, fino ad un numero di sei piante, direttamente nella loro cameretta o sul davanzale della cucina senza subire la minaccia dei genitori di chiamare la polizia (anche se si spera che rimanga quella di cacciarli via di casa).In altre parole, la cannabis viene considerata da oggi come l’alcool e dovrà sottostare ai controlli ma soprattutto alla tassazione statale della produzione attraverso un accisa del 15%.
Ma potrebbe non essere tutto oro ciò che luce. Nello stato di Washington, dopo la legalizzazione a scopo ricreativo, vi è stato un effetto negativo sui prezzi calmierati dei pazienti che hanno dovuto quindi pagare di più l’acquisto della sostanza. Oltre a questo, i grower, i piccoli coltivatori locali della California sentono pendere su di loro la scure delle grandi corporation e la monopolizzazione del mercato della cannabis da parte delle multinazionali. Ed infatti, è la seconda volta che gli abitanti dello stato della West Cost sono chiamati ad esprimersi su una proposta di legge simile. Ma, diversamente da oggi, il primo tentativo, la Proposition 19, non passò e vinse il no con una maggioranza del 53,5%.
Anche in Italia, dove l’uso della cannabis è permesso a scopo terapeutico per malattie come Aids, cancro ed epilessia, vi è attualmente un movimento che si batte per la legalizzazione delle droghe leggere. La proposta di legge è stata presentata dall’intergruppo parlamentare di legalizzazione della cannabis guidato dal senatore e sottosegretario agli Esteri, Benedetto Della Vedova nel luglio 2016 ma poi, sommersa da quasi duemila emendamenti, soprattutto da Area Popolare, era stata rimandata a settembre.
L’iniziativa, sostenuta da elementi della minoranza Pd, del M5S, di Sel e di Gruppo Misto, non ha ottenuto l’appoggio del Governo, ma tra i 60 deputati che a marzo hanno contribuito alla stesura del testo presentato a luglio, troviamo anche deputati della maggioranza come l’ex candidato Pd a sindaco di Roma, Roberto Giachetti. Al momento, la proposta di legge sottoscritta da 218 parlamentari, approdata in Aula a settembre dopo la discussione in commissione Giustizia alla Camere, è stata di nuovo rimandata alla commissione ed è rimasta bloccata lì, in attesa di ulteriori pronunciamenti.
“Che il ritorno in commissione sia de profundis”, aveva scritto su Twitter il deputato di Forza Italia, Luca Squeri.
Cosa prevede la proposta di legge italiana per la legalizzazione della cannabis. Eccetto che per i minorenni, per i quali il possesso ricreativo viene vietato, tutti coloro che hanno 18 anni potranno detenere fino a 15 grammi di marijuana (13 in meno rispetto ai ragazzi americani) e sarà permessa la coltivazione in casa fino a 5 piante. La vendita potrà avvenire solo all’interno di negozi muniti di regolare licenza mentre resterà off limits l’importazione e l’esportazione della droga leggera fuori dai confini nazionali. Rimangono i divieti di fumo nei luoghi pubblici (compresi i parchi) e di guida se in stato di alterazione.
Laurea magistrale in Storia contemporanea presso L'Università degli studi Roma tre. Master di primo livello I mestieri dell’Editoria, istituito da “Laboratorio Gutenberg” di Roma con il patrocinio del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale presso “Università Sapienza di Roma”. Dopo la laurea ho svolto uno stage presso Radio Vaticana, dove ho potuto sperimentare gli infiniti linguaggi della comunicazione.
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