Forse è ancora prematuro tracciare un sia pur provvisorio bilancio sull’andamento della tanto decantata pedonalizzazione dei Fori Imperiali (avviata il 3 agosto,dal neosindaco di Roma Ignazio Marino). Una prima considerazione, però, si impone: a dispetto di una netta maggioranza (circa il 75%) di cittadini romani che, interpellati a mezzo sondaggio dal Comune, si erano dichiarati favorevoli all’adozione di questa misura, oggi il partito del malcontento appare in impetuosa ascesa. E, si badi bene, non circoscritto ai soli commercianti di zona (fatto ampiamente prevedibile e che, comunque, sta assumendo dimensioni preoccupanti se è vero che molti degli esercenti lamentano un calo fino all’80% dell’abituale clientela) ma generalizzato. Sono i residenti delle vie circostanti l’area pedonalizzata, infatti, a lamentare, individualmente e per voce di numerosi comitati di zona, una situazione di profondo disagio per gli effetti collaterali dell’operazione. Unanime è il coro levatosi contro l’incremento esponenziale del traffico nelle vie limitrofe i Fori e contro l’aumento del livello di inquinamento da smog. Il problema è piuttosto evidente: arterie come via Merulana e via Labicana concepite non solo come strade di scorrimento ma anche per offrire opportunità di sosta agli automobilisti, per la gioia di esercenti esercizi commerciali e non solo (basti pensare al Teatro Brancaccio) si vedono, ora, intasate da migliaia di veicoli (prime stime quantificano in 2500 le auto in più ogni ora) che, causa le restrizioni tra largo Corrado Ricci e piazza del Colosseo, di lì debbono necessariamente transitare. Il congestionamento è, peraltro, ingigantito dai conseguenti provvedimenti tesi a modificare la segnaletica (ora via Labicana è a senso unico, da ovest ad est) onde favorire il transito dei mezzi pubblici. E qui viene il bello: per proteggere il passaggio dei tram (peraltro, la linea 3 è stata riportata su bus con buona pace degli sbandierati propositi di riportare il trasporto pubblico su ferro…) sono state predisposte barriere (i famigerati “New Jersey”) propedeutiche alla costruzione di cordoli, causa di ulteriore restrizione della carreggiata. Con la ciliegina sulla torta dell’eliminazione di circa 250 parcheggi. Che poi si sia vertiginosamente innalzato il livello di inquinamento atmosferico, ciò rappresenta solo una conseguenza fisiologica. L’inevitabile scotto da pagare a fronte di un’opera ormai necessaria, indifferibile e di così ampia portata con inevitabili ricadute sulle aree limitrofe (S. Giovanni, Monti, Esquilino, Celio) richiedeva una fase iniziale di sperimentazione non esente da disagi e travagli per i residenti. Il Comune si difende: “E’ pur sempre solo un primo step”, come più volte ricordato da Marino. Il tutto in vista del meritorio obiettivo di rendere la zona un’affascinante “passeggiata attraverso il parco archeologico più grande del mondo” ovvero un percorso studiato per valorizzare i Fori di Cesare, di Augusto, di Nerva e di Traiano. Un risultato finale da far suscitare invidia ai quattro angoli del pianeta, dunque. Tutto giusto e tutto bello e l’impressione è che gli stessi residenti sarebbero ben disposti a sopportare questo iniziale disagio in cambio di un futuro dalle prospettive così radiose. Ma a questo punto diventa più che lecito adombrare più di qualche perplessità sul concetto stesso di pedonalizzazione che ha in mente l’attuale Amministrazione. Ci si attenderebbe, infatti, un blocco totale del traffico con pedoni, turisti o residenti che siano, in grado di poter, per l’appunto, “passeggiare” senza problemi di sorta. Ma così non è. Nei fatti (e anche nelle parole del comunicato ufficiale diramato dal Comune), trattasi di una zona ad accesso limitato. A chi? A bus Atac, taxi, auto a noleggio con conducente (le N.C.C.), mezzi di emergenza e “autorizzati diretti a strutture di culto e accoglienza”, tutti con il limite dei 30 Km/h. Ora, a parte la fumosità dell’ultima categoria dell’elenco, resta che le eccezioni di cui soffre la regola siano alquanto numerose e che i Fori Imperiali risultino, tutt’oggi, piuttosto trafficati. E le auto blu? Non sembrerebbero ricomprese in alcuna delle categorie summenzionate. Ma vi passano ugualmente. Il sindaco ha fatto sapere di aver indirizzato una lettera tanto al presidente del Consiglio, Enrico Letta, quanto al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per chiedere loro di “fare utilizzare altri itinerari alle auto blu”. Delle due l’una: o l’appello è rimasto inascoltato o il periodo estivo deve aver cagionato disguidi postali… In sostanza, al momento, quello che emerge è che più che di pedonalizzazione trattasi di una sorta di ztl “sui generis” che alla fine garantirebbe (come sempre purtroppo) i soliti privilegiati (come visto, neppure pochi…) che si vedono loro riservato un passaggio esclusivo con annessa panoramica di assoluto pregio. E poi, se l’obiettivo di fondo è quello non solo di valorizzare l’area archeologica ma anche di ridurre l’inquinamento da smog e di invogliare i romani a lasciare a casa le auto e a prendere il mezzo pubblico perché allora non aggiungere alle succitate categorie esenti da divieto di transito anche i veicoli a propulsione ibrida (ormai già diffusi), quelli elettrici o, comunque, a basso impatto ambientale? E, per quanto riguarda la preferenza da accordare (giustamente) al mezzo pubblico rispetto a quello privato perché non investire sul settore? I bus, in realtà, sono ancora troppo pochi per coprire il territorio, quelli che ci sono sono sporchi, inevitabilmente affollati al limite se non oltre l’effettiva capienza e molti sono ormai obsoleti mentre i lavori delle nuove linee metro procedono con una lentezza esasperante. I commercianti di zona, poi, oltre a lamentare un’inevitabile riduzione della clientela, sottolineano anche come il provvedimento vada a favorire oltremisura i “camion-bar” a discapito degli esercenti tradizionali. In questa sede preme sottolineare come non sia assolutamente in discussione l’esigenza (e anche la necessità) di affrontare il problema della pedonalizzazione dei Fori (come anche di altre zone della città), come non si vuole bocciare aprioristicamente un’operazione ancora in fase sperimentale, così come non si può pretendere di effettuare cambiamenti così drastici senza dover pagare un prezzo sociale anche salato, ma ci si pone il legittimo dubbio di dove possano portare simili proposte. Siamo davvero convinti che, per come sta prendendo forma l’ambizioso progetto, questo non si risolva nell’ennesima attribuzione di privilegi ai soliti noti a scapito dei più? Ed in questa sede si vuole anche sottolineare come ormai sia ormai superata la campagna mediatica per l’abbandono del mezzo privato in favore di quello pubblico. Prima di “costringere” il romano ad un’opzione obbligata non sarebbe meglio mettergli a disposizione un trasporto pubblico degno, questo sì, delle grandi capitali europee?
Daniele Puppo
Napoletano, 44 anni, giornalista professionista con 17 anni di esperienza sia come giornalista che come consulente in comunicazione. Ha scritto di politica ed economia, sia nazionale che locale per diversi giornali napoletani. Da ultimo da direttore responsabile, ha fatto nascere una nuova televcisione locale in Calabria. Come esperto, ha seguito la comunicazione di aziende, consorzi, enti no profit e politici. Da sempre accanito utilizzatore di computer, da anni si interessa di internet e da tempo ne ha intuito le immense potenzialità proprio per l'editoria e l'informazione.
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