Ventuno marzo 2016. In un anno non bisesto si solleverebbe il coro: “Oggi è il primo giorno di primavera”. Ma quest’anno, aggiunto il 29 febbraio al calendario, l’anticipazione dell’equinozio della stagione che lascia alle spalle il freddo inverno (che il realtà non s’è sentito) è avvenuta alle 5.30 di domenica 20 marzo.
E’, dunque, già primavera. La poetessa dei navigli, Alda Merini, di primavere ne ha contate 78, prima di lasciarci il 1 novembre 2009. Proprio oggi compirebbe 85 anni. Ma consapevole dell’importanza di questo giorno, il primo di un periodo di splendore – dal latino: primo inizio ver primavera, da una radice indoeuropea col senso di ardente, splendente- Alda nella raccolta “Vuoto d’amore” ci ha lasciato poche ma intense righe dedicate a questa stagione che vede nei cieli nuvolosi e freddi farsi spazio un caldo sole; la natura animale e vegetale svegliarsi da un letargo lungo mesi e negli uomini tornare la voglia di passeggiate all’aria aperta mentre si fa prepotente la necessità di buttare via gli indumenti invernali e alleggerirsi.
Sono nata il ventuno a primavera ma non sapevo che nascere folle, aprire le zolle potesse scatenar tempesta. Così Proserpina lieve vede piovere sulle erbe, sui grossi frumenti gentili e piange sempre la sera. Forse è la sua preghiera.
Chi è Alda Merini. Una tra le più importanti e amate poetesse italiane, era nata a Milano in una famiglia di modeste condizioni economiche. Si descriveva come una bambina sensibile e malinconica, solitaria e poco compresa dai genitori, ma con buoni risultati a scuola. Fu il critico letterario e poeta Giacinto Spagnoletti a scoprire le capacità poetiche di Alda Merini, facendola esordire a 15 anni con alcuni scritti e pubblicandola poi nel 1950 nella sua Antologia della poesia italiana contemporanea 1909-1949 con “Il gobbo” e “Luce”. Merini iniziò a conoscere alcuni dei più importanti poeti e scrittori dell’epoca, come Eugenio Montale e Salvatore Quasimodo. Nel 1953 il matrimonio e la prima figlia, poi nel 1962 iniziò per lei un periodo piuttosto complicato e doloroso seguito per quasi dieci anni da lunghi periodi di ricovero con fasi di salute e malattia mentale, dovuta probabilmente a un disturbo bipolare. Nei momenti di salute, Merini passava comunque il tempo in famiglia ed ebbe altre tre figlie. Alla fine degli anni Settanta, il racconto degli anni di ospedale prese forma nella raccolta di poesie La Terra Santa, considerata in seguito da molti critici e studiosi come il più importante lavoro letterario della Merini. Come ha evidenziato Roberto Vecchioni, che le ha dedicato una canzone, Alda ha saputo rappresentare tutti i colori dell’anima, come sa fare solo chi li ha visti davvero tutti.
Oggi Google la celebra con un doodle, mentre il web la ricorda con affetto e nostalgia. Nel 1996 era stata proposta per il Premio Nobel per la Letteratura dall’Academie Francaise, e la raccolta di adesioni continuava ancora oggi sul suo sito.
A.B.
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