Ora gli impresentabili hanno nome e cognome. Ma la decisione da parte della commissione bicamerale Antimafia di pubblicare oggi la lista di diciassette candidati – oltre ai quattro iscritti in Puglia, già noti da giorni, tredici inseriti nelle liste in Campania – ha scatenato un autentico terremoto politico nell’ultimo giorno di campagna elettorale.
Rosi Bindi contro gli impresentabili, uno dei quali è Vincenzo De Luca, il candidato PD alla presidenza della regione Campania; il PD contro la presidente della commissione antimafia, accusata dal presidente Matteo Orfini di voler tornare ai tempi dei processi in piazza, mentre De Luca ha annunciato di volerla denunciare; Beppe Grillo che, forte delle sue liste immacolate, spara a zero contro maggioranza e opposizione preconizzando un successo elettorale del M5S; e il premier Matteo Renzi in forte imbarazzo, che in presenza di questi strappi definisce l’intero dibattito “autoreferenziale e lontano dalla realtà”.
Prima della pubblicazione dell’elenco, il premier si era detto “pronto a scommettere” che nessuno dei candidati impresentabili avesse effettive chance di essere eletto.
“Sono quasi tutti espressioni di piccole liste civiche – sosteneva il primo ministro – che grazie al sistema elettorale delle singole regionali vengono assemblate per prendere un voto in più”.
Con lui il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Sandro Gozi – “Impresentabili nelle liste del Pd non ce ne sono” – e il vicesegretario PD Lorenzo Guerini, che tre giorni fa aveva detto: “Sulle nostre liste abbiamo applicato il codice etico, in alcuni casi restringendo ancora di più i criteri. Il lavoro è stato molto preciso e chiaro, quindi da questo punto di vista presentiamo liste a posto”.
La lista pubblicata dall’Antimafia, invece, non risparmia quasi nessuno schieramento, PD compreso. Oltre ai quattro nomi già noti da giorni – Giovanni Copertino, Fabio Ladisa, Massimiliano Oggiano ed Enzo Palmisano – e a De Luca, ne fanno parte Antonio Ambrosio e Alessandrina Lonardo, la moglie dell’ex ministro Clemente Mastella (Forza Italia), Domenico Elefante (Centro democratico-Scelta civica), Fernando Errico (NCD), di Forza Italia, Alberico Gambino e Luciano Passariello (Fratelli d’Italia), Carmela Grimaldi (lista Campania in rete per De Luca), Biagio Iacolare (UDC), Sergio Nappi (lista Caldoro presidente), Francesco Plaitano, Antonio Scalzone e Raffaele Viscardi (Popolari per l’Italia).
“Si sa benissimo per quale motivi sono stati inseriti nelle liste – ha affermato Bindi – portano voti, forse proprio perché sono impresentabili”.
Di tutta la lista, Scalzone è l’unico ad essersi ritirato dalla candidatura. Ieri i quattro “impresentabili” pugliesi hanno dichiarato di non avere alcuna intenzione di fare lo stesso.
Ma le modalità con cui la commissione ha esposto i candidati alla gogna mediatica a due giorni dal voto hanno fatto insorgere l’ala renziana del PD, provocando una frattura nel partito.
Il più rapido a criticare l’operato della Bindi è stato il deputato Ernesto Carbone: “Bindi sta violando la Costituzione – ha scritto su Twitter il parlamentare –, allucinante che si pieghi la commissione antimafia a vendette interne di corrente partitica”.
Nella conferenza stampa in cui ha presentato la lista, Bindi aveva messo le mani avanti: “Comunichiamo questi dati l’ultimo giorno proprio perché non vogliamo entrare nella competizione elettorale”.
L’ex presidente del PD ha rivendicato di aver svolto in meno di un mese il lavoro che, in occasione delle precedenti elezioni, era stato fatto in un anno e a elezioni compiute.
“La perfezione non è di questo mondo ma il lavoro fatto è stato lungo, impegnativo, scrupoloso”, ha concluso Bindi.
Intanto lo staff di De Luca, sul cui capo pende la spada di Damocle della legge Severino, ma che – ammesso che venga eletto – avrà comunque il tempo di formare una giunta e nominare un vicepresidente prima che entri in vigore l’atto che lo sospenderà dalla carica, ha fatto sapere che l’attuale sindaco di Salerno sfiderà Rosi Bindi a sostenere le sue ragioni contro di lui in un dibattito pubblico, e ha intenzione di denunciarla per diffamazione.
“Come noto non ho mai avuto un buon rapporto con De Luca – ha commentato Orfini, il suo successore alla presidenza del partito – ciononostante, quello che sta accadendo in queste ore è davvero incredibile. L’iniziativa della presidente della commissione Antimafia ci riporta indietro di secoli, quando i processi si facevano nelle piazze aizzando la folla”.
Anche Pietro Grasso, presidente del Senato, è stato criticato per non aver impedito alla commissione di pubblicare la lista.
“La presidente di una commissione insieme all’ufficio di presidenza della commissione ha la piena disponibilità dei propri atti e delle proprie azioni”, si è difeso Grasso. “Non rientra nei poteri del presidente di una delle Camere interferire su una commissione bicamerale”.
F.M.R.
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