Si allenta la stretta delle banche della zona euro sull’erogazione dei prestiti, a fronte di una domanda di credito tendenzialmente in salita, soprattutto per quello che riguarda l’erogazione di mutui immobiliari. Questo è quanto emerge dall’analisi sul credito bancario elaborata dalla Bce.
Stando al rapporto , “le banche dell’area euro hanno registrato un allentamento netto dei criteri di concessione dei prestiti alle società non finanziarie (in particolare, una percentuale netta del -5%, -2% nel trimestre precedente), in linea con le attese delle banche, come espresso nella precedente rilevazione”.Per quanto riguarda i termini e le condizioni, invece, “le banche hanno indicato un ulteriore notevole restringimento dei margini sui prestiti medi”.
Aumenta la domanda netta di prestiti “alle società non finanziarie e per il credito al consumo” mentre “si è stabilizzata a livelli elevati” la domanda di prestiti netti per la casa.
L’accesso delle banche ai finanziamenti è inoltre “ulteriormente migliorato in termini netti per tutti i principali strumenti di mercato e per i depositi al dettaglio a breve termine” mentre i fondi legati alle cosiddette operazioni mirate di rifinanziamento a lungo termine – Targeted longer-term refinancing operations o TLTROs – verranno utilizzate dagli istituti di credito per la concessione di prestiti e per la sostituzione di altre fonti di finanziamento: “l’impatto sulla fornitura di prestito si prevede di tradurre in gran parte in un restringimento dei margini di prestito” sebbene l’analisi condotta abbia già “fornito le prime indicazioni di un allentamento dei criteri”.
Cala invece il deficit pubblico europeo, come certificato dall’Eurostat: il dato medio dell’area è stato di 2,3% di Pil contro il 2,5% del trimestre precedente. Negli ultimi tre mesi del 2014 le entrate totali dei governi si sono attestate al 46.7% del Pil, mentre le uscite restano stabili al 49.1. Nella UE a 28 le entrate statali sono scese dal 45,2% al 45% e le uscite dal 48,2% al 48%.
Previsioni, quelle che arrivano dai vertici europei, che vanno a sommarsi a quelle del Fondo Monetario Internazionale. Stando alle analisi, infatti, è evidente l’urgenza di “riforme strutturali”. “L’economia globale – ha spiegato il capo economista Olivier Blanchard – si trova ad affrontare forti e complesse correnti e controcorrenti” che rallentano la crescita e che rappresentano una frenata rischiosa per l’economia mondiale.
Intanto si attende la decisione, che secondo il premier francese Francois Hollande dovrebbe arrivare giovedì prossimo, sull’acquisto, da parte della Bce, di titoli del debito sovrani. Una manovra della portata di 550 miliardi di euro, sebbene non si escluda un aggiustamento al rialzo che porterebbe l’asticella a poco più di 750 miliardi. Il progetto di quantitave easing disposto dovrebbe ripartire il rischio fra i paesi, ma la Bundesbank punta ad ammorbidire l’impatto delle scelte dell’istituto guidato da Draghi. Per la banca centrale tedesca, infatti, il timore è la sovraesposizione della Bce a eventuali perdite e sebbene Angela Merkel abbia ribadito il suo no rispetto all’autonomia della banca centrale su questi temi, aspetta le decisioni che assumerà convinta che ”questa non è la settimana decisiva per il destino dell’euro”
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