La Segreteria per la comunicazione della Santa Sede ha bloccato l’accesso alla pagina web da cui si aderisce alla iniziativa che accusa il Papa di sette eresie, collegate a quanto scrive nella “Amoris laetitia”. Dai computer del Vaticano non si può più accedere alla pagina in questione, in nessuna lingua. Fuori dal Vaticano, invece, la pagina risulta raggiungibile.
“L’accesso alla pagina web che state cercando di visitare è stato bloccato in accordo alle politiche si sicurezza istituzionali”. Da nessun computer del Vaticano, dunque, si potrebbe aderire alla petizione del sito www.correctiofilialis.org, che accusa papa Bergoglio di eresia, di modernismo e di troppo entusiasmo per Martin Lutero.
Dopo la lettera firmata da 62 studiosi (tra cui anche Ettore Gotti Tedeschi, presidente dello Ior, la banca vaticana, per tre anni, all’epoca in cui segretario di stato era il cardinal Tarcisio Bertone. Alla fine dei tre anni Gotti tedeschi fu allontanato dall’incarico senza troppe spiegazioni) la decisione resa nota questa mattina dalla Segreteria per la comunicazione della Santa Sede.
Le accuse – Non hanno dubbi i 62 studiosi cattolici, di cui 40 sacerdoti, provenienti da tutto il mondo che hanno recapitato la lettera a Bergoglio che è stata pubblicata in Francia alla mezzanotte di domenica 24 settembre. I contestatori prendono di mira il capitolo ottavo dell’esortazione apostolica post sinodale, firmata da Francesco, sulla famiglia, Amoris laetitia, nella quale, seppure caso per caso, viene data la possibilità ai divorziati risposati di accedere ai sacramenti, quindi anche alla comunione. Ciò senza che essi siano costretti a vivere in castità come stabilito precedentemente dalla dottrina della Chiesa cattolica. Per coloro che accusano il Papa di essere eretico si tratta di una vera e propria legittimazione del “divorzio cattolico”.
Per gli autori della missiva “tutte queste proposizioni contraddicono verità divinamente rivelate che i cattolici devono credere con assenso di fede divina. È necessario per il bene delle anime che esse siano ancora una volta condannate dall’autorità della Chiesa. Nell’elencare queste sette proposizioni, non intendiamo offrire una lista esaustiva di tutte le eresie ed errori che a una lettura obbiettiva di Amoris laetitia, secondo il suo senso naturale e ovvio, il lettore evidenzierebbe in quanto affermati, suggeriti o favoriti dal documento. Piuttosto ci riferiamo alle proposizioni che Vostra Santità, mediante parole, atti e omissioni, ha in effetti sostenuto e propagato, causando grande e imminente pericolo per le anime”.
Per la Chiesa e l’attuale Pontefice, in particolare, la lettera firmata dai 62 cattolici tradizionalisti è solo l’ultimo attacco in ordine di tempo: 7 giorni fa è venuto alla luce il dossier su Emanuela Orlandi, pubblicato sul settimanale, giudicato dalla Santa Sede “Documentazione falsa e ridicola”. Nelle cinque pagine del documento “Resoconto sommario delle spese sostenute dallo Stato della Città del Vaticano per le attività relative alla cittadina Emanuela Orlandi” sarebbero rendicontati i 483 milioni di lire spesi dalla città-Stato dal 1983 al 1997 per la quindicenne scomparsa il 22 giugno di 34 anni fa.
La ‘Correctio Filialis’, correzione formale di 62 sacerdoti (ma nessun vescovo l’ha sottoscritta) e teologi che accusano il Pontefice di «posizioni eretiche nell’Amoris Laetitia», è stata inviata a Papa Francesco lo scorso 11 agosto ma – sostengono i firmatari – non essendo tornata una risposta diretta, hanno deciso di pubblicarla alla mezzanotte di ieri sito creato appositamente CorrectioFilialis.org.
Oggi, infine, l’intervista sul Corriere della Sera di Libero Milone, per due anni pprimo Revisore generale dei conti vaticani, che solo ora parla delle sue dimissioni ‘non volontarie’, presentate a giugno scorso perché minacciato di arresto: ” Il capo della Gendarmeria – si legge – mi ha intimidito per costringermi a firmare una lettera che avevano già pronta…”. “Mi spiace molto per il Papa – dice Milone – Con lui ho avuto un rapporto splendido, indescrivibile, ma nell’ultimo anno e mezzo mi hanno impedito di vederlo. Evidentemente non volevano che gli riferissi alcune cose che avevo visto. Volevo fare del bene alla Chiesa, riformarla come mi era stato chiesto. Non me l’hanno consentito…”.
“Nessuno può servire a due padroni: o odierà l’uno e amerà l’altro, o preferirà l’uno e disprezzerà l’altro: non potete servire a Dio e a mammona”, è scritto il Matteo 6.19-24.
Qualche teologo azzarda l’ipotesi che chi ha servito fino a ieri Mammona ne sia pentito. E la nota sottoscritta di accusa a Papa Francesco, sia la conseguenza di questo pentimento.
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