L’omicidio del vice brigadiere Mario Rega Cerciello rimane un giallo con troppi punti oscuri. I magrebini non c’erano, i colpevoli sono due studenti americani di 19 e 20 anni, si chiamano Christian Gabriel Natale Hjorth ed Elder Finnegan Lee, quest’ultimo, esecutore materiale dell’omicidio, ma la dinamica dei fatti così come emersa finora, fa acqua da molte parti.
Il fermo per omicidio volontario e tentata estorsione è arrivato al termine di un lungo interrogatorio svoltosi a Regina Coeli ieri pomeriggio. Uno dei due sospettati, il ventenne Elder, ha confessato di aver affondato per almeno otto volte la lama di un coltello nel corpo del carabiniere di 35 anni, nella notte tra il 25 e 26 luglio scorsi, in pieno centro a Roma. Ora però Elder si avvale della facoltà di non rispondere. L’arma del delitto è stata ritrovata dai carabinieri nascosta dietro un pannello nel soffitto della stanza dove alloggiavano i due americani, al Palace Visconti Hotel Meridien di via Federico Cesi, a pochi passi dal luogo dell’omicidio.
Eppure nel primo brogliaccio la dichiarazione del collega di Mario Rega Cerciello era stata diversa, aveva dichiarato infatti che due magrebini erano coinvolti nell’omicidio. La pista dei nordafricani è durata solo 24 ore. Il perché di questa dichiarazione è ancora tutto da chiarire.
Comunque al momento, la ricostruzione ufficiale dei fatti è questa: sono circa le 24 di venerdì, i due americani gironzolano nei pressi di piazza Mastai, zona Trastevere. Cercano droga, cocaina. Si avvicinano a Sergio Brugiarelli, un intermediario con i pusher di zona e gli chiedono una dose. Lui non ne ha, ma gli indica dove possono acquistarla. I due americani vanno e la comprano per 100 euro. Si appartano e utilizzano la droga subito. Si accorgono però che è una fregatura, non è cocaina ma aspirina. Tornano a piazza Mastai per cercare lo spacciatore che gliel’ha venduta, ma si è dileguato, c è però la prima persona a cui si sono rivolti. Nasce una discussione, chiedono la restituzione dei 100 euro. Ma Brugiarelli non li ha. Gli rubano il borsello con il cellulare all’interno e scappano via.
E’ a questo punto che la dinamica dei fatti è chiara perché le fonti ufficiali rendono nota la telefonata tra il Brugiarelli, (probabilmente un informatore, incaricato di controllare la piazza di spaccio trasteverina) e il 112 dove il rapinato racconta di aver subito il furto del borsello con cellulare e documenti a Piazza Gioacchino Belli. Spiega di aver contattato i ragazzi americani scappati via di corsa per chiedere un appuntamento e recuperare il perduto. Inizia il ricatto.
Di fatto i due carabinieri, intervengono ma in borghese. Disarmati si dice in un primo momento, con la pistola di ordinanza quando si fanno gli opportuni accertamenti. Sono loro ad andare, al posto del presunto informatore, all’appuntamento fissato con i due americani, in via Pietro Cossa in zona Prati.
Altra incongruenza: chi ha deciso la missione? Perché i militari erano in borghese? Per non insospettire i due americani ricattatori? D’accordo, ma perché si sono mossi loro e non invece i colleghi della stazione “Muzio Clementi” , la più vicina, quella di Piazza Cavour? E perché non li hanno affiancati, come di norma, altre pattuglie nascoste e pronte a intervenire? Quelle che, dopo l’accoltellamento, avrebbero potuto inseguire i due studenti?
I due militari erano in borghese, ma si sono subito qualificati come carabinieri. Nasce una colluttazione, Elder Finnegan Lee estrae un coltello e colpisce a morte il vice brigadiere. Il militare muore al pronto soccorso del Santo Spirito. I responsabili dell’omicidio scappano e tornano in albergo, a pochi passi dal luogo del delitto. Un hotel di lusso.
Insomma, una vicenda con ancora molte contraddizioni, finita nel peggiore dei modi, e con 6 attori: i due americani, lo spacciatore, l’intermediario e i due carabinieri.
I due americani in cerca di droga, sono due studenti di famiglie facoltose, che si muovono agevolmente a Trastevere, rione storico pieno di turisti, un tempo sede della “Festa de Noantri” e delle osterie romane, ora, una piazza di spaccio. Pesante e diffuso. Una realtà che a Roma, tutti conoscono.
Poi c’è l’anomalia dell’”intermediario” che chiama i carabinieri, ultimo anello della catena dell’assurdo.
Ma quello che non lascia indifferenti in questa tragedia, c’è anche l’utilizzo del web, tra retorica e odio. Ecco il post su facebook dell’insegnante del liceo “Pascal” di Romentino vicino Novara: “Uno di meno, e chiaramente con uno sguardo poco intelligente, non ne sentiremo la mancanza”.
Un commento agghiacciante, pieno di livore e accanimento che in questo momento stona vergognosamente con un fatto tragico come l’omicidio di un carabiniere. L’autrice del post, insegnante di lettere e storia dell’arte, ora si scusa: “Ho commesso un gravissimo errore, sono stata stupida”.
Una considerazione però si impone perché questa non è stupidità, è violenza allo stato puro che può generare altra violenza. Siamo di fronte ad una dichiarazione talmente grave sulla quale il ministero dell’Istruzione dovrebbe prendere in seria considerazione l’eventuale sospensione dall’insegnamento. Chi scrive frasi del genere infatti non è solo un irresponsabile ma un cattivo maestro da tenere lontano dai giovani.
Sul caso dei due studenti assassini peraltro, come in occasione dell’omicidio di Perugia che vide coinvolta Amanda Knox, all’epoca supportata addirittura dalla Clinton, è scattata la mobilitazione e la strategia dell’attenzione da parte dei media americani. Il consolato USA ha già disposto legali gratuiti e assistenza per i due connazionali, mentre i tabloid statunitensi paragonano la vicenda della Knox ai fatti di Roma. La task force ingerente e patriottica d’oltreatlantico si è dunque messa in moto. Adesso lo scontro si trasferisce nelle aule dei tribunali
Cosa succederà nel futuro processo ai due giovani americani? Difficile dirlo. In quella occasione però la giustizia italiana dovrà dimostrare di non farsi intimidire da pressioni di qualsiasi natura e andare avanti senza guardare in faccia nessuno perché ci troviamo di fronte ad un omicidio commesso da due ragazzi giovani si ma anche tremendamente vigliacchi e cinici, mossi da futili motivi Ma intanto sarà fondamentale non lasciare buchi neri nella ricostruzione dei fatti. Il resto, cioè la verità oggettiva, verrà da sé. E forse, Mario Rega Cerciello, i cui funerali si terranno domani a Somma Vesuviana, potrà avere pace e giustizia.
Barbara Ruggiero
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