Cambiamenti climatici globali, inondazioni da piena, discioglimento dei ghiacciai e sovraccarico di temperature elevate. La soluzione alle calamità naturali e ai disastri ambientali del nostro pianeta potrebbe essere la costruzione di città galleggianti autosufficienti.
A progettare strutture così avveniristiche ci hanno pensato disegnatori, ingegneri e architetti di paesi diversi. Due ingegneri serbi, Aleksandar Joksimovic e Jelena Nikolic, sono gli autori del Noah’s Ark project, città sostenibile galleggiante in grado di preservare la vita sulla terra in caso di enormi disastri naturali.
Noah’s Ark project presenta una serie di anelli a schiera con torri sottomarine profonde che agiscono come alimentatori per aumentare la stabilità, in grado anche di sostenere la vita grazie alla presenza di campi terrazzati in cui coltivare, raccogliere acqua piovana e generare energia attraverso le fonti naturali facilmente reperibili: sole, vento ed energia delle onde. Noah’s Ark project si sviluppa con una serie di arche collegate tra loro da gallerie subacquee collegate alla terra ferma. Tra gli altri comfort sono previste foreste, spiagge e una riserva naturale per gli animali.
Il progetto, realizzato su modello, è già stato illustrato nei dettagli ad architetti ed ingegneri. Chiaramente ispirato alla storia del personaggio biblico di Noè, la Noah’s Ark vuole essere l”arca ipertecnologica sulla quale rifugiarci qualora le nostre città fossero in grave pericolo.
Sempre sulla stessa linea c’è il progetto Lilypad, disegnato da Vincent Callebaut, un modello di città completamente autosufficiente galleggiante che mira a fornire un riparo per i futuri profughi del cambiamento climatico. Progettato per apparire come una ninfea, è destinato ad essere una città a zero emissioni che galleggia nel mare. Ogni modulo Lilypad è stato considerato per ospitare 50.000 persone, con una laguna artificiale al centro e tre creste che creano un ambiente vario per i suoi abitanti.
Ognuna di queste città galleggianti è progettata per poter essere posizionata vicino alle coste o in mare aperto, a seconda delle necessità.
E non è ancora finita: c’è Sub-Biosphere2, creata dal designer londinese Phil Pauley: una città per la vita subacquea. Pensata anch’essa come centro autosufficiente e galleggiante, Sub-Biosphere2 si compone di otto comunità in cui sono presenti altrettanti biomi (sistemi ambientali complessi), capace di accogliere 100 abitanti. Nel progetto c’è un bioma centrale, circondato da otto biomi sferici periferici, estesi per una larghezza di 340 metri, con un’altezza sopra il livello dell’acqua di 120 metri. Il supporto centrale controlla tutti i sistemi di vita all’interno della città: aria fresca, acqua, cibo, elettricità e pressione atmosferica. È prevista anche una banca dei semi per la coltivazione di colture idroponiche (la terra è sostituita da argilla, perlite, fibra di cocco, la di roccia, ecc.) per produzioni controllate in grado di garantire cibo ai suoi abitanti.
Nata e cresciuta a Roma, si laurea presso l'Accademia di Costume e Moda di Roma, trattando la propria tesi sulla "Nascita e l'evoluzione del giornalismo di moda". Curiosità, determinazione e voglia di crescere professionalmente caratterizzano il mio profilo.
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