Rincarano da oggi i pedaggi autostradali: mediamente del 7 per cento, con punte del 15, soprattutto nel Nord-Est. Questi aumenti, difesi dal governo e dal ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi, dovrebbero servire a finanziare anche interventi di potenziamento, come nel caso della A4. Restano comunque questi ritocchi pesanti che non faranno che aggravare la situazione di quanti su strade e autostrade viaggiano e lavorano. Preoccupate e sul piede di guerra le associazioni degli autotrasportatori che minacciano azioni di protesta.
Rimane il problema di questi pesanti aumenti riconosciuti alla società autostrade d’Italia da tempo inadempiente nei confronti di quell’accordo di programma in base al quale il colosso della famiglia Benetton doveva, e già da qualche anno, provvedere ad investimenti per miliardi di euro, rimasti purtroppo sempre e soltanto sulla carta. Si tratta dell’ennesimo regalo del governo a gruppi di potere che su semplice richiesta trovano sempre riscontro alla poco legittima lievitazione di pedaggi sui quali continua a non vigilare l’organo di controllo delle concessionarie autostradali, ovvero l’Anas.
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