Si delineano sempre più le responsabilità di Bankitalia nella gestione della crisi degli istituti di credito. Ed il vaso di Pandora che si scopre grazie alle audizioni presso la commissione parlamentare che sta indagando su ruoli e responsabilità di quanti, pur sapendo, ignorarono o peggio coprirono malefatte e imbrogli a danno dei risparmiatori, si arricchisce sempre più di nuovi incredibili scenari.
Stavolta a finire nel mirino è ancora una volta la Banca d’Italia accusata di grave negligenza nella gestione della crisi di Banca Veneta. E la sciabolata per Palazzo Koch e per il discusso ma purtroppo riconfermato governatore Visco stavolta arriva dalla Consob che dice: sulle criticità di Banca Veneta la Vigilanza non ci avvertì: all’epoca dei fatti, nel 2013, “dall’istituto centrale non furono segnalate anomalie”.
Un’accusa gravissima di cui oggi se ne è fatto carico il direttore generale di Consob, Angelo Apponi in audizione alla Commissione banche. Banca d’Italia non segnalò alla Consob “problemi” di Veneto Banca in vista dell’aumento di capitale del 2013, anzi, indicò che l’operazione era “strumentale a obiettivi previsti dal piano per effettuare eventuali acquisizioni coerenti con il modello strategico della banca salvaguardando liquidità e solidità”.
Come dire che Banca Veneto, per ispettori e governatore aveva tutte le condizioni favorevoli e le carte in regola per affrontare un non facile aumento di capitale visti numeri e sofferenze che la Banca denunciava già da tempo.
Angelo Apponi in Commissione ai parlamentari che chiedevano perchè Consob non fosse intervenuta nonostante ci fossero segnali di crisi dell’istituto veneto, lascia in eredità ai commissari che indagano, un macigno in termini di responsabilità. Un passaggio tecnico dalla sostanza inequivocabile chiarisce bene il contesto che avrebbe meritato ben altre scelte.
“Le reazioni della Consob – ha spiegato Apponi – dipendono dal tipo di informazioni e dalla convergenza di indizi. L’ispezione si fa quando esistono sufficienti indizi”. Ovvero l’ispezione a Banca Veneto l’avremmo potuta fare insieme ad una approfondita valutazione sul prezzo delle azioni solo in presenza di precisi indizi di criticità. “Riteniamo – dice ancora Apponi – che sia stata seriamente trattata con una nota nel prospetto informativo che è il documento previsto dalle norme comunitarie, può piacere o no. All’epoca non avevamo indizi e infatti abbiamo proceduto quando ci hanno informato”.
Apponi ha quindi ribadito che “Se avessimo avuto segnali di quella profondità avremmo reagito in maniera diversa”. E’ evidente che Consob in questa maniera cerca di tenere lontano da se lo scottante capitolo delle responsabilità ma è altrettanto vero che all’epoca,per colpa di Bankitalia venne meno, in termini di mancata vigilanza, il quadro delle certezze operative che doveva portare al salvataggio della banca. Il comportamento di Visco fu omertoso? O peggio complice di una colossale truffa ai danni dei risparmiatori? Sarà la commissione a deciderlo. Restano le accuse.
Secondo il direttore generale di Consob la lettera di Bankitalia dell’8 maggio 2013, alle sollecitazioni di chiarimenti da parte della Consob “non mi sembra che segnalasse una sofferenza, anzi prevedeva un’acquisizione”. E con quel via libera sarebbe poi arrivato, per i rispamiatori, quelli piccoli e indifesi, un autentico diluvio finanziario. Una sorte risparmiata ai clienti importanti come l’ex ragioniere generale della Stato, Andrea Monorchio, grande azionista di Banca Veneto che prima del crak sarebbe stato liquidato insieme a decine di altri corrrentisti Vip. Per loro una provvidenziale scialuppa di salvataggio, per gli altri, tutti gli altri, un calvario pagato con i soldi dello Stato e le dolorose perdite per decine di migliaia di risparmiatori.
Oggi, dopo l’audizione dei vertici Consob si è risvegliata anche la politica. Il candidato premier pentastellato Di Maio parla di “tragico teatrino”, mentre il presidente del Pd Orfini giudica “di particolare gravità quanto emerso” presso la commissione banche.
Giornalista per caso. Anni di ufficio stampa in pubbliche istituzioni, dove si legge e si scrive solo su precisi argomenti e seguendo ferree indicazioni. Poi, l'opportunità di iniziare veramente a scrivere. Di cosa? di tutto un po', convinta, e sempre di più, che informare correttamente è un servizio utile, in certi casi indispensabile.
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