Le imprese non essenziali dovranno fermarsi entro due giorni a partire da oggi, giusto il tempo di smaltire materiale in preparazione o in spedizione. Il tutto entro mercoledì prossimo.Vietato anche lasciare le città: non si oltrepassano le mura né per recarsi nella seconda casa né tantomeno per tornare al paese natio una volta che la fabbrica avrà chiuso e sospeso la produzione per 10-15 giorni . Questo fino al 3 aprile prossimo, su tutto il territorio nazionale.
Gli ultimi provvedimenti del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, annunciati nottetempo tra sabato e domenica, messi su carta e firmati solo ieri sera dopo una lunghissima giornata al ministero dello Sviluppo economico, all’articolo 1 let,tera a) si prescrive la “chiusura di tutte le attività produttive industriali e commerciali”, ad eccezione di quelle indicate nella tabella allegata al Dpcm pubblicato in G.U. questa mattina. L‘elenco delle attività che continueranno a rimanere aperte dopo la nuova stretta per contenere l’epidemia del Coronavirus, consta di 80 voci. L’allegato al Dpcm precisa che continueranno a essere consentite anche attività legate alle famiglie, dalle colf e badanti conviventi ai portieri nei condomini. Resteranno in funzione l’intera filiera alimentare per bevande e cibo, quella dei dispositivi medico-sanitari e della farmaceutica e, tra i servizi, quelli dei call center. La lista potrà essere aggiornata con decreto del Mise sentito il Mef. Non sono sospese invece “le attività professionali non sono sospese”. Per il resto il riferimento continua ad essere il DPCM dell’11 marzo scorso.
Al punto b) viene fatto divieto a tutte le persone fisiche di trasferirsi e spostarsi, con mezzi di trasporto pubblici o privati, in un comune diverso rispetto a quello in cui attualmente si trovano, salvo per comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza o per motivi di salute. Di conseguenza quanto prescritto nel DPCM dell’8 marzo art.1, comma1, lettera a) “è consentito il rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza”, non è più in vigore. Questa precisazione ha voluto scongiurare un’altra fuga in massa dalle stazioni e dai caselli del Nord, verso il Mezzogiorno, di studenti operai ed altre persone che al momento non hanno più motivo di continuare a soggiornare dove ora invece sono costretti a rimanere sino a nuove indicazioni.
“Più di così c’è solo il coprifuoco”, sembra abbia commentato qualche ministro o sottosegretario in attesa di quella benedetta firma sul sesto Dpcm (dal 1 marzo) maturato tra tensioni, minacce di sciopero da parte dei sindacati e polemiche interne. Un decreto con misure che la regione della Lombardia aveva chiesto a gran voce e che poi ha applicato, in misura ancora più rigorosa, prima di sabato notte e per un periodo più lungo, fino al 15 aprile. “Per la Lombardia valgono le mie”, ha detto Attilio Fontana che ha sospeso anche il lavoro dei professionisti. Conte invece mantiene in servizio avvocati, commercialisti, architetti, ingegneri e giornalisti. Salvo ripensamenti ulteriore decreto.
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