Capodanno anticipato per gli ultras croati
Una squadra completa e in salute contro una che ancora non lo è ma spera di diventarlo in tempi brevi. Così si può riassumere quanto visto sul campo del Meazza tra la Croazia e la nuova Italia di Conte. Ma questo 1-1 verrà ricordato soprattutto per l’ennesima vergogna che uno stadio italiano ha dovuto ospitare con ben due sospensioni del gioco (la seconda durata addirittura 10 minuti) decretate dall’arbitro, l’olandese Kuipers, stanco di vedere i “tifosi” croati festeggiare un capodanno anticipato dagli spalti di S.Siro.
I giocatori assistono impotenti all’imbecillità degli ultras croati
Oltre 6mila i sostenitori biancorossi (in realtà, alla fine se ne sarebbero stimati 10.000!) giunti nel già disastrato capoluogo lombardo, diverse centinaia già bloccati alla frontiera di Trieste e sottoposti a controlli ad hoc (comunque insufficienti, con il senno di poi) dove erano giunti con mezzi privati e poi da lì condotti direttamente all’interno dell’impianto meneghino senza attraversare la città. Tra questi, i soli “Bad Blue Boys” della Dinamo Zagabria. E quando la tv mostra le immagini dello “spettacolo” pirotecnico, a coprire la balaustra cui sono appoggiati i lanciatori di fumogeni, razzi e petardi, c’è una bandiera croata con scritto sopra proprio il nome del famigerato gruppo ultras della maggior squadra della capitale croata. Poi, protagonista, anche a fine gara, di altri lanci e aggressioni ai danni delle forze dell’ordine (tra le quali erano presenti, di rinforzo, anche i baschi verdi croati). Il bilancio di quest’ordinaria giornata di follia è, al momento, di 16 croati arrestati e uno denunciato, grazie all’identificazione operata dalla Digos. Ma anche la componente non ultras della tifoseria croata (quella infinitamente più numerosa) che aveva “colorato” di scacchi bianchi e rossi le vie centrali di Milano si è macchiata di episodi incresciosi: cani sciolti si sono dilettati ad ingannare l’attesa della partita frantumando diverse vetrine di negozi tra corso Vittorio Emanuele e piazza San Babila.
Il capodanno croato si ferma solo con l’intervento delle forze dell’ordine
Invasione croata al centro di Milano
La domanda, a questo punto, sorge spontanea: com’è possibile che ultras schedati e segnalati dalle stesse autorità croate (e nel caso dei “Bad Blue Boys” della Dinamo neanche ve ne sarebbe stato bisogno ma lo stesso discorso varrebbe anche per la “Torcida” dell’Hajduk Spalato) siano potuti accedere allo stadio? E com’è possibile che le operazioni di filtraggio e prefiltraggio rafforzate dai controlli alla frontiera triestina abbiano consentito l’ingresso di tanto materiale pirotecnico? Altrove, in Germania o in Inghilterra per citare due esempi a caso, sarebbe potuto succedere? Ivan “il terribile” Bogdanov a spadroneggiare dalla balaustra di Marassi in Italia-Serbia del 2010, droni con bandiere inneggianti alla “Grande Albania” a Belgrado con conseguente reazione dei locali serbi. I fatti più eclatanti ma non i soli. L’elenco sarebbe lunghissimo. I “Bad Blue Boys” della Dinamo Zagabria, la “Torcida” dell’Hajduk Spalato, per parte croata, i “Delije” (“Eroi”) della Stella Rossa Belgrado (negli anni d’oro imbottiti di coloro che sarebbero confluiti tra le “Tigri” di Arkan), i “Grobari” (“becchini”) del Partizan Belgrado, da parte serba. Tifoserie violente, intrise di elementi di nazionalismo radicale, oggi le più pericolose del pianeta assieme ai “barrabravas” argentini. Per non parlare delle rivendicazioni politiche sempre più presenti anche in Albania. Commistioni potenzialmente esplosive. Un problema, quello del tifo balcanico, che c’è ed esiste, oggi come e più di ieri. Ma cose note e risapute. A tutte le latitudini. Ma da noi colpevolmente sottovalutate.
L’imbecillità costringe alla sospensione
Quanto alla partita, l’1-1 finale è stato salutato da Conte, dai giocatori azzurri e da quasi tutta la stampa specializzata come un ottimo risultato ottenuto contro una squadra molto più forte. Considerazioni figlie di una mancanza di equilibrio tipica del nostro calcio. I croati erano forti, tecnicamente anche più di noi, soprattutto nel pacchetto arretrato capace di impostare l’azione già dalle retrovie e di appoggiare con gli esterni l’avanzata dell’intera squadra, e lo si sapeva. Erano più squadra e più rodati di noi che siamo in piena rifondazione. Lo hanno dimostrato anche a S.Siro. Erano al completo (perlomeno prima dell’infortunio di Modric che, da fuoriclasse assoluto qual’è, stava dominando la scena in lungo e in largo), noi “rabberciati” per usare le parole di Conte (infortunati Barzagli, Bonucci, Ogbonna, Pirlo, il suo vice naturale, Verratti, Balotelli sul cui affaticamento muscolare in molti iniziano a dubitare che si sia trattato del classico “infortunio diplomatico” per coprire una bocciatura tecnico.comportamentale; presto privati anche dell’esterno Pasqual). Un’ottima attenuante, senza dubbio. Ma un’attenuante, in quanto tale, non cancella il “reato”. Il dominio territoriale (alla fine il 67,2% croato contro un misero 32,8% azzurro, roba che a S.Siro non si vedeva dai tempi del Milan di Sacchi contro la malcapitata ospite di turno…) concesso senza colpo ferire agli ospiti, divenuto imbarazzante nei primi venti minuti della ripresa quando pure la stellina del Real non era più in campo, resta una macchia difficile da cancellare.
Subasic superato dal fendente di Candreva
Ci è andata bene perchè, a fronte di cotanta supremazia nel palleggio e nella predisposizione a proporre gioco, i croati hanno creato relativamente pochi pericoli e, nell’occasione più ghiotta, quella di Perisic (che giocatore! Un esempio per tutti i nostri esterni e meno male che un infortunio lo saveva costretto ai box per due mesi…), la palla è sfilata a qualche centimetro dal palo lontano di Buffon. A proposito del quale, è giusto non tirargli la croce addosso per l’errore marchiano costato il pareggio (a firma del solito Perisic) dopo la rete dell’illusorio vantaggio di Candreva (primo gol in azzurro e nonostante un’influenza, chapeau!) ma è altrettanto giusto sottolineare che la topica (peraltro da condividere con la marcatura più che blanda di De Sciglio, Darmian e Candreva) del Gigi nazionale è da matita blu. Condita da un’altro angolo regalato in apertura (parente stretto di quello che propiziò il momentaneo 1-1 di Botìa in Juve-Olympiacos) che per poco non portava al meritato 1-0 croato e da un’uscita non proprio sicurissima sul corazziere Mandzukic (con il sospetto di una carica subita dal nostro portiere) che metteva Olic in condizione di battere a rete da posizione ottimale. Sintomo di una serata storta. Può capitare, ci mancherebbe. Ma non si capisce perchè una nazionale che sta lavorando per Euro2016 e Russia2018 debba vedere Sirigu sempre costretto alla panchina. Insomma, davanti avevamo una signora squadra, ma non la Germania o la pur traballante e incerta Spagna. E, se ci è consentito, neppure la Francia o l’Inghilterra. O L’Olanda, terza in Brasile (non certo la sua controfigura spedita a Bari). Ma li abbiamo fatti sembrare esattamente di quel livello, se non più. Li abbiamo ingigantiti. Probabilmente per distogliere l’attenzione dai guai di casa nostra. Il che potrà anche servire per mantenere accettabile il livello dell’autostima di questo gruppo ma, alla lunga, quando l’asticella della difficoltà inevitabilmente salirà il risveglio potrebbe essere molto brusco.
La “papera” di Buffon sul pari di Perisic
Comunque, ci prendiamo il risultato che consente di continuare a battagliare per il primato in un girone dove, è bene ricordarlo, passeranno le prime due, la terza, direttamente, se tra le migliori o altrimenti attraverso i playoffs, la prima rete in nazionale di Candreva, le 100 presenze in azzurro di De Rossi (non straordinaria la sua prova, ma “capitan futuro” non ha più l’età per fare le veci di Pirlo e, simultaneamente, sdoppiarsi nel ruolo di frangiflutti davanti alla difesa), il discreto esordio del sampdoriano Soriano, la profondità e combattività garantita da Graziano Pellè davanti e, soprattutto, i lampi di classe dispensati nella sola mezz’ora finale dal rientrante El Shaarawy (mancava in azzurro dalla Confederations Cup del 2013). Il “piccolo Faraone”, da solo, ha tirato verso la porta di Subasic più di tutto il resto della squadra di Conte. E, più ancora, dobbiamo erigere un monumento a Failla, autore del rigore dell’incredibile 1-1 di Malta a Sofia contro una Bulgaria che poteva avvinarsi pericolosamente a quota 6, e a Popov che, invece, il suo penalty, nella stessa partita, lo ha spedito in cielo mancando il 2-1 per i padroni di casa.
Ora, decisivo, sarà quasi certamente il match casalingo con la Norvegia. Anche solo non perderlo ci dovrebbe consegnare il pass per la Francia.
Claudio Ranieri, non più Ct della Grecia
Quanto ai risultati delle altre partite in programma in questo intenso weekend internazionale, da segnalare non tanto la riscossa di alcune grandi fin qui singhiozzanti come Spagna, Germania e Olanda (ma Bielorussia, Gibilterra e Lettonia non erano avversari da far tremare i polsi), quanto i risultati clamorosi delle cenerentole storiche del calcio europeo: detto del pari esterno di Malta, va sottolineato il primo punto nella storia delle qualificazioni continentali ottenuto da San Marino, capace di imporre lo 0-0 all’Estonia e la vittoria esterna del Liechtenstein per 1-0 in Moldova (ed era dal 2014 che non vinceva una gara esterna di qualificazione). Di rilievo, poi la vittoria, non senza una robusta dose di fortuna, della Rep.Ceca per 2-1 sull’Islanda nella sfida di vertice del gruppo A (quello dell’Olanda). Brutte notizie per gli “italiani” impegnati oltreconfini: il naufragio della colonia greca della Roma (ma non sono certo i soli responsabili) con le Isole Far Oer (altra cenerentola sugli scudi) costa la panchina a Claudio Ranieri, e non molto meglio se la passa Fabio Capello su quella della Russia, sconfitta 1-0 dall’Austria (pur priva di Alaba) al Prater e ancora senza stipendio (e con i collaboratori tra cui Panucci senza contratto…), mentre la Bosnia del romanista Pjanic e del laziale Lulic viene sommersa 3-0 in Israele nel gruppo B, dove gli slavi sono ormai con un piede e mezzo out mentre il favoritissimo Belgio non va oltre lo 0-0 casalingo con il sorprendente Galles e il napoletano Mertens esce in barella, svenuto, per una violenta botta al capo. Ma la Tac ha escluso problemi e il giocatore ora sta bene. Nella stessa partita, solo panchina per il romanista Nainggolan.
Mertens esce in barella ma ora sta bene
Nel complesso, non un weekend memorabile per il nostro calcio. Ormai una non notizia.
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