La ripresa economica sembra anche essere più vicina, ma gli strali della crisi e gli effetti delle scelte prese dai governi per fare fronte al crollo economico degli anni passati sono ancora ben presenti e continuano a produrre effetti. Conseguenze che ad oggi, secondo diverse ma tutte concordi valutazioni di esperti, sono costate ai cittadini una crescita in termini di pressione fiscale del valore, nell’ultimo anno, di un miliardo di euro solo per quanto riguarda le imposte sulla casa. Complessivamente, a oggi la pressione fiscale supera abbondantemente il 44%, mentre 4 italiani su 5 sono fortemente convinti che il torchio dei tributi è di fatto una spirale senza ritorno.
Una conferma di questo stato di cose viene da un’analisi elaborata dal centro studi di Unimpresa che ha quantificato in 100 miliardi di euro in 5 anni l’aumento complessivo del prelievo fiscale sui cittadini.
Per produrre questa analisi, l’associazione ha preso in esame le tabelle del Documento di Economia e Finanza approvato dal Consiglio dei Ministri e ha valutato che tra 2015 e 2019 le entrate tributarie arriveranno a 881 miliardi di euro, con un peso complessivo delle tasse a +44%.
Il bilancio statale, si legge nella nota diffusa, “non sarà sforbiciato: le uscite cresceranno di quasi 38 miliardi (+4%) e sono stati sterilizzati gli investimenti pubblici, che resteranno stabili attorno ai 60 miliardi l’anno”. La stima per il 2015 per quanto riguarda entrate tributarie e previdenziali prevede un incremento fino a quota “785,9 miliardi dai 777,2 miliardi del 2014; nel 2016 cresceranno ancora a 818,6 miliardi e poi a 840,8 miliardi nel 2017; nel 2018 e nel 2019 arriveranno rispettivamente a 863,2 miliardi e a 881,2 miliardi”.
Gli aumenti interesseranno “sia le imposte dirette (come quelle sui redditi di persone e società, a esempio Irpef e Ires) sia le imposte indirette (tra cui l’Iva)”. Le imposte dirette “cresceranno in totale di 34,2 miliardi (+14,43%) mentre le indirette subiranno un incremento di 45,5 miliardi (+18,43%)”. Iva, Ires e Irpef produrranno un gettito da 79,4 miliardi (+16,36%), mentre I versamenti relativi alla previdenza e all’assistenza cresceranno “dal 2015 al 2019 di 22,02 miliardi (+10,18%)”.
A preoccupare gli analisti l’inevitabile crescita della pressione fiscale. Proprio nel Def “il peso delle tasse rispetto al pil è infatti previsto in aumento: quest’anno si attesterà al 43,5% (stesso livello del 2014), nel 2016 e nel 2017 salirà al 44,1%, nel 2018 si fermerà al 44% per poi calare leggermente al 43,7% nel 2019” e, nello stesso periodo, non si stimano sostanziali scatti in avanti del Pil, dato in aumento “dello 0,7% nel 2015, dell’1,4% nel 2016, dell’1,5% nel 2017, dell’1,4% nel 2018 e dell’1,3% nel 2019”.
Non sembra finire qui. Le uscite vengono stimate in salita: 827,1 miliardi nel 2015 contro gli 826,2 del 2014 mentre, nel 2016 si dovrebbe arrivare a quota 842,1 miliardi, 844,6 miliardi nel 2017, 854,4 miliardi nel 2018 e 864,1 miliardi nel 2019.
“Complessivamente – proseguono gli esperti – nel quinquennio si registrerà un incremento della spesa pubblica pari a 37,8 miliardi (+4,58%). L’incremento è legato esclusivamente alle uscite correnti (acquisti, appalti, stipendi) che, nel quinquennio, aumenteranno di 44,6 miliardi (+6,45%)”.
In calo invece la spesa “per interessi sul servizio del debito che beneficerà verosimilmente della riduzione del divario di rendimento tra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi: il tesoretto legato allo spread sarà pari a 7,5 miliardi tra il 2015 e il 2019 (-10,03%), ma verrà di fatto bruciato dagli aumenti delle altre voci di spesa, piene di sprechi non toccati”.
Per il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi “c’è poco da dire”. “Le tasse aumentano e gli sprechi del bilancio pubblico restano intatti: non è questo il modo per salvare il nostro Paese”, anzi, spiega il rappresentante delle Pmi italiane, “ci sentiamo presi in giro, perché non possiamo ignorare lo spread esistente dagli annunci del governo ai provvedimenti e ai numeri messi nero su bianco dopo le sedute del consiglio dei ministri”.