Mentre Roma affonda e fa i conti, dopo i funerali del boss Casamonica, con una delle pagine più brutte e sconcertanti della sua storia, arrivano i primi segnali di reazione al degrado gestionale amministrativo e istituzionale cui il sindaco Marino, il ministro degli interni Alfano ed il prefetto Gabrielli ed in ultima analisi, lo stesso presidente del consiglio Renzi, vorrebbero condannarla. Dopo la squallida esibizione dei Casamonica boys, con tanto di concertino sulle note della colonna sonora del Padrino di Francis Ford Coppola, Roma prova a scrollarsi di dosso quelle immagini di un autentico sfregio alla città Mafia Capitale che molti delinquenti e tantissimi vili vorrebbero davvero così.
Ma vivaddio la Capitale non è quella vista alla basilica del Tuscolano giovedì scorso. Già il giorno dopo alcune decine di cittadini avevano presidiato la scalinata di San Giovanni Bosco per ribadire che il Tuscolano è un quartiere pulito, onesto. Pulito e onesto come quel luogo, una basilica ricordiamo, gestita dai salesiani e affidata ad un Don Abbondio particolare, al secolo Don Giancarlo Manieri, bugiardo e arrogante al punto da negare l’evidenza dei fatti e la gravità di quanto portato a termine in dispregio del dettato della stessa Chiesa in materia di mafia e stili di vita mafiosi.
Per un attimo vorremmo estendere e far nostra quella scomunica e quello scandalo come denunciato dallo stesso Osservatore Romano. E lo vogliamo fare ricordando e sottolineando il profondo disgusto che questi fatti provocano nella gente onesta (tanta, tantissima che ama profondamente questa città) soprattutto quando poi a tutelare il cittadino non provvedono quanti dovrebbero farlo in nome e per conto dello Stato nell’ambito delle loro funzioni. E veniamo ai personaggi che popolano questo teatrino della vergogna.
Il sindaco Ignazio Marino. Come al solito anche stavolta ha fatto finta di nulla. Come se quanto accaduto non lo riguardasse. Di lui si sono perse le tracce da quindici giorni. E’ quasi certo che si trovi al sole dei Caraibi con gli amici di Oltreoceano, quelli che a suo dire avrebbero veramente capito di che pasta è fatto un personaggio incapace, sfuggente, falso e faccia di bronzo come lui. Nell’attesa del suo rientro e del verdetto che nelle prossime ore dovrà dire se la Capitale è veramente una città permeata e dominata dalle cosche più o meno organizzate e strutturate, sulle responsabilità dell’amministrazione capitolina il quadro è chiarissimo. Quel funerale che ha sputtanato l’Italia nel mondo (le immagini dello show funebre sono ormai virali su Internet) ha visto gli uomini del Comune parte attiva, attivissima nella buona riuscita di questa esibizione tanto vergognosa quanto pecoreccia. Vigili urbani in motocicletta ed auto hanno scortato il corteo aperto da una carrozza trainata da sei cavali neri e seguita da nove furgoni carichi di fiori e soprattutto 250 auto cariche di anime in pena, che alla fine avevano bloccato l’intero quartiere fino a rendere difficoltoso il traffico sullo stesso Raccordo anulare.
E come se non bastasse, finita la cerimonia che doveva aprire “le porte del cielo” al caro estinto, un usuraio sinti accredidato, insieme al suo clan, di estorsioni, rapine, lesioni, riciclaggio e spaccio di stupefacenti, entrava in azione l’Ama che con un tempismo incredibile puliva piazza e dintorni raccogliendo anche i petali di rosa lanciati da quell’elicottero venuto da Napoli a sorvolare senza autorizzazione i tetti del Tuscolano.
Incredibile schiaffo alla Capitale più sporca e indecorosa che mai dell’intera Unione Europea. Ma prima di chiudere sulle responsabilità del sindaco ricordiamo che Marino, dalla spiaggia, ha fatto sapere di non essere al corrente della circostanza che al clan dei Casamonica erano stati assegnati, nel tempo ben settanta appartamenti di proprietà dell’amministrazione comunale, ovvero della cittadinanza romana. Bugiardo, impudente, indecente. Non conosciamo altri vocaboli per definire questo sindaco da operetta.
Procura di Roma. Anche qui con un tempismo senza precedenti considerato il momento generale e soprattutto il periodo, a tre parenti del boss viene accordata dai magistrati di turno la scarcerazione dai domiciliari per poter partecipare al ridicolo show funerario.
Prefettura. Tutti hanno ormai capito Gabrielli e la sua politica di acquiescenza verso chi lo ha messo alla guida della città. Sorriso soddisfatto da vecchio democristiano incallito, di quelli che alla fine fottono tutti con la parola d’ordine: resistere resistere resistere. Sulla poltrona a dispetto di tutto. E’ lui il responsabile della catena di comando dove nella sua relazione riscontra, bontà sua, “errori e gravi lacune” ma che alla fine fa sapere che a pagare non sarà nessuno. Una beffa che si aggiunge al danno d’immagine che ha spinto il Movimento Cinque stelle a denunciare sia Gabrielli che Alfano. Due pericoli pubblici da tenere lontano insieme a Marino, da Roma e dai suoi cittadini stanchi e disgustati.
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