È andato in scena lunedì 13 gennaio al Teatro Argentina di Roma Casa d’altri, monologo per la regia di Giuseppe Bertolucci interpretato da Antonio Piovanelli.
Un’assurda vecchia, un assurdo prete e tutta un’assurda storia da un soldo”.
Le ultime parole della pièce sembrano riassumere alla perfezione la singolarità della vicenda rievocata. Un incontro-scontro tra il conforto della religione e il tormento della miseria umana è quello che si consuma tra un parroco di montagna e la vecchia Zelinda, sola e disperata, che chiede di poter porre fine ai suoi giorni e di poter ricevere per questo un’assoluzione che non potrà che esserle negata.
Il monologo è tratto dal racconto di Silvio D’Arzo, pseudonimo di Ezio Comparoni, scomparso prematuramente all’età di trentadue anni senza aver possibilità in vita di veder pubblicato quello che viene unanimemente ritenuto il suo capolavoro, definito da Montale «un racconto perfetto».
Il testo si avvale di una scrittura essenziale, che alterna l’italiano corrente al dialetto – in aderenza all’ambientazione appenninica in cui la storia si dipana –, in un climax ascendente che culmina nella straziante richiesta della vecchia di “poter finire prima”.
Il prete, la voce resa ora enfatica ora flebile dal vino e dallo sconforto, immerso in un’atmosfera intima e raccolta – rappresentata adeguatamente da una scenografia minimale – si lascia andare ai ricordi in mezzo ad uno sparuto gruppo di avventori – che duplicano e indirizzano la funzione di ricezione propria del pubblico.
Quella che viene tratteggiata è la cronaca di una disfatta, l’inettitudine del religioso a proferire parole sincere ed adeguate – che non appartengano ad un codice già preordinato, che non siano “cose d’altri” – che inducano la vecchia a desistere dall’intento esiziale che puntualmente metterà in pratica.
Particolarmente efficace la recitazione di Piovanelli – chiamato tre volte alla ribalta ad accogliere gli applausi del pubblico – capace di conferire ritmo e giusto spessore al testo interpretato, oltre che offrire una significativa caratterizzazione dei due personaggi: il volto sconfitto e avvilito del prete, la maschera livida e straziante della vecchia Zelinda.