Nel momento in cui sul presidente Andrea Camporese pende una richiesta di rinvio a giudizio per truffa, appropriazione indebita e corruzione, e mentre i conti dell’Inpgi mostrano significative crepe, i giornalisti, preoccupati per le conseguenze che l’attuale crisi potrebbe avere sul futuro dell’Istituto, si mobilitano e chiedono a gran voce segnali di discontinuità rispetto al passato.
Pensioni, sussidi per i tantissimi colleghi disoccupati, tagli alla sanità, attacco ai diritti acquisiti, manovre sul patrimonio immobiliare, sviluppi giudiziari: sono questi i temi sui quali ieri, nel corso di un pubblico dibattito presso la sede nazionale dell’Ordine dei Giornalisti in via Parigi, 11 a Roma, si è cercato di fare il punto della situazione.
A rilanciare l’iniziativa “Salviamo l’Inpgi”, ovvero la petizione lanciata dal blog “GiornalistiMAG” per opporsi all’attuale gestione, e che ha già raccolto circa 500 firme all’interno della categoria, è stato il gruppo dei primi firmatari che nelle scorse settimane avevano deciso di richiamare l’attenzione della categoria sui gravissimi problemi dell’Istituto di Previdenza.
E per porre fine “al muro di omertà e silenzio” calato da tempo su questo momento drammatico dell’istituto, ieri, nel corso del dibattito, sono state annunciate le prossime tappe di quella che i promotori considerano una “mobilitazione indispensabile” a fare chiarezza sui tanti lati oscuri dei guai giudiziari del presidente Inpgi Camporese. A cominciare dai rapporti esistenti, nell’ambito dell’inchiesta Sopaf, tra alcuni banchieri romani e gli attuali vertici Inpgi, tra cui la famiglia Nattino, che attraverso la società InvestiRe (gruppo Finnat) gestisce Fip, il fondo di investimento in immobili pubblici oggetto dell’indagine della Procura di Milano sulla presunta truffa da parte di Sopaf a danno delle casse dell’Inpgi e dell’Enpam.
E sono sempre i banchieri romani, con la stessa società InvestiRe sgr, a gestire il Fondo immobiliare Inpgi “Giovanni Amendola” creato nel 2013, dopo avere vinto un bando di gara poco trasparente e sul quale già da tempo si chiede all’Istituto, e al suo presidente, di fare chiarezza.
I giornalisti italiani stanno pagando e pagheranno, secondo quanto denunciato, il ritardo di amministratori ciechi. Il patrimonio dell’Inpgi è stato già eroso per far fronte alla mancanza di liquidità e per pagare pensioni, tasse e altre spese, fatti, questi ultimi, che costringeranno l’Ente a svendere, probabilmente presto, buona parte del proprio patrimonio immobiliare.
All’incontro erano presenti, tra gli altri, i rappresentanti nazionali della Fnsi Pierangelo Maurizio, Luigi Ronsisvalle e Daniela Stigliano, l’ex componente del Cda Inpgi, Enzo Cirillo, il giornalista de “Il Sole 24 Ore”, Nicola Borzi, l’ex presidente dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia, Franco Abruzzo e l’ex consigliere generale dell’Inpgi, Pino Nicotri, Corrado Giustiniani, presidente della Siai, sindacato inquilini di case Inpgi, Pierluigi Franz consigliere d’amministrazione dell’Istituto di Previdenza, Stefania Giacomini, vicepresidente Unione nazionale giornalisti pensionati e Romano Bartoloni, presidente dei cronisti romani.
Per richiamare l’attenzione di tutti i colleghi sul problema più delicato e scottante tra quelli all’ordine del giorno della tavola rotonda, tutti gli interventi hanno sottolineato la necessità “di non procedere ad operazioni avventate riguardanti l’eventuale vendita del patrimonio immobiliare”, vista l’attuale situazione di squilibrio dei conti, situazione che mette a rischio la stessa garanzia della riserva matematica che la legge vuole in 5 anni di disponibilità finanziaria per tutte le pensioni degli aventi diritto.
Al termine del dibattito è stato redatto un documento con il quale i promotori dell’iniziativa “Salviamo l’Inpgi” hanno di fatto diffidato i vertiti dell’Istituto su due punti chiave dell’attuale crisi: la necessità di una maggiore trasparenza, per quanto riguarda l’accesso agli atti, ed una formale diffida sulla dismissione del patrimonio.
Ecco il testo:
“Di fronte alla grave situazione economica di squilibrio previdenziale dell’Istituto, diffidiamo il Consiglio di amministrazione convocato per il 2 dicembre prossimo a dare seguito alle decisioni affrettate e dai contorni poco chiari sulla dismissione del patrimonio immobiliare dell’Inpgi per far fronte alla mancanza di liquidità e a compiere qualsivoglia iniziativa che vincoli l’azione e la politica del futuro Cda che sarà eletto a fine febbraio.
Invitiamo inoltre i ministeri vigilanti, nonché la Presidenza del Consiglio dei ministri e la Commissione parlamentare di vigilanza sulle Casse privatizzate, a intervenire per impedire che decisioni di tale portata vengano prese da amministratori in scadenza di mandato e attori negli ultimi anni di una gestione che ha messo in forse il futuro stesso delle pensioni dei giornalisti italiani”,
Sempre su iniziativa del gruppo “Salviamo l’Inpgi”, è ripresa nel frattempo la raccolta di firme che – secondo quanto precisato dai promotori – prossimamente saranno presentate, accompagnate da una relazione tecnica, alle Procure di Roma e Milano ed agli Organi vigilanti dei ministeri dell’Economia e del Lavoro.
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