Poco sportivi, in sovrappeso, farmacodipendenti. Ma soprattutto, fumatori. La radiografia dei cittadini laziali non è tra le migliori. Ad accertarlo l’Osservatorio Nazionale sulla Salute che certifica un altro dato negativo preoccupante: la mortalità regionale è superiore alla media nazionale sia per gli uomini che per le donne.
Ma a leggere bene i dati qualcosa di posivito c’è: nel Lazio il consumo di alcool da parte dei più giovani è meno alto che altrove. La prevalenza di consumatori a rischio nella fascia 11-17 anni, è la più bassa in Italia per entrambi i sessi: è pari al 12,0% per i maschi (valore medio italiano 22,0%) e al 9,8% per le femmine (valore medio italiano 17,3%). Un totale dell’11,0% rispetto al valore medio italiano che è del 19,7%. Per consumi a rischio, ovvero comportamenti quali “l’eccedenza quotidiana rispetto ai limiti raccomandati” o “la pratica del binge drinking”, il Lazio si attesta ancora come la regione in Italia con la minor “prevalenza di consumatori a rischio di 18-64 anni, pari al 14,0% dei maschi (valore medio italiano 19,5%)” e “al 7,9% delle femmine (valore medio italiano 8,7%)”. Mentre “il totale dei consumatori a rischio è il 10,9% degli individui in questa fascia d’età (valore medio italiano 14,1%)”. Sempre in tema di alcol nel Lazio “nel 2012 i consumatori sono il 65,3%, a fronte di un valore medio nazionale del 64,6%”, mentre la “quota di non consumatori è pari al 32,5%, a fronte di un valore medio nazionale del 34,2%”.
Ben diverse, invece, le cifre che riguardano i fumatori: il 23,6% della popolazione regionale rientra nella fascia d’età dai 14 anni in su e fuma almeno un pacchetto di sigarette a settimana, rispetto a una media nazionale del 20,9%.
Altro record regionale poco invidiabile riguarda il consumo di farmaci. Nel 2013, infatti, il Lazio “presenta un consumo di medicine molto al di sopra della media italiana e anche la spesa sanitaria pro capite sfiora i duemila euro all’anno”: secondo i dati della dodicesima edizione del Rapporto Osservasalute, nel Lazio si spendono 1.923 euro a testa, a fronte di “un valore medio italiano di 1.816 euro”. Tradotto in compresse, il consumo giornaliero si aggira intorno alle 1.190 dosi per mille abitanti, il maggior livello di consumo in Italia, a fronte di un valore medio nazionale di 1.032. Minor consumo di antidepressivi, però, e tasso standardizzato di suicidio più bassi rispetto alle rispettive medie nazionali.
Più alta della media nazionale è anche la mortalità nel Lazio, soprattutto per tumori e malattie cardiovascolari. E’ pari a 108,2 per 10.000 abitanti tra i maschi – si legge nel rapporto – contro una media nazionale di 106,0 per 10.000, mentre per le donne è del 69,8 (riferito sempre al valore di 10.000 unità), contro una media nazionale di 67,1. Ad influire sulla salute i problemi cardiocircolatori: basti pensare che il 25,6% dei minori è sovrappeso o obeso, mentre il 43,8% della popolazione non pratica alcuno sport. “Nella Regione nel 2013 – è scritto nel Rapporto Osservatoriosalute – il 24,0% della popolazione dai 3 anni in su pratica sport in modo continuativo (valore medio italiano 21,5%)”, mentre “il 23,3% fa qualche attività fisica (valore medio nazionale 27,9%)”.
Tra il 2002 e il 2012, nel Lazio la speranza di vita alla nascita è cresciuta di più per i maschi rispetto alle femmine: i primi, infatti, hanno visto incrementare tale valore “di 2,1 anni (2,4 media nazionale)” rispetto a “1,3” per le seconde.
La ricerca, pubblicata dall’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane e presentata oggi all’Università Cattolica traccia una vera e propria cartella clinica dei cittadini.
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