Carlo Azeglio Ciampi, l’ex presidente della Repubblica, è morto stamattina a Roma. Era ricoverato da qualche giorno nella casa di cura Pio XI. Aveva 95 anni. A dare la notizia è stato il Corriere della Sera.
Nato a Livorno nel 1920, Ciampi è stato il decimo capo di Stato dell’Italia repubblicana, dal 18 maggio 1999 al 15 maggio 2006. Prima era stato Governatore della Banca d’Italia dal 1979 al 1993. Succeduto a Paolo Baffi, travolto dallo scandalo del crack Sindona, rimase a palazzo Koch fino a quando l’allora Presidente Oscar Luigi Scalfaro lo incaricò di formare un governo tecnico, il primo nella storia d’Italia a non essere guidato da un parlamentare, che restò in carica fino alle elezioni del 1994. Poi fu scelto come ministro del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione economica nei governi di centrosinistra guidati da Romano Prodi e Massimo d’Alema tra il 1996 e il 1999.
Rapidissima la sua elezione al Quirinale: fu eletto al primo scrutinio, con una netta maggioranza frutto di un accordo trasversale fra centrodestra e centrosinistra. Caro ai cittadini – tutti i sondaggi d’opinione gli attribuivano percentuali di gradimento fra il 70% e l’80% – si impegnò nella rivalorizzazione dei simboli comuni dell’unità nazionale, dall’inno di Mameli alla bandiera tricolore, che definì “il simbolo moderno di un popolo antico, ricco di cultura, di tradizioni, di arte e di nobiltà d’animo, ma anche sofferente per secoli per la mancanza di una insegna che lo unisse, che rappresentasse la volontà di un destino comune”.
Da ministro era stato anche un acceso sostenitore dell’integrazione europea e della creazione dell’Euro, cosa che da presidente gli costò una vivace contestazione, durante un intervento al Parlamento UE di Strasburgo, da parte degli eurodeputati della Lega nord.
Alla scadenza del suo termine al Quirinale gli fu chiesto da destra e da sinistra di rimanere capo di Stato per un secondo mandato, ma preferì rifiutare: “il rinnovo di un mandato lungo, quale è quello settennale – scrisse – mal si confà alle caratteristiche proprie della forma repubblicana del nostro Stato”.
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