La situazione finanziaria dell’Italia, assieme a Brexit, è al primo punto fra i principali fattori di rischio globali indicati dal Fondo monetario internazionale (FMI) nella versione aggiornata del World Economic Outlook. A sancire e sanzionare, almeno a parole pesantemente il nostro Paese è proprio quel FMI di cui nei giorni scorsi lo stesso presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker aveva denunciato l’abbraccio mortale e “avventato” della Ue. Con un tempismo incredibile, alle critiche politiche del vecchio Continente e dei diretti interessati la presidente de Fondo internazionale Cristhine Lagarde replica con una serie di dati che ci fa finire sul banco degli imputati. Saremmo addirittura una minaccia per il pianeta. E queste considerazioni vengono fatte proprio a poche ore dal vertice di Davos. “In Europa continua la suspence su Brexit, e il costoso intreccio fra rischi sovrani e rischi finanziari in Italia rimane una minaccia“, ha detto il direttore della Ricerca del Fmi Gita Gopinath presentando il rapporto a poche ore dall’inizio del Forum economico mondiale. La riposta del governo non si è fatta attendere: “Italia minaccia e rischio per l’economia globale? Piuttosto è il Fmi che è una minaccia per l’economia mondiale, una storia di ricette economiche coronata da previsioni errate, pochi successi e molti disastri”, replica il ministro dell’Interno Matteo Salvini. Ma il Fmi insiste. “Gli spread italiani – si legge al primo punto della sezione sui rischi globali, che evoca anche una Brexit senza accordo – sono scesi dal picco di ottobre-novembre ma restano alti. Un periodo prolungato di rendimenti elevati metterebbe sotto ulteriore pressione le banche italiane, peserebbe sull’attività economica e peggiorerebbe la dinamica del debito”. L’analisi dei rischi prosegue poi con l’ipotesi di una “Brexit senza accordo dal carattere dirompente, con contagio all’estero, e un aumentato euroscetticismo intorno al voto europeo di maggio”. Rischi anche da una frenata peggiore del previsto in Cina, un’escalation commerciale, uno ‘shutdown’ prolungato negli Usa. Ma a questo punto c’è da chiedersi: se i fattori di rischio sono cosi tanti, e tutti egualmente, potenti perché sottolineare in maniera enfaticamente negativa solo la congiuntura dell’Italia e le difficoltà della signora May per uscire dal vecchio sodalizio? Il fondo monetario internazionale taglia allo 0,6%, dall’1% di ottobre, la previsione di crescita per l’Italia nel 2019, mantenendola allo 0,9% per l’anno successivo. Lo si legge nell’aggiornamento del Fmi che tra l’altro individua anche nella Germania, un’altro dei fattori di rischio la cui frenata a fine 2018 ha fatto rivedere in peggio le stime di crescita per l’Eurozona e comportato un calo dell’euro del 2% fra ottobre e gennaio. Meno crescita per l’economia globale nel 2019 e 2020 dunque dicono gli esperti di oltreoceano, e con più incognite fra cui una possibile escalation nello scontro Cina-Usa sui dazi e un ‘atterraggio duro’ dell’economia cinese. E’ questo il quadro delineato dalle nuove stime del Fmi che prevedono una crescita globale del 3,7% nel 2018, come tre mesi fa, ma peggiorano il 2019 (3,5% da 3,7%) e il 2020 (3,6% da 3,7%). L’economia globale fronteggia dunque “rischi significativamente più alti, alcuni dovuti alle politiche” intraprese dai governi dice il direttore generale del Fmi, Christine Lagarde, che ha aggiunto: “significa che una recessione globale è dietro l’angolo? No”, ma le autorità dovranno “tenersi pronte se rischi dovessero materializzarsi”.