Continua l’agonia di Yahoo, il colosso dei servizi online attivo dal 1994. Il Consiglio d’amministrazione vorrebbe mettere in vendita pezzi fondamentali del core business come la posta elettronica e le notizie. Lo sostiene il Wall Street Journal, che li valuta intorno ai quattro miliardi di dollari, suggerendo che possano interessare a società di private equity, media e telecomunicazioni.
In alternativa, l’azienda californiana potrebbe pensare di cedere la sua quota del 15% in Alibaba, gigante cinese delle vendite online, pari a circa 30 miliardi di dollari.
Ma su un’operazione del genere incombono due rischi. In primo luogo, dal fisco USA non è arrivata alcuna assicurazione che sull’eventuale vendita del pacchetto azionario non si applichi la tassazione ordinaria. Poi occorre ricordare che negli ultimi anni sono stati proprio i dividendi di Alibaba ad assicurare la sopravvivenza del gruppo, che in passato ne ha già dovuto sacrificare altre quote.
Per il CDA, mettere in vendita i gioielli di famiglia equivale a prendere coscienza che il risanamento dell’azienda avviato nel 2012 dal nuovo AD Marissa Mayer, già colonna portante di Google, è fallito senza appello, e che Yahoo sarà costretta a scendere dall’Olimpo dei servizi online, che occupa dagli anni novanta.
Da quando è arrivata la Mayer si sono moltiplicate le defezioni di dirigenti, passati a rinforzare la concorrenza, è stato licenziato un dipendente su cinque, e gli utili hanno perso uno zero. Anche le acquisizioni di Tumblr e Flickr, le uniche operazioni firmate Mayer che tutti gli analisti considerano un successo, hanno reso meno di quanto ci si aspettava: entrambi i servizi sono stati rilevati quando la loro produttività era già all’apice, e il potenziale di crescita in gran parte esaurito.
Ma la crisi del colosso informatico californiano dura da molti più anni: almeno dal 2008, quando l’allora AD Jerry Yang – fondatore della società insieme a David Filo, suo compagno di studi a Stanford – rifiutò un’OPA da oltre 44 miliardi di dollari lanciata da Microsoft, circa 31 ad azione. Il gioco al rilancio fallì: Microsoft si tirò indietro e il valore delle azioni crollò sotto gli 11 dollari nel giro di sei mesi, costringendo Yang alle dimissioni.
F.M.R.
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