Secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), nel 2025 saranno ancora 1 miliardo i fumatori nel mondo. Un ottavo della popolazione, stimata per quell’epoca in 8 miliardi circa di individui.
Per intervenire su questa previsione, tenendo presente che il fumo causa 7,1 milioni di morti ogni anno nel mondo e il costo che il tabagismo ha sull’economia ammonta al 2% del Pil globale, la prevenzione deve essere una delle priorità a cui le Istituzioni devono puntare, attraverso giuste e attente politiche di intervento sanitario. Al tempo stesso, non possono mancare adeguati finanziamenti al mondo della ricerca accademica, al fine di poter verificare e confermare i promettenti risultati scientifici prodotti sino ad oggi dalle aziende del tabacco sui prodotti a potenziale rischio ridotto. È la richiesta arrivata dal 18° Congresso Nazionale della Società Italiana di Tossicologia (SITOX) organizzato a Bologna, che si conclude oggi.
Sull’importanza di una corretta informazione dei danni provocati dal fumo è intervenuta la professoressa Maria Caterina Grassi, del Dipartimento di Farmacologia e Tossicologia della Facoltà di Medicina e Chirurgia de La Sapienza di Roma, che ha presentato i risultati di un indagine effettuata in quattro università italiane tra gli studenti delle facoltà mediche in merito alla conoscenza degli effetti dannosi del fumo. E proprio ai futuri medici, che si troveranno ad assistere i pazienti fumatori, è stato dedicato un progetto di e-learning, attraverso il quale apprendere le terapie farmacologiche migliori da adottare nei confronti di chi vuole smettere di fumare tra cui, in particolare, varie attività di ascolto e consulenza.
“È stato visto che se il medico di base interviene sui pazienti attraverso un attività di counseling sul fumo – ha spiegato Grassi – si riesce a raddoppiare il numero di persone che riescono a smettere di fumare. Moltissimi medici questo non lo fanno. Ma la colpa è nostra, di noi docenti universitari che non abbiamo introdotto questi argomenti nei sei anni di insegnamento”.
Il professor Riccardo Polosa, del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell’Università di Catania, presentando gli effetti sulla salute e l’impatto clinico dei nuovi sistemi di assunzione di nicotina, ha indicato le priorità su cui occorre investire nei prossimi anni.
“L’approccio che io suggerirei è quello di prendere il coraggio a due mani, cominciare delle politiche sanitarie che promuovano la riduzione del rischio, stabilire un target preciso” per esempio “la riduzione di 1, 2 o 3 punti percentuali entro un preciso arco di tempo, di 3 o 4 anni. E nello stesso tempo istituire degli osservatori per il tabagismo che possano verificare e certificare i risultati ottenuti ad integrazione di queste nuove strategie e politiche di controllo”.
Il professor Polosa ha recentemente partecipato ad un dibattito promosso dal Parlamento Europeo a Bruxelles durante il quale sono stati presentati i risultati di studi su e-cig (le sigarette elettroniche) e i potenziali benefici per la salute pubblica. “C’è una forte necessità di promuovere i prodotti a basso rischio perché le politiche di controllo del tabacco non stanno portando i risultati sperati. Quindi io auspico una maggiore integrazione delle esistenti politiche con una progettualità più spostata verso l’applicazione dei principi della Tobacco Harm Reduction”.
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