Gli italiani hanno paura e vedono con preocupazione crescente il proprio futuro e la possibilità di integrazione multirazziale. Ma questo stato d’animo che i ricercatori non esitano a definire “sovranismo psicologico” ha messo radici anche tra le nuove generazioni dove si guarda con sempre minore fiducia a possibili via di fuga in materia di lavoro. Ecco le ragioni sociali di quel ” sovranismo psichico ” spiega il 52mo rapporto del Censis che vede il rancore andare a braccetto con la cattiveria. La delusione per lo sfiorire della ripresa e per l’atteso cambiamento miracoloso ha incattivito gli italiani. Ecco perché si sono mostrati pronti ad alzare l’asticella. Si sono resi disponibili a compiere un salto rischioso e dall’esito incerto, un funambolico camminare sul ciglio di un fossato che mai prima d’ora si era visto da così vicino, se la scommessa era poi quella di spiccare il volo. E non importa se si rendeva necessario forzare gli schemi politico-istituzionali e spezzare la continuità nella gestione delle finanze pubbliche. E’ stata quasi una ricerca programmatica del trauma, nel silenzio arrendevole delle élite, purché altrove vincesse sull’attuale. E una reazione pre-politica con profonde radici sociali, che alimentano una sorta di sovranismo psichico, prima ancora che politico. Che talvolta assume i profili paranoici della caccia al capro espiatorio, quando la cattiveria- dopo e oltre il rancore- diventa la leva cinica di un presunto riscatto e si dispiega in una conflittualità latente, individualizzata, pulviscolare. Il processo strutturale chiave dell’attuale situazione e l’assenza di prospettive di crescita, individuali e collettive, sottolinea il Censis. In buona sostanza l’Italia è ormai il Paese dell’Unione europea con la più bassa quota di cittadini che affermano di aver raggiunto una condizione socio-economica migliore di quella dei genitori: il 23%, contro una media Ue del 30%, il 43% in Danimarca, il 41% in Svezia, il 33% in Germania. Il 96% delle persone con un basso titolo di studio e l’89% di quelle a basso reddito sono convinte che resteranno nella loro condizione attuale, ritenendo irrealistico poter diventare benestanti nel corso della propria vita.
E il 56,3% degli italiani dichiara che non è vero che le cose nel nostro Paese stiano cambiando veramente. Il 63,6% è convinto che nessuno difende interessi e identità della nazione, ognuno deve pensare da sé. La scarsa sopportazione degli altri sdogana poi i pregiudizi, anche quelli prima inconfessabili. E qui il quadro si aggrava. Le diversità dagli altri sono percepite come pericoli da cui proteggersi: il 69,7% degli italiani non vorrebbe come vicini di casa i rom, il 69,4% persone con dipendenze da droga o alcol. Il 52% è convinto che si fa di più per gli immigrati che per gli italiani, quota che raggiunge il 57% tra le persone con redditi bassi. Sono i dati di un cattivismo diffuso che erige muri invisibili, ma spessi. Rispetto al futuro, il 35,6% degli italiani è pessimista perché scruta l’orizzonte con delusione e paura, il 31,3% è incerto e solo il 33,1% è ottimista. Il mosaico che emerge dalle ‘Considerazioni generali’ del Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese nel 2018, non ha nulla di tranquillizzante. La sicurezza poi è la preoccupazione primaria di tutti: il 63% degli italiani vede in modo negativo l’immigrazione da Paesi non comunitari (contro una media Ue del 52%) e il 45% anche da quelli comunitari (rispetto al 29% medio). I più ostili verso gli extracomunitari sono gli italiani più fragili: il 71% di chi ha più di 55 anni e il 78% dei disoccupati, mentre il dato scende al 23% tra gli imprenditori. Il 58% degli italiani pensa che gli immigrati sottraggano posti di lavoro ai nostri connazionali, il 63% che rappresentano un peso per il nostro sistema di welfare e solo il 37% sottolinea il loro impatto favorevole sull’economia. Per il 75% l’immigrazione aumenta il rischio di criminalità. Cosa attendersi per il futuro? Il 59,3% degli italiani è convinto che tra dieci anni nel nostro Paese non ci sara’ un buon livello di integrazione tra etnie e culture diverse.
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