Ciro Esposito: lo vogliamo ricordare così
Ciro Esposito non ce l’ha fatta. Il tifoso del Napoli ferito il 3 maggio scorso a Roma prima della finale di Coppa Italia, è morto all’alba. Lo rende noto il policlinico Gemelli dove il tifoso era ricoverato nel reparto di rianimazione. Le sue condizioni erano decisamente peggiorate nella giornata di martedì. Inutili i diversi interventi chirurgici cui il ragazzo è stato sottoposto e che, fino a 48ore fa, avevano fatto sperare in un miglioramento. Cosciente quasi fino all’ultimo, era entrato in coma irreversibile. Esposito è deceduto “per insufficienza multiorganica non rispondente alle terapie mediche e di supporto alle funzioni vitali“, ha precisato Massimo Antonelli, direttore del Centro rianimazione del Gemelli, che ha anche espresso, a nome di tutto il reparto “profondo cordoglio e vicinanza ai genitori di Ciro in questo momento di dolore per la perdita del proprio figlio“.
Daniele De Santis, detto “Gastone”
La morte del tifoso partenopeo comporterà inevitabili conseguenze anche sul piano giudiziario. A Daniele De Santis, l’uomo ricoverato in stato di arresto in una struttura medica penitenziaria in quanto ritenuto colui che sparò al gruppo di supporters napoletani, i Pm Eugenio Albamonte e Antonino Di Maio, contesteranno non più il tentato omicidio, ma l’omicidio volontario. I due magistrati hanno avviato tutte le procedure necessarie previste da questa nuova situazione e ora dovranno disporre l’autopsia sul corpo della vittima. L’incarico per l’esame autoptico verrà conferito al professor Costantino Cialella. La famiglia Esposito ha nominato come perito di parte Giuseppe Cenname. Il corpo di Ciro Esposito sarà quindi trasferito dal policlinico Gemelli all’Istituto di Medicina legale dell’Umberto I.
La famiglia e gli amici di Esposito, riuniti all’esterno del pronto soccorso del policlinico Gemelli, attiguo al reparto Rianimazione, hanno annunciato che non rilasceranno dichiarazioni oltre quelle dello zio di Ciro e che il loro pensiero è affidato unicamente ad un comunicato stampa già diramato. “Alle 6 di mercoledì mattina dopo un calvario durato 50 giorni si è spento il nostro Ciro, un eroe civile. Quel maledetto 3 maggio il nostro Ciro è intervenuto in via Tor di Quinto a Roma per salvare i passeggeri del pullman delle famiglie dei tifosi del Napoli calcio. Il nostro Ciro ha sentito le urla di paura dei bambini che insieme alle loro famiglie volevano vedere una partita di calcio; è morto per salvare gli altri. Chiediamo alle istituzioni di fare la loro parte“, questo l’incipit dell’appello dei famigliari. Che prosegue con la richiesta di interventi immediati: “Daniele De Santis non era solo. Vogliamo che vengano individuati e consegnati alla giustizia i suoi complici. Vogliamo che chi, nella gestione dell’ordine pubblico, ha sbagliato paghi. Innanzitutto il prefetto di Roma che non ha tutelato l’incolumità dei tifosi napoletani. Chiediamo al presidente del Consiglio di accertare le eventuali responsabilità politiche di quanto accaduto“. “Nessuno può restituirci Ciro ma in nome suo chiediamo giustizia e non vendetta. Vogliamo ringraziare tutti coloro che in questi 50 giorni hanno manifestato la loro solidarietà. Oggi non è gradita la presenza delle Istituzioni che si sono nascoste in questi 50 giorni di dolore“, la conclusione dell’appello da cui emerge, evidente, il disappunto per esser stati lasciati soli dal mondo delle Istituzioni. E’ proprio lo zio di Ciro a chiarire la portata di quest’ultimo passaggio: “Mi aspettavo un po’ di vicinanza in queste settimane da parte delle Istituzioni, ma non è mai arrivata salvo qualche eccezione come il sindaco di Napoli De Magistris“. Esplicito, poi, il riferimento al sindaco di Roma, Ignazio Marino, che “non è mai venuto a trovare Ciro. Il suo squallore è ormai chiaro“, ha commentato lo zio. Il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, appena appresa la notizia del decesso, ha annunciato con un tweet la proclamazione del lutto cittadino.
Il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris
“Una tragedia che deve far riflettere il mondo del calcio e delle istituzioni che collaborano con esso“, il commento rilasciato dal presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis. “Ciro era un nostro tifoso che voleva passare una serata di gioia tifando per la propria squadra. Esprimo ai genitori ed a tutta la sua famiglia le mie più sentite condoglianze, unitamente a tutto il Napoli“, il messaggio di cordoglio del presidente della squadra del cuore di Esposito.
Ora, però, scatta l’allarme. Già allertate le forze dell’ordine nella Capitale per l’eventuale arrivo di gruppi isolati di tifosi napoletani. Si temono raid e vendette nei confronti della tifoseria romanista. A tal proposito, lo zio della vittima ha voluto gettare acqua sul fuoco di pericolose spirali ritorsive: “Non si faccia violenza nel nome di Ciro. Invitiamo a mantenere la calma non vogliamo altra violenza, ma solo rispetto per Ciro“.
Un appello al buon senso rivolto ad un mondo, quello delle tifoserie più “calde”, che, soprattutto negli ultimi tempi, ha dimostrato di averne ben poco.
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