Un partito “per dare voce alla gente che ama gli animali e vuole difenderne i diritti, un mondo che nella storia della Repubblica italiana non è stato mai rappresentato politicamente”. Così Michela Brambilla ha definito il “Movimento animalista” fondato insieme all’ex premier Silvio Berlusconi e che intende presentarsi alle prossime elezioni come partito indipendente.
Se la deputata ed ex ministro del Turismo nel 2008, è ormai da anni associata ad iniziative legate alla tutela degli animali, è solo da poco che il nome del leader di Forza Italia sembra interessarsi al problema della salvaguardia dei cuccioli a quattro zampe (e non solo). Berlusconi ha infatti stato al centro di una tempesta mediatica ad aprile, quando è apparso come testimonial della Pasqua vegana con un tenero agnellino fra le braccia.
Dubbi su questo nuovo “partito degli animali” sono stati alzati da più parti e in particolare proprio da quel settore che da anni si adopera a favore della salvaguardia dei nostri amici a quattro zampe. Stiamo ovviamente parlando del mondo del volontariato e delle associazioni animaliste: “Il movimento di Brambilla farà danni al vero volontariato, che ha tutt’altra identità e non usa gli animali come strumento politico di propaganda, facendosi fotografare con cuccioli in grembo – afferma Michele Visone, presidente di Assocanili – Lo sa che, quando studiamo lo stress animale, nove volte su dieci usiamo filmati o foto di cani in braccio a politici o persone famose?”.
Per Visone, sarebbe stato più opportuno “fare una lista contro le false associazioni”, che oggi controllano il 75% del business del randagismo. “Non serve un partito – conclude – ma stabilire regole chiare per affrontare problemi come il traffico illegale di animali o i canili lager”.
Di diverso avviso invece Carla Rocchi, presidente Enpa (Ente nazionale protezione animali) e parlamentare dei Verdi negli anni ‘90: “Sono totalmente favorevole al movimento di Brambilla, finalmente si apre uno spazio nelle istituzioni per gli animali, vista la completa inerzia dei partiti da vent’anni a questa parte”.
Al di là del giusto e sbagliato però, vi sono però anche delle considerazioni politiche da fare. In primo luogo, appare difficile pensare al neo nato movimento animalista, come ad un gruppo scevro da logiche di partito, dal momento che proprio un partito (quello di Forza Italia) per il momento è l’unico coinvolto e che, la stessa Brambilla, quando una giornalista di Repubblica le ha chiesto se il Movimento era aperto anche alla sinistra ha sottolineato solo che “Matteo Renzi in quasi tre anni di governo non ha mai pronunciato la parola “animali”, senza aggiungere altro.
C’è poi un’altra questione da affrontare. E cioè l’effettiva probabilità che un partito tematico (sia esso a favore degli animali come in questo caso, o contro la caccia o la difesa dell’ambiente) possa ottenere voti sufficienti per dire la sua in Parlamento. Il mercato degli animalisti è in realtà piuttosto ghiotto (la Brambilla ha parlato di circa il 20% dell’elettorato italiano secondo Euromedia Research, ma si tratta più che altro della percentuale di persone interessate al tema più di quelle attivamente coinvolte).
Ma il fatto che la coscienza animalista degli italiani sia aumentata negli ultimi anni non significa che quest’ultima orienti le loro scelte di voto. Come sottolinea Antonio Noto, direttore di Ipr Marketing: “Il cittadino vota per il Paese, guarda alla sua tasca, alla qualità della vita, al lavoro, alle tasse. Non siamo in una nazione in cui regna il benessere a livelli tali da poterci permettere di votare pensando all’animale che ho a casa piuttosto che alla situazione economica della mia famiglia”. Insomma, il partito partito animalista non può avere il 20% di consensi perché c’è il 20% di italiani che hanno un cane o un gatto. “Pensiamo che Forza Italia arrivava al 22% nei tempi d’oro”, conclude Noto.
“Concretamente ritengo che questo partito non possa andare al di sopra del 2-3%, nella migliore delle ipotesi – aggiunge Fabrisio Masìa, direttore di Emg. Che comunque è più o meno quanto oggi potrebbero raccogliere singolarmente Mdp, Sinistra italiana, e gli alfaniani. Ma il fatto che questo partito non appaia come indipendente ma come un’emanazione di Forza Italia potrebbe spingere gli animalisti di sinistra a non votarlo”.
P.M.
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