La chiamano “l’anti-Greta” o addirittura “l’antidoto Greta” e fino a due settimane era praticamente sconosciuta al grande pubblico. Ora che è stata reclutata dall’istituto Heartland, un think tank americano che difende le posizioni “climatosceptic”, così come le politiche ambientali ed economiche del governo Trump, Naomi Seibt è la testimonial dei negazionisti del cambiamento climatico.
Nessuna sindrome di Asperger e solo tre anni in più di maturità anagrafica, rispetto a Greta Thunberg, per la 19enne di Münster, nella Germania occidentale, che si definisce come una “scettica sul clima” o “realista del clima”. Questa settimana terrà il suo discorso più importante al raduno dei conservatori: sarà il più grande palcoscenico per la Seibt, che dice di essere una “influencer di YouTube“, dove dichiara ai suoi seguaci che la sua rivale e gli altri attivisti sostenitori nell’imminente catastrofe climatica stanno suscitando un’isteria inutile, “un ‘allarmismo dei cambiamenti climatici” che “al suo interno è un’ideologia spregevolmente anti-umana”.
Lei, invece, afferma di essere “senza un programma, senza un’ideologia”. Invece sappiamo che a sostenerla ci sono personalità di spicco dell’estrema destra tedesca e sua madre, un avvocato, ha rappresentato in tribunale politici del partito Alternative für Deutschland (AfD).
Il clima infatti arriva come ultimo e recente impegno: piuttosto, ad interessarla prima era la possibilità che la Germania “diventi una dittatura comunista”, il fenomeno degli immigrati e l’emergenza profughi, la “libertà d’espressione”, la “possibilità di essere forti senza dover essere necessariamente femministe”, l’orgoglio di essere tedeschi, lo stato sociale. Insomma, gli argomenti della destra tedesca, con posizioni spesso vicine a quelle dell’Alternativ für Deutschland (“Alternativa per la Germania”), con cui tuttavia la Seibt nega qualsiasi vicinanza.
Ora l’Istituto americano che la sostiene non fa segreto dell’intenzione di rendere Naomi “l’anti-Greta”, annunciando la partecipazione della youtuber alla prossima Conferenza di azione politica conservatrice (CPAC) organizzata dalla destra americana, dove terrà un discorso sull’allarmismo climatico, “per fornire un messaggio realistico sui cambiamenti climatici contro il catastrofismo sterile”, ha affermato il think tank in una nota.
Perché, questo è vero, che anche se il titolo di “anti-Greta” non le piace, attribuendolo alla “manipolazione dei media”, Naomi è in netta antitesi con la parole pronunciate dalla svedese al Forum di Davos. A contrapporle è un ‘non’ sostanziale: il “voglio che non abbiate paura e che invece pensiate” della debuttante tedesca fa da contraltare alla frase della collega svedese “voglio che abbiate paura e che poi facciate qualcosa”. E, a proposito della Thunberg, afferma ancora Noemi che “dà molto fastidio vedere come questa povera ragazza venga strumentalizzata”, aggiungendo di non avercela con lei, in quanto “giovane e innocente. Io credo che sia anche intelligente – dice – E’ solo preparata male”.
Fiducia contro catastrofismo? Verità contro bufale o bufale contro verità?
Quello che traspare con grande evidenza è l’acceso dibattito politico che c’è anche sotto un argomento che dovrebbe interessare tutti in egual modo: il clima e i cambiamenti ambientali causati da un insieme di fattori, non ultimi i comportamenti umani lontani da quello che serve per conservare un bene prezioso: la vita, la continuità della specie che solo un grande tesoro come il nostro Pianeta, con le sue immense e insostituibili ricchezze, può assicurare.
In altre parole, se esiste un consesso scientifico molto consistente che indica che siamo in presenza di un preoccupante riscaldamento del sistema climatico, dovuto per la maggior parte alla grande concentrazione di gas serra, una delle principali sfide attuali sulla quale siamo chiamati a confrontarci è quella di prendere coscienza della necessità di cambiamenti di stili di vita, di produzione e di consumo. Una sola ricetta, ma valida per tutti indistintamente.
Alessandra Binazzi
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